Cingolani dice che non sarà ministro nel governo Meloni
Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani potrebbe non esserci nel nuovo esecutivo, quasi sicuramente a guida Meloni. Un posto nel nuovo governo non sarebbe nelle sue aspirazioni: "C'è un tempo per i tecnici e c'è un tempo per i politici. Il Parlamento deve riprendere le sue prerogative, io quello che potevo fare l'ho fatto".
"Ovviamente farò tutto il mio dovere per passare le consegne al nuovo governo. Fatto questo, vorrei tornare a fare il mio lavoro", ha spiegato nel suo intervento a ‘Restart' su Rai 2. Cingolani ha smentito così le indiscrezioni degli ultimi giorni, secondo cui il ministro, voluto a capo del Mite da Beppe Grillo, si starebbe preparando a un secondo mandato, alla guida di quello che un tempo si chiamava ministero dell'Ambiente.
Secondo le ultime ricostruzioni sul totoministri, pare che sia stata Giorgia Meloni in persona a contattarlo, per chiedergli di far parte della sua squadra. Cingolani non ha negato apertamente di aver ricevuto dalla leader di Fdi la proposta di un nuovo incarico, ma ha assicurato che il suo lavoro sta proseguendo in sintonia con il premier dimissionario Mario Draghi, in modo da lasciare le consegne a chi verrà dopo di lui. "Ho ovviamente informato di qualunque sviluppo internazionale mi stessi occupando. È mio dovere concordare con il premier ma, in accordo con lui, avvisare chi viene dopo della direzione in cui stiamo andando e per quali motivi – ha detto parlando proprio dei rapporti con la premier in pectore Giorgia Meloni a Mezz'ora in più da Lucia Annunziata – Siccome la direzione è tecnicamente obbligata, facciamo un buon servizio a chi viene dopo, ma chi viene dopo ci dice anche ‘sì, riconosciamo che è la strada da intraprendere'. C'è poca ideologia". Il dialogo con Meloni, che presto potrebbe ricevere formalmente dal Presidente della Repubblica l'incarico di formare un nuovo governo, è insomma aperto. E non è un mistero che Giorgia Meloni stia pensando a figure tecniche per comporre il suo governo, soprattutto nei dicasteri chiave, (come Esteri e Viminale), e che questo stia creando frizioni con gli alleati del centrodestra Salvini e Berlusconi.
Il ministero della Transizione ecologica è sicuramente uno dei più delicati, perché dovrà occuparsi della gestione della quota maggiore dei fondi del Pnrr, 57 miliardi di euro, il 30% dei fondi destinati all'Italia. E poi naturalmente c'è la questione del gas e degli stoccaggi, resa ancora più urgente dall'avvicinarsi dell'inverno e dal prezzo delle bollette, che continua a salire. Chiunque prenderà in mano questi dossier dovrà occuparsi della speculazione sul mercato del gas e su quello dell'energia elettrica e, come suggerito dallo stesso Cingolani, bisognerà sganciarsi dal mercato di Amsterdam, dall'indice Ttf, ormai considerato poco rappresentativo della realtà e delle normali dinamiche di domande e offerta: "È il momento per un indice europeo che sia più veritiero: ora stiamo pagando delle bollette impossibili anche perché le quotazioni del gas sono fatte al Ttf di Amsterdam che non è connesso alla domanda e all'offerta di gas", mentre "ci sono mercati a livello globale ben più grandi e stabili di Amsterdam".