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Citofonata Salvini, neanche Meloni lo difende: “Io non l’avrei fatto, c’è rischio emulazione”

Sul caso della citofonata di Matteo Salvini a una famiglia tunisina, a cui ha chiesto se spacciassero droga, interviene anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Il dubbio che ho è che quando sei una persona in vista il rischio emulazione potrebbe non essere controllabile. Io non lo avrei fatto, ma non lo trovo così incredibile”.
A cura di Stefano Rizzuti
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La citofonata di Matteo Salvini a una famiglia tunisina, a cui chiedeva se fossero degli spacciatori, ha ricevuto una valanga di critiche. E neanche i suoi alleati, nella coalizione di centrodestra, sembrano difendere più di tanto il leader della Lega per la sua citofonata in diretta video su Facebook. Una condanna, seppur timida, arriva anche dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “La citofonata di Salvini? È sicuramente una mossa forte, di quelle a cui lui ci ha abituato. Credo volesse dare voce a un problema diffuso nelle periferie, di fronte al quale la gente si sente lasciata sola. Lo spaccio è sostanzialmente impunito in Italia. Il dubbio che ho è che quando sei una persona in vista il rischio emulazione potrebbe non essere controllabile. Io non lo avrei fatto, ma non lo trovo così incredibile”.

Meno critico Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia: “Io penso che Salvini segua la sua natura e il suo stile che è un po' teatrale e provocatorio. La citofonata di ieri non mi dice nulla. Invece è molto grave che interi quartieri delle nostre città siano pervasi dallo spaccio della droga. Questa è una cosa di cui ci si deve assolutamente interessare”. A chi gli chiede se Salvini abbia agito contro la legge, Berlusconi replica: “Non ho seguito e non posso dare ulteriori commenti su una cosa che ho seguito soltanto da molto lontano”.

Intanto Salvini tenta di difendersi nuovamente, sostenendo che il dibattito di queste ore sia “surreale”: “Io sono andato da una mamma che ha un figlio morto per overdose, gli spacciatori non hanno nazionalità, non ci sono spacciatori bianchi o neri, di Parma o tunisini, io li combatto tutti, piazza per piazza e qualcuno li difende: la privacy dello spacciatore, siamo al surreale”. In collegamento con Porta a Porta, inoltre, risponde a chi gli chiede se crede di aver fatto bene: “Assolutamente sì. Quel signore poteva essere di Milano, di Bolzano o della Finlandia. Il problema non è essere italiani o tunisini, il problema è che la droga uccide e bisogna combattere la droga, strada per strada e citofono per citofono”.

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