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Claudio Durigon si dimette da sottosegretario del governo Draghi

Claudio Durigon si dimette da sottosegretario all’Economia del governo Draghi, lo confermano lui stesso con una lettera aperta, la decisione è arrivata dopo l’incontro con Matteo Salvini. Da giorni l’esponente leghista era isolato, dopo le parole sul fratello di Mussolini e le inchieste giornalistiche che lo riguardano.
A cura di Redazione
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Claudio Durigon si dimetterà a breve dalla carica di sottosegretario all’Economia del governo Draghi. Lo ha confermato lui stesso, dopo un incontro con il segretario della Lega Matteo Salvini, al termine del quale i due avrebbero convenuto per le dimissioni dal governo. Da settimane, ricordiamo, Durigon era al centro delle polemiche per le frasi pronunciate durante un incontro elettorale a Latina. In tale occasione, si era spinto a chiedere che il parco Falcone – Borsellino tornasse alla sua denominazione originaria, ovvero parco Mussolini, in onore del fratello del duce.

Lui stesso ha comunicato le sue dimissioni con una lunga lettera nella quale parla di "parole lette e interpretate frettolosamente e superficialmente, che hanno potuto portare qualcuno a insinuare che per me la lotta alla mafia non sia importante". Nel precisare come la sua fosse solo una proposta "toponomastica in assoluta buonafede", ammette di aver commesso qualche errore, ma aggiunge:

Ho dovuto constatare sulla mia pelle, con grande amarezza, che esistono professionisti della strumentalizzazione che hanno usato le mie parole per attribuirmi a tutti i costi un’etichetta che non mi appartiene, con l’unico fine di colpire me e il partito che rappresento. Si tratta di un’operazione che, come detto, mi ferisce profondamente e che non posso più tollerare. Aggiungo che tutta questa polemica sta diventando l’alibi di chi, in malafede, intende coprire altri problemi: mi riferisco in particolare ai limiti del Viminale (più di 37mila sbarchi dall’inizio dell’anno contro i 17.500 del 2020 e i 4.800 del 2019, per non parlare dello scandalo del rave abusivo), o delle incredibili parole di Giuseppe Conte sul dialogo con i talebani. E i vari professionisti della strumentalizzazione sono gli stessi che ancora oggi troppo spesso tacciono quando si negano i massacri delle Foibe, o appoggiano Paesi e organizzazioni che inneggiano all’uccisione degli ebrei e alla cancellazione dello Stato di Israele.

Poi la conferma:

Per tutto questo, per uscire da una polemica che sta portando a calpestare tutti i valori in cui credo, a svilire e denigrare la mia memoria affettiva, a snaturare il ricordo di ciò che fecero i miei familiari proprio secondo quello spirito di comunità di cui oggi si avverte un rinnovato bisogno, ho deciso di dimettermi dal mio incarico di governo che ho sempre svolto con massimo impegno, orgoglio e serietà

Forti erano state le reazioni della politica alle sue parole e in molti ne avevano chiesto le dimissioni dal governo. A spingere per il suo allentamento non solo il Movimento 5 Stelle, che già aveva presentato diverse interrogazioni e una mozione di sfiducia dopo la pubblicazione delle due inchieste di Fanpage.it, ma anche il Partito Democratico, Sinistra Italiana e numerosi esponenti politici. Nelle ultime ore, poi, anche Forza Italia si era mostrata critica nei confronti del “padre di Quota 100”, con Tajani che aveva spiegato: “Le parole di Durigon non sono condivisibili su Falcone e Borsellino. Deciderà Draghi assieme a Salvini, ma la partita delle sue dimissioni non interessa gli italiani e meno fibrillazioni ci sono, meglio è”.

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