Chi pagherà meno tasse con la riforma del fisco del governo Meloni, cosa cambia e da quando
Il governo Meloni lavora alla sua riforma del fisco. Meno aliquote Irpef, meno tasse (poche meno, in verità). Ma il testo che verrà scritto nelle prossime settimane sotto la supervisione del viceministro all'Economia Leo, ha l'ambizione di essere molto più che la solita riorganizzazione delle aliquote. La bozza è attesa tra fine febbraio e inizio marzo e sarà strutturata in quattro parti: principi generali; revisione delle imposte; procedimenti di accertamento, riscossione e contenzioso; Testi unici. La più interessante, indubbiamente, è la revisione delle imposte. In questa parte ci sarà la risposta alla domanda più frequente quando c'è un cambio di regime fiscale: chi pagherà di meno?
Il viceministro ha parlato di un "addolcimento" del sistema delle aliquote Irpef, per lavoratori e pensionati. Lo scorso anno gli scaglioni sono diventati quattro, dai cinque precedenti. Attualmente sono i seguenti: i redditi fino a 15mila euro pagano il 23%; i redditi tra i 15mila e i 28mila euro pagano il 25%; i redditi tra i 28mila e i 50mila euro pagano il 35%; i redditi oltre i 50mila euro pagano il 43%. Va considerato che la tassazione più alta scatta solo per il reddito eccedente a seconda dello scaglione, ad esempio chi guadagna 25mila euro l'anno paga il 23% per i primi 15mila euro e poi il 25% per gli altri 10mila.
Questo, dicevamo, è il sistema attuale. Il governo Meloni, però, vuole ridurre le aliquote a tre: 23%, 27% e 43%. Il viceministro, che ha parlato della necessità di individuare le coperture, non ha specificato quali aliquote verrebbero applicate alle varie fasce di reddito. È plausibile che la prima – il 23% – venga estesa fino a 28mila euro, con la seconda, che ora è al 35%, che diventerebbe del 27% per i redditi fino a 50mila euro. Oltre quella cifra resterebbe al 43%.
L'obiettivo a lungo termine per il governo Meloni, però, è l'armonizzazione della tassazione per tutti i redditi che provengono da lavoro o pensione. Il principio dell'equità orizzontale è semplice: si tassano tutti i redditi in misura eguale. L'ambizione, invece, è quella di estendere la flat tax al 15% anche alle altre categorie, come lavoratori dipendenti e pensionati. L'idea potrebbe essere quella di fissarla come prima aliquota Irpef e far crescere gradualmente la soglia massima di accesso nei cinque anni di legislatura, partendo ad esempio da 20mila euro e poi salendo. Questo obiettivo, però, sembra ancora davvero molto lontano. La questione è semplice: è una misura costosissima e di soldi, soprattutto in questo momento storico, ce ne sono molto pochi.