Cittadinanza a Zaki, Segre: “Sono stata pure io in cella, ci sarò sempre quando si parla di libertà”
Oggi si è discussa in Senato la mozione per chiedere la cittadinanza italiana per Patrick Zaki. Palazzo Madama ha dato il via libera all'ordine del giorno sulla concessione della cittadinanza italiana al ricercatore egiziano dell'Università di Bologna che da oltre un anno è rinchiuso nel carcere di Tora, e sulle iniziative da mettere in campo per la sua liberazione. Nell'Aula i senatori favorevoli alla mozione ‘unitaria' sono stati 208, astenuti 33 e 0 contrari. Fratelli d'Italia ha invece motivato così la sua astensione: "Siamo convinti che per raggiungere l'obiettivo della sua liberazione la strada da seguire sia quella della diplomazia", ha detto in dichiarazione di voto il senatore di Fratelli d'Italia Alberto Balboni.
Vista la delicatezza della vicenda, che riguarda appunto la prigionia di Patrick Zaki, ancora in attesa di processo, ha deciso di presenziare la senatrice a vita Liliana Segre. Una delle due mozioni arrivate in Aula, poi riunite in un unico ordine del giorno, era cofirmata dalla parlamentare 90enne, che aveva annunciato ieri la sua presenza: "Ho firmato con profonda convinzione la mozione che chiede al governo italiano di concedere subito la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, il ricercatore dell'Università di Bologna detenuto senza alcuna motivazione e senza processo sin dal 7 febbraio 2020 nelle carceri egiziane. Domani sarò presente in aula per appoggiare la mozione e la liberazione di Zaki".
"Tutti dovrebbero fare una battaglia per la libertà – ha spiegato oggi la senatrice a RaiNews – Sono state dette tante parole stamattina, molto interessanti. In particolare mi ha colpito un senatore, credo del Gruppo Misto, che ha parlato dei giorni di prigionia di Zaki, 431 mi pare abbia detto. So cosa si prova a essere prigioniera, e a stare in una prigione italiana, con la porta chiusa. Mi ricordo che noi che stavamo dentro la cella non sapevamo se preferire se essere isolati con la porta chiusa, o se preferire che quella porta fosse aperta. Perché da quella porta potevano entrare notizie agghiaccianti, comandi spaventosi, era la privazione della libertà. Oggi sono una vecchia signora, potrei essere la nonna di Zaki, e come tale ho voluto dire la mia parola in Aula".
"Ho fatto questo viaggio (da Milano a Roma ndr) – ha detto a Radio Popolare – perché ci sono delle occasioni in cui uno deve vincere le forze che non sono sempre brillantissime. Sarò sempre presente almeno spiritualmente quando si parla di libertà".