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Elezioni europee 2024

Che peso avranno le proteste degli agricoltori nelle prossime elezioni europee

Ci siamo rivolti a degli analisti per capire che peso stanno avendo le proteste degli agricoltori nella campagna elettorale verso le Europee, in uno scenario dove i partiti di destra continuano ad avanzare.
A cura di Annalisa Girardi
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Ci sono diversi fattori che, in un modo o in un altro, peseranno sul risultato delle elezioni europee del 6 e 9 giugno. Le tensioni geopolitiche degli ultimi anni sono uno di questi elementi, ma non l'unico: secondo alcuni sondaggi anche le proteste degli agricoltori stanno esercitando una notevole influenza nella campagna elettorale, mobilitando una fetta importante di elettorato e costringendo i partiti a prendere posizione su uno dei temi centrali del secolo, la transizione ecologica. Il Green Deal è stato una colonna portante del programma della Commissione europea in questa legislatura e della presidente Ursula von der Leyen, sostenuta dalla maggioranza in Parlamento, la cosiddetta "grande coalizione" del Partito popolare europeo e dei Socialisti & Democratici. I sondaggi elettorali, però, ci dicono che i nuovi equilibri si sposteranno verso destra: ci siamo rivolti a degli esperti per capire in che modo gli agricoltori e le regioni rurali potrebbero incidere in questo nuovo scenario.

Piave Digital Agency è una data company che in questi mesi di campagna elettorale sta provando a prevedere che aspetto avrà il prossimo Parlamento europeo e quali saranno gli elementi che maggiormente incideranno sul voto. In un report si analizza il peso che i fondi agricoli – in un contesto caratterizzato dalle proteste che, con i loro trattori, hanno raggiunto anche il cuore di Bruxelles – avranno in questa tornata elettorale.

Analizzando i legami tra i fondi destinati all'agricoltura e l'impegno dei partiti a riguardo, emerge che il PPE sarebbe il principale sostenitore delle istanze degli agricoltori: "Una correlazione significativa che, se utilizzata come base per una strategia elettorale su scala europea, potrebbe portare la famiglia dei Popolari a consolidare la propria posizione dominante nelle istituzioni di Bruxelles", si legge nel report. Che sottolinea poi come la velocità di risposta di von der Leyen e della commissione alle proteste degli agricoltori sia sintomi di questa attenzione.

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Secondo l'indagine le proteste degli agricoltori in tutto il continente hanno "contribuito a spingere l'equilibrio di potere più a destra". Anche all'interno del Partito Popolare è stato avvertito questo slittamento e nonostante von der Leyen, una figura di spicco all'interno del PPE, sia stata la principale sostenitrice del Green Deal, diversi eurodeputati sono diventati sempre più critici di una serie di voci dell'agenda verde.

Abbiamo chiesto a Francesco Piccinelli Casagrande, analista a Bruxelles e collaboratore di Piave Digital Agency, che cosa comporterà avere una nuova maggioranza nel Parlamento europeo per le politiche agricole e ambientali: "Di sicuro, c'é il rischio che alcune proposte del Green Deal e, in generale, delle politiche più controverse della Commissione vengano limitate – ha sottolineato – C'é anche il rischio che ci sia un rallentamento degli accordi di libero commercio con aree extra-europee: per esempio, l'accordo commerciale con il Mercosur, l'area di libero scambio dell'America Latina (cruciale per il litio per le batterie dell'auto elettrica) rischia di essere definitivamente tolto dal piatto (già adesso, peraltro, ci sono pochissime speranze di finalizzarlo) perché gli agricoltori temono la concorrenza del settore agricolo sudamericano".

Uno spostamento a destra dell'opinione pubblica europea è previsto da tutti i principali analisti. La domanda è come. Secondo la proiezione di Piave Digital Agency non è detto che nel prossimo Parlamento europeo si riesca a realizzare una maggioranza pura di centrodestra. I partiti di questo schieramento continuano a mangiarsi voti a vicenda e i Socialisti, per quanto in crisi, dovrebbero comunque riuscire a mantenere la loro posizione. Molto dipenderà anche dal risultato che i liberali di Renew riusciranno ad ottenere.

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Gli ultimi sondaggi prevedono che insieme il PPE, ECR e ID riescano ad arrivare a 353 seggi, una manciata in meno di quanti ne servirebbero per ottenere la maggioranza, fissata a quota 361. Avrebbero bisogno, quindi, di ulteriore appoggio esterno. "Renew nella stessa maggioranza con ECR o ID mi sembra improbabile – commenta Piccinelli Casagrande – Esiste sempre, però, l'alternativa "Große Koalition" con S&D e Renew a sostenere la Commissione entrante. Il vero problema però sarebbe rendere digeribile questa prospettiva agli elettori del PPE".

L'analista quindi conclude: "C'é anche un altro aspetto da considerare: quando verrà nominata la Commissione. Gli Stati Membri, data la differenza ideologica tra i vari capi di governo, faranno fatica a trovare un punto di caduta su un nome da proporre al Parlamento come presidente della Commissione Europea. Ugualmente, una volta trovato il nome, sarà difficile per gli Stati membri trovare commissari digeribili da parte del Parlamento. La conseguenza potrebbe essere avere una maggioranza a geometria variabile con conseguenze difficili da prevedere, anche nel sistema interistituzionale".

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