Chi sono scafisti e trafficanti, Saviano: “Per la destra uno vale l’altro, ma è solo propaganda”
Il decreto sull'immigrazione del governo Meloni che ha previsto un nuovo reato per punire gli scafisti è "pura demagogia, l'ennesima operazione di propaganda che non fermerà il traffico di esseri umani", perché "dietro alla tratta di uomini ci sono vere e proprie organizzazioni criminali, che negli ultimi decenni non sono mai state scalfite né dalle autorità italiane, né tantomeno da quelle europee. Ma sul tema scafisti c'è una grande confusione". Lo ha spiegato Roberto Saviano in video per con Fanpage.it.
Scafisti e trafficanti sono "due cose completamente diverse", eppure "per il governo l'uno vale l'altro". Come spiegato da Saviano, "il trafficante è colui che organizza la tratta, che fa arrivare nei Paesi di origine dei vari migranti la voce della possibilità, dietro pagamento, di arrivare in Europa". Poi, quando le persone migranti arrivano in Libia "gli sottrae i documenti" e le sequestra tenendole nei campi di concentramento. "Nei lager i migranti vengono torturati, picchiati. Le violenze vengono riprese con dei video, inviati alle famiglie per ottenere un riscatto. Unica possibilità per farli partire. Chi non paga diventa schiavo".
Soprattutto, "quando arriva il momento della partenza, il trafficante resta a terra. Non salirebbe mai su quelle barche che manda alla deriva nel mezzo del Mediterraneo". Al contrario, per definizione lo scafista è la persona che guida la barca. Ma "nella maggior parte dei casi non fa parte dell'organizzazione criminale". Uno studio pubblicato da Alarm Phone e Arci Palermo, intitolato Dal mare al carcere, ha individuato quattro tipi di scafisti.
Chi sono davvero gli scafisti che guidano i barconi
Il primo tipo di scafisti è anche "il più comune", ed è "un migrante normalissimo". Prima della partenza, questa persona viene "costretta a prendere in mano bussola e timone, spesso sotto minaccia". Il modo in cui viene scelto questo tipo di scafista può cambiare: a volte è perché "ha avuto a che fare con il mare, è stato pescatore, mozzo, ha fatto la leva nella Marina…", mentre altre volte è "individuato a caso". Questa persona viene poi "messa alla prova davanti a tutti" e se non sa manovrare la barca "viene pestata".
Il secondo tipo è "lo scafista per necessità". Può capitare che durante la traversata qualcosa vada storto, e a volte in quel caso una persona tra i migranti a bordo si fa avanti e "prende la gestione del barcone". Quando si sbarca, però, "se qualcuno dei migranti lo indica, magari sotto domanda della Polizia, nonostante abbia salvato la vita di tutti questa persona può essere perseguito come scafista".
Il terzo tipo, ha continuato Saviano, "non è molto comune" e comprende le persone migranti che vengono pagate per manovrare la barca. Si tratta di "individui che vogliono emigrare, non hanno soldi ma hanno dimestichezza con il mare". In alcuni casi "c'è uno scambio, conducono la barca e in cambio non pagano il viaggio", mentre ci sono anche volte in cui "il migrante viene proprio pagato per portare i migranti dall'altra parte e restare in quel Paese". Il tratto comune a tutte queste tre tipologie è che nessuno di questi ha "alcun legame con l'organizzazione criminale dei trafficanti". Se vengono processati e puniti, quindi, non si fa alcun danno ai trafficanti.
I pochi trafficanti che ci sono non vengono perseguiti
Infine, il quarto tipo è l'unico caso di quello che normalmente si intende parlando di scafista, quando "i migranti sopravvissuti ai viaggi parlano di scafisti che picchiano, maltrattano, buttano addirittura le persone in acqua se lo scafo è in avaria, gettano benzina addosso alle persone per ustionarle se qualcuno si ribella": una persona che fa parte dell'organizzazione criminale dei trafficanti e che "fa la spola tra il Paese di partenza e l'Europa".
La tratta che vede la presenza maggiore di scafisti-trafficanti è quella della Tunisia o quella della Turchia. Sono perlopiù turchi, ucraini e anche greci. Questo tipo è anche il tipo di scafista che non viene intercettato quasi mai dalle autorità, perché "non resta mai sulla barca fino all'ultimo: di solito la conduce al largo per poi abbandonarla, dicendo ai migranti che qualcuno verrà a prenderli", ha sottolineato Saviano.
Tutte e quattro le figure elencate sono considerate "scafisti" non solo nel linguaggio, ma anche davanti alla legge: "L'articolo 12 del testo unico sull'immigrazione dice che è colpevole chiunque ‘promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato, ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l'ingresso'. È tutto messo sullo stesso piano. Tutti uguali, tutti puniti ugualmente, anche gli innocenti", ha evidenziato Saviano.
Perché il nuovo decreto del governo Meloni è inutile e dannoso
Il nuovo decreto sull'immigrazione, come detto, ha introdotto un nuovo reato, con pene fino a trent'anni di carcere se nel viaggio muore una persona. È una legge che "ignora, come al solito, la vera dinamica dei fatti", per Saviano, perché invece di condannare i trafficanti "rischia di incarcerare per trent'anni una persona che ha solo manovrato una barca, sotto costrizione, sotto violenza o per emergenza. La vittima così diventa tale due volte. Mentre i veri colpevoli non si sono mai mossi dalle loro case".
Al contrario, sostenere che con la nuova norma verranno punite le persone che gestiscono i traffici è "pura propaganda". Anche perché spesso portare a processo i veri trafficanti è "impossibile", ha spiegato Saviano. Secondo gli ultimi dati dell'agenzia europea Frontex, "su 600 individui accusati di essere scafisti, solo 13 sono arrivati a una condanna in via definitiva". Di certo una pena più alta non è un deterrente per le partenze. La scelta che il governo italiano e l'Europa hanno fatto, per lo scrittore, è un'altra: "Lasciare morire le persone in mare".
"Giorgia Meloni dichiara di voler fare la guerra ai trafficanti sull'intero globo terraqueo. Non abbiamo alcuna possibilità di farlo", ha sottolineato Saviano. Per farlo, infatti, servirebbe la capacità di portare avanti inchieste giudiziarie "in Libia, in Tunisia, in Congo, in Mali, in Turchia… le nazioni che ospitano le più importanti organizzazioni che gestiscono la tratta di esseri umani", Tuttavia, non c'è nessun accordo di questo tipo con i Paesi in questione.
Cosa potrebbero fare l'Italia e l'Europa per evitare morti in mare
Per Saviano, la prima cosa da fare per del governo italiano sarebbe "interrompere il finanziamento ai trafficanti". Tramite il memorandum con la Libia stipulato nel 2017 e poi rinnovato più volte, infatti, "l'Italia finanzia i trafficanti di esseri umani" tramite "soldi, materiale e addestramento alla Guardia costiera libica". L'obiettivo è che "siano i militari libici a intercettare le persone in mare e riportarle sulle coste africane, impedendo loro di arrivare in Europa". Tuttavia, le Nazioni unite hanno segnalato più volte che "dentro la stessa Guardia costiera libica, ci sono i trafficanti di esseri umani"
Un esempio è quello Bija. L'uomo "per il tribunale dell'Aja è uno dei più pericolosi trafficanti di uomini al mondo", ha ricordato Saviano, tuttavia "nel 2017 era a Roma come comandante della Guarda costiera di Zawiyha, nella delegazione libica ufficiale che ha incontrato le autorità italiane anche ai ministeri di Giustizia e Interno". Questo è un caso eclatante, ma secondo l'Onu "dentro la Guardia costiera libica ci sono diversi miliziani che sono responsabili di violazioni dei diritti umani e che spesso lavorano fianco a fianco proprio con i trafficanti. E noi, Italia, li finanziamo da anni".
La seconda cosa che l'Italia e l'Europa potrebbero fare è "aprire i corridoi umanitari. Autorizzare vie legali per entrare in Europa". Anche perché "non è vero che con i corridoi umanitari tutta l'Africa si riverserebbe in Italia, o che il Medio Oriente si trasferirebbe in Europa". Più semplicemente "partirebbero le stesse persone, ma con la possibilità di non mettere la propria vita a rischio e nelle mani di trafficanti solo per cercare un lavoro, per cercare una vita diversa".