“Citare Mussolini era provocazione, volevano colpire il governo”: l’improbabile difesa di Anastasio
"La mia era una provocazione – comincia Claudio Anastasio – Sicuramente ho commesso un gravissimo errore, volevo provocare una reazione nel Cda, parlando di patria, senso dello Stato, responsabilità dei singoli e ho commesso un gravissimo e imperdonabile errore". Il manager, scelto da Giorgi Meloni e vicinissimo al ministro Lollobrigida, si è dimesso dopo la polemica scoppiata sulla mail – inviata da Anastasio al Cda di 3-I, di cui era presidente – in cui citava il discorso di Benito Mussolini sul delitto Matteotti. Dopo alcuni giorni di silenzio – e una prima difesa abbastanza lacunosa – Anastasio torna a parlare all'Adnkronos, descrivendo una sorta di complotto contro di lui.
"Avrei potuto citare Stalin, Gramsci, Shakespeare – dice Anastasio – ho usato quelle parole perché nella mia cultura, parlando di patria e senso dello Stato, quelle parole erano più fresche. Ma un ho fatto un errore pazzesco per il contesto storico di quel discorso, che in nessun modo però ho legato al delitto Matteotti". Il manager spiega di essere rammaricato, certo, ma non solo: "Io aborro il fascismo, ma non posso non ritenermi libero di citare una frase idonea a trasmettere un concetto – aggiunge – Ero collaboratore di Romano Mussolini, mai mi sono comportato né pubblicamente né privatamente da fascista".
Anastasio lavorava giorno e notte per capire come sbloccare la situazione della 3-I, dice: "Dai primi giorni dello scorso dicembre, data in cui ho ricevuto l'incarico, ho riscontrato un forte ostacolo", ovvero "l'immobilismo degli enti soci verso il decollo della neo società". Perciò ha scritto quella mail esortativa, per così dire: "Come mai non ho ricevuto una forte presa di posizione alla mia mail da parte dei consiglieri del Cda in sei lunghi giorni di attesa prima della gogna mediatica? – si lamenta Anastasio – Nulla, solo silenzio. Sicuramente uno tra questi ha trasmesso ai media il mio grave errore senza palesare nella forma e nel merito una distanza da quanto da me comunicato".
Nel lamentare una violazione della privacy, Anastasio poi traccia la trama di una trappola che gli è stata tesa da oscure figure: "Il loro primo obiettivo era colpire il governo imputando l'incapacità progettuale, il secondo è molto più economico – dice – Fermare 3-I significa per gli enti continuare a gestire le miliardarie gare d'appalto". Per il manager è un vero e proprio "sabotaggio al Pnrr e al governo", che lui ha "offerto sul piatto d'argento".