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Manovra economica 2023

Chi potrà andare in pensione nel 2023 con Quota 41, Opzione donna e le altre misure in manovra

L’anno prossimo si andrà in pensione con Quota 41, Opzione donna (anche se non si sa ancora con che formula) e Ape sociale. Ecco chi è coinvolto negli scivoli pensati dal governo Meloni per evitare il ritorno alla Fornero.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Quota 41, Quota 103, il limite di età, l'Opzione donna, l'Opzione donna modificata. Le misure inserite in manovra dal governo Meloni sulle pensioni sono state chiamate in molti modi diversi, ma alla fine ai lavoratori più avanti con l'età interessa solamente un aspetto: quali sono le regole per andare in pensione, possibilmente senza rinunciare a gran parte del proprio assegno per usufruire di uno scivolo. La promessa era l'abolizione della legge Fornero, che – anche questa volta – non è arrivata. Ci sono, però, una serie di opzioni per tutto il 2023. Poi sarà tempo della famosa riforma delle pensioni per evitare lo scalone a 67 anni. Oppure verrà finanziato un nuovo scivolo per un anno, come già accaduto in passato. Vediamo, però, quali saranno le misure per andare in pensione nel 2023.

Come funziona Quota 41 e chi ci rientra

Quota 41, chiamata anche Quota 103, è un nuovo scivolo per evitare lo scalone a 67 anni e il ritorno alla legge Fornero secca. In sostanza prevede che possa andare in pensione anticipata chi ha 62 anni di età e 41 anni di contributi versati, il totale fa 103 (e da qui il nome). A fine anno, nel 2022, scade la possibilità di usufruire della Quota 102 del governo Draghi, che invece prevede 64 anni di età e almeno 38 di contributi versati. Numeri alla mano, però, la nuova Quota 41 riguarderà un numero molto limitato di lavoratori: il governo stima che in 41mila potranno accedere allo scivolo, mentre altri studi indipendenti rivelano che i reali beneficiari sarebbero poco più di un quarto.

Le altre ipotesi, da Opzione donna all'Ape sociale

Su Opzione donna si è scatenata una vera e propria bufera, visto che la misura – già molto discussa per via del taglio di circa il 30% per anticipare la pensione ad alcune lavoratrici – è stata ulteriormente ritoccata in legge di Bilancio, inserendo il paletto del numero dei figli e non solo. La proroga contenuta nella manovra prevede il canale di uscita anticipata solamente per caregiver, invalide civili, licenziate o dipendenti di aziende in crisi. Servono 35 anni di contributi versati e almeno 60 anni di età, che diventano 59 con un figlio e 58 con almeno due figli. Parliamo di meno di tremila lavoratrici coinvolte, che non è neanche detto accettino di utilizzare questo scivolo, visto il taglio dell'assegno. Nelle ultime ore, però, si sta parlando di una modifica al testo da parte del governo, in fase emendativa, con la conferma di Opzione donna nella formula passata, ma solamente per i primi sei mesi del 2023.

Viene confermato, invece, l'Ape sociale, che però riguarda solamente alcune categorie specifiche di lavoratori che svolgono mansioni gravose. Servono anche 63 anni di età, oltre ad altri requisiti particolari.

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