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Chi ha votato La Russa presidente del Senato: la “manina” che ha salvato il centrodestra

Nessuno sa con che voti sia stato eletto La Russa alla presidenza del Senato, visto che una ventina provengono dall’opposizione. Tra accuse e smentite, una fonte di Palazzo Madama racconta a Fanpage.it di un accordo che coinvolge Terzo polo e parte del Pd.
A cura di Redazione
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di Marco Billeci e Tommaso Coluzzi

È un grande classico. I voti ci sono, ma i proprietari non si trovano. L'elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato è un caso nella futura maggioranza di governo, così come nell'opposizione. Il co-fondatore di Fratelli d'Italia ha ricevuto 116 voti e, considerando che il centrodestra in Senato ha 115 parlamentari, già qualcosa non torna. Se ci aggiungiamo anche che Forza Italia sostanzialmente non ha partecipato al voto, allora è evidente che qualcosa oggi sia successo. Sicuramente si è spaccato il centrodestra, per via della trattativa sui ministeri che ha caratterizzato gli ultimi giorni, con la resa dei conti tra Berlusconi e lo stesso La Russa tra i banchi del Senato. Ma i voti per eleggere la seconda carica dello Stato sono arrivati dall'opposizione, resta da capire quale.

La rottura di Forza Italia è cosa nota: Berlusconi e i suoi hanno provato a rallentare l'elezione di La Russa per ottenere un risultato migliore nella squadra dei ministri. Poi alla fine lo stesso ex premier ha votato insieme a Casellati, ma il resto del gruppo – 16 senatori – non ha partecipato. Numeri alla mano il centrodestra compatto avrebbe avuto a questo punto 99 voti. Due, però, sono andati a Calderoli (presumibilmente dalla Lega). Perciò 97. E allora da dove sono arrivati gli altri 19 per eleggere La Russa? Sono particolarmente determinanti, ovviamente, visto che il quorum era fissato a 104.

Nei corridoi di Palazzo Madama negano tutti. Dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle si punta il dito contro il Terzo polo, ma Calenda e Renzi negano a loro volta e rilanciano la palla nel campo delle opposizioni. Dice Carlo Calenda: "Non esiste per noi votare un candidato neofascista, sono stati Pd o 5 Stelle". Sui social si scandagliano le registrazioni della tv del Senato per contare i secondi esatti in cui i parlamentari sono rimasti nel catafalco. Tra l'altro Azione e Italia Viva hanno nove senatori in tutto, quindi comunque – anche se fosse – i loro voti non sarebbero bastati. Anche se lo stesso Berlusconi, uscendo dal Senato, ha detto che "sapevano benissimo che Renzi avrebbe votato La Russa".

Il solo ad aver dichiarato il suo voto per La Russa – fuori dal centrodestra – è stato Mario Borghese: unico senatore del Maie (Italiani all'estero), che ha detto che la decisione è stata presa come movimento. Si parla anche dei senatori a vita, di Dafne Musolino – unica senatrice di Sud chiama Nord di Cateno De Luca – e delle autonomie. In ogni caso, facendo i conti, sembra veramente difficile che l'elezione di La Russa sia arrivata senza voti dispersi anche da altri partiti. Anche da Pd e 5 Stelle, che hanno rispettivamente 40 e 28 senatori e che ora sono su tutte le furie.

Una delle voci rimbalzate dal Senato racconta che Fratelli d'Italia sarebbe stata allertata nelle scorse ore, dell'operazione di "sabotaggio" organizzata da Forza Italia con la regia della fedelissima berlusconiana Licia Ronzulli. A quel punto, dai vertici del partito di Giorgia Meloni sarebbero partite una serie di chiamate a diversi senatori delle forze di opposizione, così da garantire un paracadute a La Russa. Difficile, però, credere che così tanti voti siano stati recuperati in modo sparso, senza una regia precisa.

C'è allora un'altra teoria, che fonti di Palazzo Madama spiegano a Fanpage.it e che mette in fila una serie di indizi. La ventina di voti arrivati a La Russa sarebbero provenienti dal Terzo polo e da parte del Pd, precisamente le correnti di Area dem – che fa capo a Franceschini – e Base riformista. Non si tratterebbe, però, di "provocazioni" – come ha chiosato Lollobrigida di FdI – ma piuttosto di un accordo ben strutturato. In cambio dell'appoggio a La Russa, infatti, sarebbero state promesse alcune poltrone di peso: Enrico Borghi del Pd andrebbe alla presidenza del Copasir, con Maria Elena Boschi di Italia Viva a capo della commissione di Vigilanza Rai. Per Dario Franceschini sarebbe pronta la vicepresidenza del Senato, per Mara Carfagna quella della Camera dei deputati.

Se così fosse, in ogni caso, le carte saranno scoperte nei prossimi giorni. Nel frattempo tutti continuano a negare e ad accusarsi a vicenda. E lo faranno ancora per molto tempo. La manina tipica del voto segreto, intanto, ha colpito ancora.

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