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Città metropolitane e province al voto entro il 30 settembre: ecco come funziona

Entro il 30 settembre il voto per l’elezione dei nuovi consigli provinciali e metropolitani. Ecco quali saranno le modalità di voto.
A cura di Redazione
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Con l'entrata in vigore della legge che ridisegna il livello amministrativo provinciale e che porta la firma del sottosegretario Delrio, cambia ovviamente la forma di elezione (e la modalità di funzionamento) di province e città metropolitane. Una riforma molto dibattuta e decisamente controversa (qui e qui abbiamo cercato di spiegarvi quali saranno i cambiamenti più rilevanti e quali sono invece le perplessità), che prevede che entro il 30 settembre dovranno essere eletti i nuovi organismi dirigenti tanto delle province i cui vertici "scadono" nel 2014 che delle nuove città metropolitane. Vale la pena di sottolineare come non sia prevista retribuzione per alcuna carica dei nuovi organismi.

Come funziona l'elezione dei presidenti e dei consiglieri provinciali

In attesa di capire come il Parlamento lavorerà nella revisione dell'assetto costituzionale, con le modifiche al Titolo V, restano operative in via transitoria le vecchie province, come enti di area vasta, con 3 nuclei portanti: la presidenza, il consiglio e l'assemblea dei Sindaci. Il Presidente viene eletto dai consiglieri comunali e dai Sindaci, tra quei Sindaci che hanno un mandato che scade "non prima" di 18 mesi. Il voto è "ponderato" e su liste sottoscritte da almeno il 15 percento degli aventi diritto al voto. Resta in carica 4 anni (salvo decadere automaticamente alla cessazione della carica di Sindaco) e presiede sia il consiglio provinciale che l'Assemblea dei Sindaci, conservando gran parte delle funzioni di indirizzo e controllo sui lavori dei "vecchi" presidenti (ovviamente le funzioni stesse delle province hanno subito modifiche e cambiamenti sostanziali, di fatto sembrano limitate ai trasporti e all'edilizia scolastica). I consiglieri provinciali, ridotti di numero (ora saranno da un minimo di 10 ad un massimo di 16, a seconda della grandezza territoriale della provincia), sono eletti "tra e dai" Sindaci e consiglieri comunali e restano in carica per due anni. Il meccanismo di voto è molto simile a quello dei Presidenti, con un voto "pesato" di preferenza per candidati inseriti in liste provinciali (che devono essere sottoscritte da almeno il 5% degli aventi diritto al voto). Al termine del voto viene così stilata una singola "graduatoria" con l'elezione dei candidati che hanno ottenuto più voti, ovviamente secondo la ponderazione. L'Assemblea dei Sindaci è invece composta dai primi cittadini di ogni Comune ed ha essenzialmente poteri consultivi (salvo modifiche nei singoli statuti provinciali, redatti dalla conferenza provinciale in queste settimane).

Cosa cambia con la città metropolitana e come vengono eletti i consiglieri metropolitani

La legge Delrio ha introdotto alcune modifiche sostanziali, individuando nove città metropolitane, oltre a “Roma Capitale”: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. La disciplina è chiara:

 Gli organi della città metropolitana sono il sindaco metropolitano, il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana.

Il sindaco metropolitano è il sindaco del comune capoluogo.

Il consiglio metropolitano è composto dal sindaco metropolitano e da un numero di consiglieri variabile in base alla popolazione (da 24 a 14). È organo elettivo di secondo grado e dura in carica 5 anni; hanno diritto di elettorato attivo e passivo i sindaci e i consiglieri dei comuni della città metropolitana.

La conferenza metropolitana è composta dal sindaco metropolitano e dai sindaci dei comuni della città metropolitana. È competente per l’adozione dello statuto e ha potere consultivo per l’approvazione dei bilanci; lo statuto può attribuirle altri poteri propositivi e consultivi.

Le modalità di elezione sono le stesse dei consigli provinciali, questione che ha provocato non poche polemiche (in relazione sia al quorum per la presentazione delle liste, sia alla media ponderata che finirà per favorire i principali partiti già "radicati" territorialmente). Emblematico il caso di Roma, con il Movimento 5 Stelle che è riuscito a presentare la lista per gli organi metropolitani solo grazie all'aiuto della lista Marchini e di altri eletti nelle fila del Partito Democratico. Cinque Stelle che peraltro hanno deciso di non presentare liste sul livello provinciale in polemica con quella che viene giudicata una finta abolizione delle province.

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