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Chi chiede verità sulla strage di Bologna sostiene per caso l’innocenza dei neofascisti?

Molti politici di centrosinistra oggi, nell’anniversario della strage di Bologna, continuano a parlare della necessità di ricercare la verità. Peccato che delle sentenze indichino mandanti ed esecutori di una strage che per i giudici è stata eseguita dai neofascisti su ordine di poteri occulti e deviati dello Stato.
A cura di Valerio Renzi
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Oggi è l'anniversario della strage di Bologna: alle 10.25 alla Stazione Centrale del capoluogo emiliano deflagra un ordigno che fa 85 morti. La vicenda giudiziaria per stabilire la verità sull'ultimo drammatico atto della strategia della tensione in Italia è lunga e complessa, ma termina con delle sentenze che indicano negli esecutori materiali i neofascisti Paolo Bellini, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, mentre i mandanti sono individuati nel capo della loggia massonica P2 Licio Gielli e in Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, tutti nel frattempo deceduti.

E allora perché tanti politici parlano di ricerca "della verità" per la strage di Bologna proprio oggi? La capogruppo alla Camera del PD Debora Serracchiani scrive sui social: "Non smettere di cercare la verità. È questo il nostro compito oggi. Per onorare le vittime, per difendere la democrazia". Che verità c'è che non è scritta nelle sentenze dei giudici bolognesi? Un tono molto simile quello di Azione, il partito di Calenda: "Noi non dimentichiamo. Noi, oggi come allora, continueremo a chiedere verità e giustizia". Alcuni esponenti del partito di Renzi Italia Viva scrivono cose simili. "Eppure da qualche parte nel tempo, un giorno, qualcuno arriverà alla verità. Nel frattempo rimane l’angoscia di un paese che ha tante difficoltà a costruire il proprio futuro (anche) perché non ha fatto chiarezza sul proprio passato", questo è Luigi Marattin. L'ex ministra Teresa Bellanova cinguetta: "L’Italia non dimentica la terribile strage alla Stazione di Bologna, quelle 85 vittime e le centinaia di feriti, i corpi straziati e la domanda di verità, urgente e necessaria allora come oggi. Non smetteremo di chiederla".

Insomma tanti esponenti del centrosinistra moderato non parlano di una strage fascista, tantomeno di strage di Stato, e nonostante le sentenze continuano a parlare di una verità da ricercare. Si badi bene: la verità giudiziaria è una cosa, e contestare le sentenze checché se ne dica è legittimo se però lo si fa apertamente, argomentando la propria verità storica e politica se diversa da quella messa nero su bianco sui giudici. In questo caso dire che bisogna ancora cercare la verità equivale a dire che la bomba non l'hanno messa i Nar di Mambro e Fioravanti e che i mandanti non sono poteri occulti e lo Stato deviato. In passato in molti, anche a sinistra, hanno sostenuto l'innocenza dei neofascisti nella strage con molti argomenti, ma lo hanno fatto alla luce del sole argomentando e polemizzando anche con durezza.

Ma di cosa parlano esattamente allora Serracchiani, Marattin, Azione e Bellanova (per citarne solo alcuni)? È ignoranza delle sentenze o una scelta politica di non associarsi in qualsiasi modo un'etichetta antifascista perché troppo di sinistra? Ma riconoscere il ruolo dei neofascisti e una verità condivisa sulla stagione delle stragi di Stato non dovrebbe essere uno dei fondamenti di quella che si presenta come una democrazia matura? Intanto Giorgia Meloni oggi ha preferito non ricordare la strage di Bologna sui social, impegnata in altri argomenti di campagna elettorale, ma lo scorso anno aveva usato parole indistinguibili da quelle citate: "A oltre 40 anni dalla strage di Bologna, tra ombre e depistaggi, continuiamo a chiedere tutte le vittime e a chiedere verità e giustizia. lo dobbiamo alla loro memoria e ai loro cari". Niente da stupirsi: la destra postmissina non ha mai voluto riconoscere le responsabilità neofasciste della strage. Ma gli altri perché parlano allo stesso modo della leader della destra italiana?

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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