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Chi è Giovanni Amoroso, il nuovo presidente della Corte Costituzionale

Giovanni Amoroso, 75 anni, è stato eletto all’unanimità presidente della Corte Costituzionale, che guiderà fino al 13 novembre 2026. Prende il posto di Augusto Barbera, il cui mandato è scaduto il 21 dicembre scorso. Sono stati nominati vice presidenti Francesco Viganò e Luca Antonini.
A cura di Annalisa Cangemi
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Giovanni Amoroso, esperto in diritto penale e civile, giuslavorista, è il nuovo presidente della Corte Costituzionale, è stato appena eletto all'unanimità alla Presidenza della Corte Costituzionale, al posto di Augusto Barbera, che ha terminato il suo incarico al vertice della Consulta lo scorso 21 dicembre.

Per i giudici della Consulta "la Costituzione é la bussola, l'Europa stella polare", sono state le sue prime parole dopo l'elezione. Come primo atto, Amoroso ha nominato vicepresidenti i giudici Francesco Viganò e Luca Antonini. Come da prassi, ha subito telefonato alla presidente del Consiglio Meloni. La Corte Costituzionale non è ancora al completo, e aspetta che il Parlamento nomini i quattro giudici mancanti, riportando il collegio nella pienezza dei quindici componenti. L'elezione dei giudici mancanti dovrebbe avvenire giovedì 23 gennaio, in una nuova seduta convocata.

Chi è Giovanni Amoroso, nuovo presidente della Consulta

Giovanni Amoroso, 75 anni, è originario di Mercato San Severino, in provincia di Salerno. Magistrato dal 1975, è stato eletto giudice costituzionale dalla Corte di cassazione il 26 ottobre 2017 e dal 21 dicembre scorso ha ricoperto l'incarico di presidente facente funzioni. Rimarrà in carica fino al 13 novembre 2026, quando scadrà il mandato di nove anni di giudice costituzionale.

Il primo discorso di Amoroso dopo l'elezione alla Corte Costituzionale

"Non giova al Paese che ci sia una situazione, se non di conflitto, di non armonia tra magistratura e politica", ha affermato nella conferenza stampa di questa mattina, dopo l'elezione che lo ha posto alla guida della Consulta.

"Ci aspettiamo e sicuramente sarà così – ha aggiunto – che dal Parlamento vengano nominati giudici di assoluto livello e di valore come negli anni scorsi Barbera, Prosperetti e Silvana Sciarra, che dopo il giuramento si spogliano della loro provenienza, perchè poi c'è la sintesi della camera di consiglio". Entrando nel merito delle delicate questioni della fecondazione assistita e del fine vita, ricordando che di questi temi la Corte si è occupata più volte, e sarà ancora chiamata a farlo, il neo Presidente ha detto che "è un po' difficile che si possano fare passi indietro, ma poi c'è sempre da confrontarsi con il contesto, pensate a tutto quello di particolare che si è verificato durante la pandemia".

Il neo presidente ha affrontato anche il tema dell'autonomia differenziata, il cuireferendum abrogativo è stato bocciato proprio ieri dalla Consulta. A novembre però la stessa Corte aveva contestato diversi profili, chiedendo al Parlamento di correggere la legge. "Non credo sia corretto parlare della progressione dei lavori sull'Autonomia dicendo al ‘netto dei Lep' ", ha detto il neo presidente della Corte rispondendo a una domanda sulla bocciatura del referendum. "Perché la corretta definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni costituisce proprio l'architrave, il perno, l'impianto della legge, di cui è rimasto solo un perno e intorno al quale va costruito ora l'edificio", ha spiegato il presidente della Consulta. "Occorre che il Legislatore intervenga e determini i criteri per i Lep" che sono il "pilastro su cui si regge" la legge Calderoli. "La possibilità di determinare i Lep senza un intervento del Legislatore non c'è. Occorre – ha rilevato – che il Legislatore intervenga anche per le materie non Lep. C'è da ricostruire questa fase, che è a fondamento di tutto l'impianto della legge per l'attribuzione di specifiche funzioni di materia".

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