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Chi ha guadagnato di più dal taglio del cuneo fiscale del governo Meloni

A fare il calcolo è la Banca d’Italia: ci sono soprattutto due categorie che hanno avuto un miglioramento nel loro reddito grazie al taglio del cuneo fiscale e alla riforma dell’Irpef, entrambe misure in vigore solo nel 2024.
A cura di Luca Pons
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Il governo Meloni ha investito buona parte dei soldi raccolti per la scorsa legge di bilancio in due misure: il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti che prendono meno di 35mila euro all'anno, e la riforma dell'Irpef con il passaggio da quattro a tre scaglioni. Si tratta, in entrambi i casi, di misure che saranno in vigore solo per il 2024, e l'esecutivo dovrà trovare altri fondi per finanziarle di nuovo il prossimo anno. La Banca d'Italia nella sua relazione annuale ha calcolato che effetto abbiano avuto i due interventi, insieme anche a una terza misura, il bonus mamme, che di fatto è un taglio dei contributi proprio come il taglio del cuneo fiscale, ma più abbondante e solo per precise categorie.

Innanzitutto, chiariamo di cosa si sta parlando. Tutti i dipendenti pagano una parte del loro stipendio – il 9,19% – in contributi per la pensione. Con il taglio del cuneo, il governo ha fatto sì che per chi prende fino a 25mila euro la quota da pagare sia più bassa di 7 punti percentuali (che quindi restano in busta paga), mentre tra 25mila e 35mila euro di reddito si tagliano a 6 punti. Questo si traduce in un aumento che oscilla tra i 60 e i 100 euro circa in più al mese.

C'è poi il bonus mamme, per cui le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato che hanno almeno due figli (di cui uno di meno di dieci anni) per quest'anno non pagano affatto i contributi, fino a un'esenzione massima di 3mila euro all'anno. In ultimo, la riforma dell'Irpef: per i redditi tra 15mila e 28mila euro si paga il 23% di imposta, invece del 25%. Questo porta a chi guadagna tra i 28mila e i 50mila euro un guadagno di 260 euro all'anno, che al di sopra dei 50mila euro di reddito invece viene annullato riducendo le detrazioni a cui si ha diritto.

La Banca d'Italia ha stimato che tutti questi interventi, in media, abbiano portato nel 2024 a un aumento dell'1,5% del reddito disponibile per le famiglie italiane. A grandi linee, si può dire che l'1% è dovuto al taglio del cuneo e al bonus mamme, mentre l'altro 0,5% alla riforma dell'Irpef.

Naturalmente però si tratta di una media. Circa tre famiglie su quattro hanno comunque avuto un miglioramento superiore all'1%, ma sono soprattutto due le categorie che hanno visto l'aumento maggiore. La prima è quella delle famiglie in cui c'è un solo lavoratore con stipendio medio-basso, che sono tra i nuclei in cui il reddito disponibile (calcolato tenendo conto di quanto è numerosa una famiglia e quanti bambini ci sono) è più ridotto. La seconda categoria che ha visto più guadagni con le misure è quella delle famiglie con due lavoratori, sempre a stipendio medio-basso, che hanno un reddito disponibile più alto. In tutte e due queste fasce, l'aumento del reddito si è avvicinato al 2,4% in media.

C'è anche un'ultima questione che la Banca d'Italia ha analizzato. Ovvero, dato che queste misure abbassano le tasse ma hanno delle soglie molto precise (ad esempio, il taglio del cuneo fiscale sparisce del tutto per chi guadagna più di 35mila euro), ci sono diverse persone che si trovano in una situazione particolare: se avessero un reddito solo leggermente più alto, dovrebbero pagare molte più imposte o contributi. Questo vale per chi guadagna poco meno di 25mila euro (la prima soglia per il taglio del cuneo), e poco meno di 50mila euro (dato che al di sopra sparisce il beneficio della detrazione Irpef). Ma a rischiare è soprattutto chi è sulla soglia dei 35mila euro: qui, guadagnare poche decine di euro in più al mese significherebbe pagare una quantità di tasse tale che, alla fine, ci si troverebbe con meno soldi in tasca.

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