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Chi va in pensione con Opzione Donna, quanto guadagna e quanto perde: gli ultimi dati Inps

In Italia sono 174mila le donne che hanno scelto di andare in pensione con Opzione donna, ricevendo un assegno che è più basso quasi del 40% rispetto a quello delle altre pensioni anticipate.
A cura di Andrea Miniutti
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In Italia ci sono più di 16 milioni di pensionati, stando agli ultimi dati Inps, di cui oltre la metà sono di sesso femminile: tra queste, solo 174mila hanno usufruito dell'Opzione donna. Questo perché è una modalità di pensionamento che non sembrerebbe molto conveniente per le lavoratrici, in quanto l'importo mensile erogato risulta molto contenuto. Infatti, chi sfrutta l'Opzione donna prende quasi il 40% in meno rispetto alle altre pensioni anticipate: questi sono i numeri che emergono dal XXII Rapporto annuale dell'Inps che è stato presentato mercoledì alla Camera dei Deputati da Micaela Gelera, commissaria straordinaria dell'Istituto.

I requisiti per accedere a Opzione Donna

Si tratta di una misura introdotta nel 2004 (legge Maroni) che consente alle donne di accedere alla pensione di anzianità con requisiti anagrafici e contributivi più favorevoli rispetto a quelli ordinari, a scapito di un ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo. Come spiegato nel rapporto Inps, ad oggi per poter usufruire dell'Opzione donna bisogna soddisfare determinate caratteristiche:

Con la legge di bilancio 2023, l’opzione è stata ulteriormente prorogata introducendo però ulteriori e più stringenti requisiti di accesso, per cui il requisito anagrafico è stato portato a 60 anni che diventano 59/58 se la lavoratrice ha uno/due o più figli. Ai requisiti anagrafici e contributivi (35 anni) si aggiunge una “condizione soggettiva” che la lavoratrice deve possedere al momento della domanda per cui la medesima deve trovarsi in una delle seguenti situazioni. La prima ipotesi è che svolga assistenza da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado o affine convivente con handicap in situazione di gravità. La seconda è un’invalidità civile di almeno il 74%. La terza è di risultare licenziata o dipendente da imprese in crisi. In quest’ultimo caso, il requisito anagrafico è di 58 anni.

Tuttavia, il governo Meloni sta valutando di modificare i criteri di accesso, ipotizzando un allargamento della platea nella prossima Legge di Bilancio.

Gli importi di Opzione Donna rispetto alle altre pensioni anticipate

Come detto prima, al 1° gennaio 2023 erano 174.535 le pensionate con Opzione donna. Rispetto al totale delle pensioni anticipate liquidate a donne dal 2010, solo il 16,3% ha voluto usufruire di questa prestazione, anche a causa dell'importo mensile più contenuto. Come si legge nel rapporto Inps, "l’assegno medio è del 39,8% più basso rispetto alla media delle anticipate (1.171,19 euro contro 1.946,92 euro)", una differenza "in parte riconducibile al ricalcolo contributivo e in parte alla minore contribuzione rispetto alle anticipate, oltre al fatto che la propensione a utilizzare l’opzione è maggiore tra le lavoratrici nelle classi di reddito più basse e quindi con minore contribuzione".

Grafico Inps: differenza di importo medio mensile delle pensioni anticipate a confronto con quello di "Opzione donna"
Grafico Inps: differenza di importo medio mensile delle pensioni anticipate a confronto con quello di "Opzione donna"

Inoltre, Opzione donna presenta anche delle differenze nella distribuzione territoriale: "il 68,2% viene erogato al Nord, dove ‘Opzione donna' rappresenta anche il 19% degli anticipi, una percentuale superiore rispetto al resto del Paese".

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