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Chi sarà il prossimo segretario del Pd, cresce il pressing su Enrico Letta

In vista dell’Assemblea del Pd, che si terrà domenica 14, cresce il pressing su Enrico Letta. In molti lo vorrebbero alla guida del Pd, ma l’ex premier non sarebbe interessato a un mandato di pochi mesi. Secondo Enrico Rossi Letta sarebbe “alternativo a tutto ciò che è stato il ‘renzismo’”, mentre per Goffredo Bettini parlare di nomi ora è una “mancanza di rispetto” verso Zingaretti.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo le dimissioni a sorpresa di Nicola Zingaretti l'Assemblea nazionale del Partito Democratico si terrà domenica 14 marzo, a partire dalle ore 9.30, in modalità webinar, per l’elezione del nuovo segretario nazionale del Pd. Inizialmente era previsti due giorni di lavori, poi ridotti alla sola giornata di domenica. Circolano già alcune voci su chi potrebbe essere indicato dall'assemblea come reggente. È aumentato in queste ore il pressing sull'ex premier Enrico Letta. Ma c'è anche chi vedrebbe bene alla guida del partito l'ex ministro per il Sud del governo Conte bis, Peppe Provenzano. In lizza ci sono pure il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il ministro del Lavoro Andrea Orlando.

La presidente del Pd Valentina Cuppi a Sky Tg24 ha detto però che "le candidature si faranno domenica in assemblea, probabilmente fino ad allora ci saranno colloqui e interlocuzioni, vedremo nelle prossime ore ma è l'assemblea il luogo deputato a decidere e a scegliere".

Domenica 7 marzo Letta aveva twittato così: "Con sorpresa ho letto il mio nome sui giornali come possibile nuovo segretario del Pd. Quel che penso è che l’Assemblea tutta debba chiedere a Zingaretti, al quale va la mia stima e amicizia, di riprendere la leadership. Peraltro io faccio un’altra vita e un altro mestiere".

Ma tramontata l'ipotesi che il governatore del Lazio ci ripensi e resti alla guida del partito, l'ipotesi che Letta, che oggi è direttore della Scuola di affari internazionali dell'Istituto di studi politici di Parigi, possa ottenere un consenso largo non è da scartare. E gli appelli si sono moltiplicati in queste ore, segno forse che l'iniziare rifiuto mostrato dall'ex presidente del Consiglio non è considerato un muro invalicabile. Anche per il momento il diretto interessato non si sbilancia. Chi lo ha sentito ha detto che è "molto concentrato sul suo lavoro" ma "segue, con il massimo rispetto e con preoccupazione, il dibattito interno e la crisi che sta attraversando il Pd, il partito che ha contribuito a fondare e dal quale non è mai uscito".

Il problema principale sono i tempi. Letta non sarebbe intenzionato a lasciare Parigi solo per un incarico di pochi mesi, ma potrebbe considerare l'offerta solo se ci fosse un consenso pressoché unanime nell'assemblea dem fino al 2023, la scadenza naturale del mandato.

Secondo Enrico Rossi, commissario del Pd in Umbria ed ex presidente della Toscana Enrico Letta sarebbe "alternativo a tutto ciò che è stato il ‘renzismo'”. Una considerazione che fa in un post su Facebook, in cui ricorda anche una frase dell'ex premier: ‘Vorrei fare in modo che il nuovo partito sia costruito un po' come l'enciclopedia Wikipedia, un po' come un quadro di Van Gogh. Come accade con Wikipedia, anche nel Pd ognuno delle centinaia di migliaia di partecipanti deve portare il proprio contributo, le proprie competenze, che in certi campi sono di sicuro maggiori delle mie e di quelle dei leader del centrosinistra. E, come i quadri di Van Gogh, il nuovo partito deve avere tinte forti: un giallo che sia giallo, un blu che sia blu'.

"Mi pare che questa impostazione – ha scritto Rossi –  sarebbe perfetta per un partito plurale e in una fase nella quale insieme al sostegno e ai contributi programmatici da dare al governo Draghi, rimane aperta la necessità di ridefinire l’identità e la funzione del PD per la tutela dei ceti sociali più deboli e dei ceti medi e per la costruzione, dopo la crisi pandemica, di una società più giusta e sostenibile".

Ma secondo Goffredo Bettini, intervistato dal Corriere della Sera, questi endorsement sono però una "mancanza di rispetto" perché le dimissioni di Zingaretti sono state un "trauma forte, anche sul piano umano e personale". E sull'ipotesi di Enrico Letta segretario del Pd, ha detto: "Letta è una figura molto forte e competente. La stimo e la rispetto. Non avrei alcuna preclusione nel sostenerlo. Tuttavia qualsiasi sia la scelta del nome che prevarrà nell'Assemblea nazionale, essa dovrà garantire quel confronto nel Pd che non può ulteriormente attendere. Per quanto mi riguarda questo confronto lo sosterrò con l'orgoglio di ciò che è stato realizzato da Zingaretti negli ultimi due anni".

Per Bettini Zingaretti "ha aperto la crisi su due questioni fondamentali. La forma del partito e la necessità di un chiarimento sulla sua natura e i suoi compiti. Ha detto con sincerità che non si sentiva più in grado di sciogliere questi nodi. Non so cosa deciderà l'assemblea di domenica. Ma al di là dei nomi, se non si apre da subito un confronto vero attorno a queste domande, non solo il Pd, ma l'intera sinistra subirà un duro colpo".

Stefano Bonaccini ieri sera a Cartabianca ha auspicato che si faccia un congresso in tempi brevi, perché il Pd ha "bisogno di parlare del Paese": "Io candidato alle primarie del Pd? Non lo so. Me lo chiesero e dissi di no, perche' dovevo pensare all'Emilia-Romagna. Quando ci saranno le primarie, vedremo ma agli italiani ora non interessa il destino di Bonaccini". E su Letta segretario: "Non faccio nomi ma comunque Enrico Letta come si fa a dire che non sia una figura autorevole…".

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