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Chi ci guadagna con il taglio del cuneo fiscale e di quanto aumentano gli stipendi in busta paga

Nel Def è previsto un nuovo taglio del cuneo fiscale, concentrato sui redditi medio-bassi: il governo Meloni investirà tre miliardi per ridurre le tasse sul lavoro.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Altri tre miliardi sul cuneo fiscale, per aiutare i redditi bassi. Chi è più in difficoltà, dice il governo. Con il via libera al Documento di economia e finanza è stato annunciato un nuovo taglio delle tasse sul lavoro, tema su cui Giorgia Meloni insiste dal suo primo giorno alla guida dell'esecutivo. Tuttavia, dei margini di questa manovra e di come e quando verranno investiti questi soldi si sa ancora molto poco. Il governo ha parlato di una generale riduzione dei contributi, come avvenuto con la legge di bilancio: in manovra l'esecutivo ha confermato il taglio di due punti per i redditi fino a 35mila euro, aggiungendone un altro – e arrivando a tre – per chi guadagna fino a 25mila euro. Ora, con questi nuovi fondi a disposizione, il taglio potrebbe diventare ancora più corposo.

Nel comunicato di Palazzo Chigi si legge:

Nel breve termine, si opererà per sostenere la ripartenza della crescita segnalata dagli ultimi dati, nonché per il contenimento dell’inflazione. Il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5 per cento) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima adozione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sul periodo maggio-dicembre di quest’anno. Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale. Unitamente ad analoghe misure contenute nella legge di bilancio, questa decisione testimonia l’attenzione del Governo alla tutela del potere d’acquisto dei lavoratori e, al contempo, alla moderazione salariale per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi.

Insomma, con i tre miliardi risparmiati e reinvestiti dal governo arriverà un nuovo taglio del cuneo contributivo: parliamo di una parte dei contributi pagati dai lavoratori, che vengono scalati direttamente in busta paga. L'effetto è un aumento del netto, visto che il lordo rimane lo stesso e che lo Stato riduce la pressione sul lavoratore. Il periodo in cui arriverà il nuovo taglio – presumibilmente per decreto legge – varia tra maggio e dicembre, secondo le previsioni del governo. La misura potrebbe essere lasciata per il secondo semestre dell'anno o varata prima, già alla fine della primavera.

Il vero nodo da sciogliere, però, resta il quadro del nuovo intervento: si parla di redditi medio-bassi, perciò è ragionevole pensare che si vada a intervenire nuovamente sulle fasce di reddito fino a 35mila euro. La platea, insomma, è ancora tutta da definire. Bisogna trovare un punto di caduta, perché le strade sono due: tagliare di meno a una fascia più ampia o tagliare di più a una platea più ristretta.

L'ultimo taglio dei contributi previdenziali, in manovra di bilancio, è costato poco meno di cinque miliardi: avendone tre a disposizione e considerando che i mesi da coprire, da qui alla fine dell'anno, sono meno, sarebbe possibile tecnicamente raddoppiare il taglio. In questo modo si porterebbe a sei punti per i redditi fino a 25mila euro e a quattro punti per i redditi fino a 35mila euro. Si tratta di un calcolo puramente ipotetico, ma se il governo dovesse andare in questa direzione raddoppierebbero anche gli aumenti visti dall'inizio dell'anno: tra i venti e i quaranta euro in più in busta paga, a seconda della fascia di reddito in cui ci si trova.

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