Che fine ha fatto la rottamazione quinquies delle cartelle fiscali proposta dalla Lega

Ad aprile l'attenzione di molti cittadini sul Fisco si riaccende. Nei prossimi giorni, ad esempio, arriveranno le dichiarazioni precompilate per il 730. Per chi ha debiti arretrati, il 30 aprile scadrà la possibilità di chiedere la riammissione alla rottamazione quater. E proprio per questo qualcuno si sarà chiesto: ma non si era parlato di un'altra rottamazione, ancora più ampia? Sì, è la proposta che la Lega aveva avanzato a febbraio di una nuova rottamazione delle cartelle fiscali, una ‘rottamazione quinquies', dato che arriva dopo la quater. Dopo settimane a premere su questa proposta, che ha anche creato tensioni nella maggioranza, è arrivato un vero e proprio disegno di legge. Che però adesso è fermo in Senato.
Il testo del ddl ricalca la proposta fatta da Matteo Salvini e altri esponenti della Lega. Una rottamazione per tutti coloro che hanno debiti con il Fisco che risalgono al periodo tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023. Con condizioni più agiate che mai: pagamento divisibile in ben 120 rate mensili uguali – quindi da saldare in dieci anni. E per perdere tutti i benefici della rottamazione non basterebbe saltare una o due rate, ma otto, anche non consecutive.
La logica alla base della rottamazione è sempre la stessa: le tasse non riscosse sono moltissime – circa 1.230 miliardi di euro, stando alle stime del Fisco – e buona parte di queste, attorno al 40% del totale, è difficile o impossibile da recuperare. Ad esempio perché sono intestate a persone morte o imprese cessate, oppure perché i debitori sono in una situazione economica tale per cui non riusciranno mai davvero a saldare i conti. Dunque, meglio dare una via facilitata per provare a recuperare almeno un po' dei soldi dovuti. Anche se il meccanismo ha sempre portato delusioni dal punto di vista degli incassi.
In ogni caso, il dato di fatto è che la proposta della Lega è sostanzialmente ferma. Il capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo, ha presentato il ddl l'11 febbraio, quando la pressione del Carroccio sul tema era al massimo e il dibattito nel centrodestra era acceso. Poi il 20 febbraio il testo è stato assegnato alla commissione Finanze di Palazzo Madama, che avrebbe dovuto occuparsi di modificarlo, affinarlo, cercare i compromessi interni necessari e così via.
Il testo era ottimistico: prevedeva che per aderire alla rottamazione quinquies la scadenza sarebbe stata fissata al 30 aprile 2025, e che entro il 30 giugno il Fisco avrebbe chiarito ai contribuenti l'importo complessivo da saldare. Ma da febbraio i passi sono stati pochi e lenti, e questa tabella di marcia è ormai saltata.
Risulta che l'8 aprile, quasi due mesi dopo la presentazione, la commissione abbia iniziato l'esame del testo. E nel frattempo sono passate altre due settimane. Nella seduta di ieri, 23 aprile, il ddl di Romeo era il settimo punto all'ordine del giorno. Nel frattempo si avvicina un periodo in cui i parlamentari dovranno concentrarsi soprattutto sui provvedimenti del governo in scadenza: almeno otto nei prossimi due mesi. Insomma, sembra decisamente improbabile che la rottamazione quinquies vedrà la luce a breve.