Lì dove non arriva la legge, sempre piuttosto timida nell'applicare l'antifascismo che è un fondamento costituzionale alla fine ci è arrivata Facebook che oggi ha chiuso i profili di Casapound e di Forza Nuova (e di tutte le loro sezioni regionali e provinciali). I 280.000 fan della pagina nazionale di Casapound da qualche ora trovano chiuso. La spiegazione dell'azienda statunitense è chiara: "Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia".
Stupisce che si stupiscano piuttosto i dirigenti dei due partiti che ovviamente stanno già gridando al complotto internazionale (secondo il solito banale giochino di esistere solo se si hanno dei nemici da additare) e stupisce che possano pensare che l'iniziativa di Facebook coincida volutamente con la loro partecipazione alla manifestazione di oggi in piazza a Roma (convocata da Giorgia Meloni di FDI). Anzi, a ben vedere, è stata proprio la piazza romana a mostrarci per l'ennesima volta come i rigurgiti del fascismo (dai simboli alle mani tese) continuino a imperversare impuniti come se lo sdoganamento di quel tempo sia una pratica universalmente accettata.
Ci sarebbe da capire quando si deciderà una volta per tutte di non accontentarsi della rimozione di insegne su stabili abusivamente occupati ma ci si occuperà di una ritorno politico e culturale della violenza e dello squadrismo come arma di propaganda, lì dove tali soggetti non hanno nemmeno il coraggio di prendersi le proprie responsabilità. L'intolleranza con gli intolleranti, come diceva Popper, è un dovere giuridico e costituzionale che spetta agli uomini delle istituzioni non solo quando il vento tutto intorno rende comodo farlo. Combattere il ritorno del fascismo significa anche pretendere che i diversi pezzi delle istituzioni prendano le distanze da tutte le sue possibili manifestazioni, senza cedere a nostalgie utili per la propaganda.
Che poi ora (e per i prossimi giorni) i dirigenti di Casapound e Forza Nuova urlino tutto il loro sdegno per la democrazia negata rientra perfettamente nella forma mentis dei loro atteggiamenti: chi invoca il restringimento dei diritti degli altri inevitabilmente è il primo a lamentarsi quando l'erosione finisce per toccarlo. Chissà che non imparino cosa significhi il rispetto delle regole, una volta per tutte, e che imparino a fare politica rispettandole. E studiarle, magari. Anche studiarle.