Chi sono i deputati che hanno preso il bonus partita Iva: “3 leghisti, 1 di Iv e 1 del M5s”
Cinque deputati hanno chiesto il bonus da 600 euro mensili poi elevato a 1000 previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva durante la crisi causata dalla pandemia di Coronavirus: a riportare oggi la notizia, che sta facendo discutere, è Repubblica che ricorda che questi deputati avevano in realtà diritto di accedere all’indennità. I nomi dei deputati non sono noti, ma nelle ultime ore è emerso che sarebbero 3 leghisti, un parlamentare di Italia Viva e uno del Movimento 5 stelle. “Tre deputati sarebbero leghisti, uno dei 5 stelle e l’altro di Italia Viva. I 5 avrebbero ottenuto il bonus Covid. Dovrebbero dimettersi e chiedere scusa. Sono degli accattoni e devono dar conto di quello che hanno fatto”, scrive su Twitter il senatore Sandro Ruotolo. "I parlamentari che hanno chiesto l'indennità da 600 € sarebbero 3 leghisti, uno di Italia Viva e uno del M5S. Cosa aspettano a dimettersi? L'istituzione in cui siedono merita rispetto: è il tempio della democrazia. Se ne vadano immediatamente! #iosonodiversa”, il tweet di Alessia Morani (Pd), sottosegretario al Mise.
Bonus deputati, le reazioni. Salvini: "Una vergogna"
In rete intanto c’è chi chiede al presidente della Camera Roberto Fico di rendere note le identità dei deputati. Sia Fico che il ministro Luigi Di Maio hanno chiesto intanto a questi parlamentari di restituire i soldi e dimettersi. Parla di una vergogna e ne approfitta per attaccare il governo e l'Inps il leader della Lega Matteo Salvini: “Che un parlamentare chieda i 600 euro destinati alle partite Iva in difficoltà è una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta è una vergogna. Che l'Inps (che non ha ancora pagato la cassa integrazione a migliaia di lavoratori) abbia dato quei soldi è una vergogna. In qualunque Paese al mondo, tutti costoro si dimetterebbero”. "Chiunque siano, immediata sospensione", così ancora Salvini. Oltre ai cinque parlamentari nella brutta vicenda sarebbero coinvolte altre duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci.