Green Pass obbligatorio sul lavoro, chi può non averlo: dallo smart working alle esenzioni dal vaccino
I lavoratori del settore pubblico e privato saranno tenuti ad esibire il Green Pass a partire dal 15 ottobre. È quanto previsto dal decreto con cui il governo ha ulteriormente esteso la certificazione verde alle aziende e alla pubblica amministrazione. Il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale riporta una significativa novità avendo eliminato il riferimento alla sospensione dal lavoro dal quinto giorno di assenza per mancanza di Green Pass. Quindi, non si rischierà di essere sospesi dal lavoro se non si possiede un Green Pass valido, ma non potendosi presentare sul luogo di lavoro si verrà comunque considerati assenti ingiustificati con relativa sospensione dello stipendio. Restano, tuttavia, alcune categorie di lavoratori che potranno continuare a lavorare senza Green Pass anche dopo il 15 ottobre, quando sarà obbligatorio essere muniti di certificazione. Vediamo quali.
Per quali lavoratori non è obbligatorio il Green Pass: chi può chiedere l'esenzione
Il Green Pass non è obbligatorio per tutti. Una circolare del Ministero della Salute, infatti, ha previsto l'esenzione dalla vaccinazione per una serie di persone che, quindi, saranno esonerate anche dall'obbligo di Green Pass. Oltre ai bambini di età inferiore ai 12 anni, che non essendo ancora inclusi nella campagna vaccinale sono esclusi anche dall'obbligo di Green Pass, ci sono altre categorie di persone )e quindi di lavoratori) per cui il Green Pass non è obbligatorio. Tra i soggetti esentati dall'obbligo ci sono sicuramente coloro che, per motivi di salute accertati da un medico, non possono sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid-19. Anche chi ha manifestato reazioni allergiche gravi dopo la prima dose di vaccino è esentato dall'obbligo di Green Pass, anche se nella circolare del Ministero si legge che in questi casi "si può considerare la possibilità di utilizzare un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione. Tuttavia – aggiunge la circolare – vista la possibilità di reazioni crociate tra componenti di vaccini diversi è opportuno effettuare una consulenza allergologica e una valutazione rischio/beneficio individuale".
Per quanto riguarda le donne in gravidanza, invece, il Ministero rende noto che non ci sono controindicazioni alla vaccinazione, ma le donne che decidono di non vaccinarsi possono richiedere un certificato di esenzione temporanea dalla vaccinazione ed essere quindi momentaneamente esentate dall'obbligo. Per i soggetti che, invece, hanno manifestato la sindrome di Guillain-Barrè entro le prime sei settimane dalla prima dose di vaccino andrebbe "considerato l’utilizzo di un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione”. Nell'attesa, dunque, anche loro possono essere esentati dal Green Pass come chi, dopo la prima dose, abbia presentato miocardite o pericardite che non consentono di procedere alla seconda somministrazione di vaccino. Come precisato dalle Faq del governo, anche chi ha ricevuto una o due dosi del vaccino ReiThera nell’ambito della sperimentazione Covitar, può richiedere un certificato di esenzione temporanea alla vaccinazione e accedere ad attività in cui è necessario esibire il Green Pass. L'aver effettuato un test sierologico che dimostra di possedere un titolo anticorpale alto, invece, non esonera dalla vaccinazione e quindi neanche dal Green Pass.
Chi lavora da casa deve avere il Green Pass?
Dal 15 ottobre la certificazione verde sarà obbligatoria per tutti i lavoratori sia nelle aziende private che nella pubblica amministrazione. Chi lavora da casa può non avere il Green Pass, ma comunque sarà necessario esserne in possesso nel caso in cui debba svolgere un turno in ufficio. Questo significa che lo smart sworking non può essere un espediente per aggirare l'obbligo di Green Pass sul posto di lavoro. Un principio che diventerà ancora più marcato nel settore pubblico visto che il ministro alla Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha annunciato un ritorno al lavoro in presenza negli uffici pubblici a partire proprio dal 15 ottobre. Dopo questa data dovrebbe arrivare un nuovo contratto che disciplini il lavoro da remoto e introduca nella Pa un nuovo modello di smart working che dovrebbe consentire, come ha spiegato Brunetta, ad "ogni amministrazione di organizzarsi come crede, sulla base del contratto e della volontà individuale dei lavoratori".