Chiesto rinvio a giudizio per Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario indagato per quadro comprato all’asta
La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Le indagini si erano chiuse lo scorso novembre, e riguardano un presunto debito con l'Agenzia delle Entrate da 715mila euro che non sarebbe stato saldato. In particolare, si parla dell'articolo 11 della legge sui reati tributari, che riguarda la sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, e prevede la sanzione del carcere da sei mesi a quattro anni, o da un anno a sei anni se la somma supera i 200mila euro (come sarebbe in questo caso). Sgarbi, secondo gli inquirenti, avrebbe comprato un dipinto di Vittorio Zecchin all'asta nell'ottobre del 2020, ma per evitare di pagare le relative tasse avrebbe indicato come acquirente la compagna, e avrebbe usato il denaro di un'altra persona terza.
Dopo la richiesta della Procura, starà al giudice per le indagini preliminari stabilire se le prove raccolte sono sufficienti ad andare a processo. Per Sgarbi non è il primo guaio giudiziario: poco più di un mese fa le sue dimissioni dall'incarico di sottosegretario sono arrivate dopo l'Antitrust aveva analizzato le sue attività e aveva stabilito che non fossero compatibili con la carica. Un altro caso mediatico riguarda un quadro rubato nel 2013, e l'ipotesi in questo caso è di autoriciclaggio di beni culturali: la vicenda è stata sollevata da Report e dal Fatto quotidiano, e Sgarbi ha minacciato querele.