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Chi è Daniele Franco, il nuovo ministro dell’Economia del governo Draghi ed ex ‘nemico’ del M5s

Daniele Franco è il nuovo ministro dell’Economia del governo Draghi: succede a Roberto Gualtieri, esponente del Pd. Franco è molto vicino al presidente del Consiglio, Mario Draghi, e viene da tanti anni di esperienza tra la Banca d’Italia e il ministero dell’Economia. Ma anche da ripetuti scontri con la politica, soprattutto con il Movimento 5 Stelle.
A cura di Stefano Rizzuti
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Uomo di fiducia di Mario Draghi, un super-tecnico che viene dal Mef e dalla Banca d’Italia. E che ora al ministero dell’Economia ci torna, ma come ministro. Daniele Franco sarà uno dei maggiori protagonisti del nuovo governo Draghi, gestendo un ministero che assumerà un peso fondamentale – più di quanto non avvenga già normalmente – con gli oltre 200 miliardi del Recovery fund. Nato a Trichiana, provincia di Belluno, il 7 giugno del 1953, Franco è laureato in Scienze politiche a Padova e ha poi conseguito il Master of Science all’università di York, in Gran Bretagna.

Chi è Daniele Franco: la sua carriera

Franco entra nel 1979 in Banca d’Italia e dal 1994 al 1997 è stato consigliere economico presso la Direzione generale degli Affari economici e finanziari della Commissione europea. Nel 1997 torna in Bankitalia come direttore della Direzione finanza pubblica del Servizio studi. Dal maggio del 2013 al maggio del 2019 è presidente della Ragioneria generale dello Stato. Nel 2019, poi, diventa vicedirettore generale della Banca d’Italia, mentre dal primo gennaio 2020 è direttore generale di Banca d’Italia e presidente dell’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass).

Il rapporto tra Franco e la politica

Franco, da presidente della Ragioneria generale dello Stato, si è più volte scontrato con la politica. E, soprattutto, con il Movimento 5 Stelle con cui oggi siede al governo. Nel 2018 fu attaccato dal M5s più volte, soprattutto per la legge di Bilancio e per i soldi che il governo cercava per finanziare il reddito di cittadinanza. Rocco Casalino, portavoce dell’allora presidente del Consiglio Conte, lo aveva definito “pezzo di m…”, riferendosi non solo a lui ma anche ad altri tecnici tra cui l’attuale sottosegretario Garofoli. Lo stesso Garofoli accusato di essere la famosa “manina” del Mef quando era capo di gabinetto dell’allora ministro Tria, per una norma sulla Cri. Gli scontri tra la Ragioneria di Stato e la politica sono comunque ricorrenti ed erano già avvenuti anche coi governi Berlusconi e Renzi. Anche perché il Ragioniere dello Stato ha un grosso potere, quello di bollinare le leggi di Bilancio e le altre misure economiche. E la Rgs può negare la bollinatura. Già nel 2019 si era parlato di Franco come possibile ministro dell’Economia nel governo Conte bis: alla fine fu scelto un politico, l’esponente del Pd Roberto Gualtieri.

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