Clima, Cappato: “Fiasco Cop26 colpa dei governi, servono Assemblee dei cittadini estratti a sorte”
Investire nella partecipazione di cittadini estratti a sorte per fermare l’emergenza climatica: non è una ricetta da apprendisti stregoni ma la scelta strategica che sempre più paesi occidentali stanno realizzando per rispondere alla sfida del secolo.
Il blitz di Cina e India che ha ridimensionato in extremis le ambizioni della COP26, riformulando l’obiettivo finale dall'“abbattimento" alla semplice “riduzione” delle emissioni globali, è sintomo di una circostanza sempre più evidente: finché la lotta al cambiamento climatico rimane affare esclusivo dei governi, diminuiscono le chance di attuare quelle politiche necessarie ed urgenti per la sostenibilità del pianeta.
Le parole di Greta Thunberg a commento del vertice intergovernativo riflettono questa consapevolezza: “Non è un segreto che la conferenza di Glasgow sul clima sia un fallimento. Dovrebbe essere ovvio che non possiamo risolvere la crisi climatica con gli stessi metodi che l’hanno provocata”.
Una questione di metodi dunque, e gli attivisti per il clima se ne sono accorti: le politiche ecologiche non portano consenso, sono ostaggio di interessi economici consolidati e riguardano un orizzonte temporale che, per quanto urgente, è ancora distante dal brevissimo termine su cui è sempre più concentrata la politica elettorale. Manca inoltre l’accettabilità sociale di misure che produrrebbero notevoli effetti sull’economia che gli eletti, troppo preoccupati di farsi rieleggere, non hanno il coraggio di affrontare. Tutti fattori che rendono Parlamenti e Governi sempre più inadatti ad adottare le misure necessarie a far fronte al cambiamento climatico.
Guardando in casa nostra, è facile trovare conferme. Neppure il governo Draghi è riuscito a spostare l’elefante dei 34,6 i miliardi di euro che l’Italia eroga annualmente in sussidi ambientalmente dannosi (stima di Legambiente), proprio perché gli interessi in gioco suddivisi tra i vari settori sono altissimi: 12,86 miliardi di euro l’anno su energia (la maggior parte dei quali destinati alle trivellazioni); 16,6 miliardi di euro di sussidi diretti e indiretti ai trasporti; 3,1 miliardi di euro per l’agricoltura; 1,1 miliardi di euro l’anno per l’edilizia, citando i principali esempi.
Quale può essere dunque l’alternativa democratica all’inerzia della politica? Ritorniamo alle Assemblee dei Cittadini; campioni rappresentativi di cittadini estratti a sorte che studiano e dibattono, supportati da esperti e nel confronto con varie voci della società, durante incontri facilitati da professionisti, per trovare soluzioni a questioni di interesse generale. Una strada per proporre misure ambiziose sul clima che si sta facendo largo in tutto il mondo. Il ricorso alle Assemblee dei Cittadini per affrontare le sfide climatico-ambientali ha infatti conosciuto una notevole accelerata in particolare negli ultimi due anni. La prima Assemblea dei Cittadini sul tema della tutela climatica e ambientale può essere considerata la "Ireland's Citizens Assembly" del 2016/2018. Un processo lungo due anni che portò i 99 cittadini membri ad affrontare in realtà una pluralità di temi, tra i quali il più noto è stato la depenalizzazione dell'aborto. In questo contesto una delle questioni poste all'Assemblea fu proprio "Come può l'Irlanda essere un paese leader nella lotta al cambiamento climatico?".
L'anno seguente la fine del processo irlandese, è stata la volta della Francia, che ha inaugurato la prassi di Assemblee totalmente incentrate su tematiche climatico-ambientali. La ormai nota "Convention Citoyenne pour le Climat" voluta dal Presidente Macron in risposta alle proteste dei gilet gialli ha coinvolto 150 cittadini tra ottobre 2019 e giugno 2020. Nove mesi di lavori su cinque sotto temi – abitare; lavorare; muoversi; nutrirsi; consumare – finalizzati a fornire raccomandazioni su come la Francia potesse tagliare le emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2030, in uno spirito di giustizia sociale.
Mentre in Francia si teneva la Convention, oltremanica il Parlamento britannico dava vita alla prima Assemblea dei Cittadini nazionale del Paese, la "Climate Assembly UK", composta da 108 cittadini chiamati ad indicare nei quattro mesi di lavori – da gennaio a maggio 2020 – come il Paese potesse ridurre totalmente le emissioni di gas serra entro il 2050. Sempre nel 2020, a novembre, nonostante il processo britannico si fosse concluso in primavera, il governo della Scozia decise di dar vita ad una propria “Scotland Climate Assembly”: 102 membri chiamati a lavorare fino a marzo 2021 per rispondere ad una domanda definita da loro stessi al termine di un iniziale processo deliberativo finalizzato ad indicare l’oggetto dell’Assemblea, ovvero: “come dovrebbe cambiare la Scozia per affrontare l’emergenza climatica in modo efficace ed equo?”.
Tutto questo solo in Europa? No. Lo Stato di Washington negli USA, ad esempio, ha realizzato una Assemblea tra novembre 2020 e marzo 2021 con l’obiettivo di immaginare come poter attuare effettive strategie di mitigazione del clima in modo equo.
Ed eccoci al 2021, anno in cui hanno già avuto inizio e termine alcune Assemblee nazionali, come la “Bügerrat Klima”in Germania, che ha riunito tra aprile e giugno 160 cittadini con lo scopo di definire il percorso migliore e le misure più efficienti per rispettare gli accordi di Parigi sul clima.
Infine, il 20 novembre di quest’anno, tra pochi giorni, inizierà i suoi lavori la “Asamblea Ciudadana Para El Clima” della Spagna. 100 cittadini lavoreranno lungo cinque sessioni interamente online da qui ad aprile 2022 per rispondere al quesito: “Come possiamo ottenere una Spagna più sicura di fronte ai cambiamenti climatici?”. Un’iniziativa, questa, diretta conseguenza di due azioni intraprese dal governo di Madrid negli ultimi due anni: la dichiarazione di emergenza climatica del gennaio 2020 e la legge sulla transizione ecologica del maggio 2021.
Dovremmo quindi lasciare che mentre il Mondo intero si sta muovendo sul fronte dell’innovazione democratica, l’Italia resti a guardare? Finalmente il nostro Paese sta muovendo i primi passi in questa direzione con l’iniziativa “Cittadini per il Clima”, promossa dalla coalizione “Politici Per Caso – Informàti per decidere”, sostenuta e finanziata dal movimento paneuropeo Eumans. Da pochi giorni è in corso la raccolta firme online, ai banchetti e nei comuni delle 50mila firme necessarie a depositare in Parlamento una legge di iniziativa popolare che prevede l’istituzione in Italia a tutti i livelli amministrativi delle Assemblee dei Cittadini quale strumento di partecipazione deliberativa a disposizione di cittadini e istituzioni.
Chi ci legge può dare una mano firmando qui, per far sì che anche l’Italia abbia finalmente un nuovo orizzonte nell’innovazione democratica e nella lotta ai cambiamenti climatici.
Articolo a firma di Lorenzo Mineo, Coordinatore di Politici per Caso (il Comitato che vuole portare in Italia le Assemblee dei cittadini estratte a sorte), e Marco Cappato, fondatore del movimento paneuropeo Eumans – Cittadini per la democrazia e la sostenibilità.