“Nel disegno di legge è prevista la "stepchild adoption", letteralmente "adozione del figliastro", per le coppie omosessuali. Questo è il punto in cui le sensibilità degli elettori, degli iscritti e dei portavoce MoVimento 5 Stelle sono varie per questioni di coscienza”. Con queste parole Beppe Grillo ha annunciato che sul disegno di legge Cirinnà in materia di unioni civili i gruppi grillini di Camera e Senato voteranno secondo “i dettami della loro coscienza”, in particolar modo sugli emendamenti agli articoli 3 e 5 del provvedimento (come se poi non ci fosse già l'articolo 67 della Costituzione…). Si tratta evidentemente di un passo indietro ufficiale del Movimento, considerando che per mesi i grillini avevano “diffidato” il PD dall’annacquare il provvedimento, pena il mancato sostegno al ddl Cirinnà. Insomma, fino all’intervento di Grillo dalle pagine del suo blog la linea era: votiamo il Cirinnà, ma solo se non ci sono mediazioni al ribasso, ovvero se l’impianto della legge resta invariato e non si rinuncia alla stepchild.
Una posizione chiara, netta, avallata anche dal voto degli iscritti, che aveva influenzato ragionamenti e calcoli sulla possibilità che la legge passasse malgrado la spaccatura nella maggioranza. Ora, inutile girarci intorno, siamo in presenza di un vero e proprio dietrofront (anche perché, si badi bene, la “libertà di coscienza” non varrà solo per la stepchild adoption, sui cui gli iscritti non si sono espressi, ma anche “sulla legge nel suo complesso anche se modificata dagli emendamenti”). Insomma, una “non scelta”, che è anche una scelta ideologica fortissima, perché rappresenta un arretramento sul piano "progressista" e rafforza l'idea del Movimento come partito tradizionale, che ha nell'autoconservazione, piuttosto che nel cambiamento della società, il proprio fine ultimo.
Da dove nasce la scelta di Grillo e, evidentemente, del gruppo dirigente del Movimento 5 Stelle? Difficile dirlo con certezza, anche se ci sono una serie di indicazioni e suggestioni che possono aiutarci a capire il perché della scelta.
Tema etico / divisivo / sensibile – C’è un ragionamento che, anche a quanto ci risulta, qualche parlamentare grillino porta avanti da tempo. Un elettorato trasversale, come quello del M5S, ha per definizione posizioni diverse sui temi etici e, tecnicamente, non è possibile trovare una soluzione unitaria che soddisfi tutti. Allo stesso tempo, all’interno dei gruppi parlamentari ci sono molte resistenze ad accettare la disciplina di partito su questioni del genere (almeno 3 senatori sono noti per la loro “vicinanza” al mondo cattolico, solo per fare un esempio). E, nel caso di voto segreto, le defezioni ci sarebbero state comunque sugli emendamenti agli articoli 3 e 5. Dunque, che fare? “Libertà di coscienza e almeno non ci spacchiamo tra di noi nell’accusarci a vicenda sui voti mancanti e sulle assenze tattiche”, si saranno detti a Palazzo Madama. “Libertà di coscienza e abbiamo un ombrello contro l’immagine di gruppo diviso e incontrollabile”, avranno aggiunto ai piani alti. "Libertà di coscienza e ce ne laviamo le mani di fronte ai tanti italiani preoccupati da adozioni e matrimoni", avranno concluso Grillo e Casaleggio.
Gli iscritti non si sono mai espressi sulla stepchild adoption – Qui sostanzialmente Grillo dice una mezza verità e una mezza bugia. Se è vero che la votazione online di ottobre 2014 non citava esplicitamente l’istituto della stepchild adoption, allo stesso tempo, come ebbe modo di ricordare il senatore Airola, gli iscritti erano chiamati a esprimersi su un testo che, appunto, prevedeva la stepchild. Del resto, se anche si fosse scelto di non scavalcare il parere dei militanti, perché ricordarsene solo ora? E ancora, perché non chiedere il parere degli iscritti?
Lo strategismo parlamentare del M5S – Ne avevamo parlato qualche settimana fa: c'è una componente molto forte tra i grillini che non vuole "lavorare" col PD, a nessun costo e per nessuna ragione. È la fronda oltranzista del M5S, che ha spesso avuto la meglio, portando a distinguo molto spesso cavillosi e strumentali in sede di voto parlamentare. In questo caso, il sostegno "no matter what" al Cirinnà è probabilmente stata visto come un regalo a un PD diviso e a una maggioranza sull'orlo della rottura. Su un tema, peraltro, molto sentito dall'elettorato di sinistra. Insomma, affossare il Cirinnà significa anche aprire una grossa frattura nel PD, una falla nella maggioranza e alimentare molti malumori tra gli elettori democratici. Una tentazione alla quale qualche apprendista stregone del M5S non ha saputo resistere.
Le pressioni del Vaticano – Oggi Gay.it riporta un breve stralcio di una conversazione privata del senatore del Movimento 5 Stelle Airola, in cui si fa accenno a “potentissime e pesanti pressioni del Vaticano”. Su questa cosa, obiettivamente, servirebbe qualche riscontro maggiore e anche un minimo di contestualizzazione delle conversazioni “rubate”.
Quanto poi tali considerazioni abbiano incontrato resistenze da iscritti e parlamentari del M5S (che voteranno sì, con determinazione), è segno di una lettura non sempre lucidissima dai piani alti.