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Che fine faranno le primule di Arcuri: dovevano far rinascere l’Italia, ma saranno solo un logo

I padiglioni a forma di primula non vedranno mai la luce. Dovevano far rinascere l’Italia con un fiore, occupando le piazze delle città grandi e piccole per vaccinare la popolazione, ma il progetto di Arcuri verrà accantonato. Troppo alti i costi e troppo lunghi i tempi. Il nuovo governo già pensa ad hangar e caserme, qualsiasi posto già pronto all’uso, da allestire come centro di vaccinazione più velocemente possibile. Con le nuove varianti del Covid che corrono bisogna fare in fretta, ma accantonare le primule porta anche un risparmio di quasi mezzo miliardo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Dovevano far "rinascere l'Italia con un fiore", ma, con ogni probabilità, i padiglioni a forma di primula non riempiranno mai le piazze delle nostre città. Il progetto lanciato dal commissario straordinario all'emergenza Covid, Domenico Arcuri, è destinato a restare incompiuto: troppo alti i costi, troppo lunghi i tempi, troppo poco pratiche le strutture. Fosse per gli ex partiti di opposizione salterebbe anche la carica di Arcuri, che per ora non sembra in discussione, anche se da destra ritorna come un mantra la proposta di Guido Bertolaso. Oggi, con le nuove varianti del virus che corrono, vaccinare la popolazione è una priorità assoluta. E bisogna farlo nel più breve tempo possibile. Via le primule, si utilizzeranno strutture già esistenti, pronte all'uso.

Perché il bando di Invitalia sulle primule verrà accantonato

Il bando è stato pubblicato il 20 di gennaio, con scadenza il 27, poi rimandata al 3 febbraio. Ad oggi novità non ce ne sono. La scorsa settimana, secondo quanto riporta Repubblica, le Regioni si sono rifiutate di scegliere il componente della commissione che avrebbe deciso, in base al bando, a chi affidare la realizzazione dei padiglioni. Critico il parere della Conferenza delle Regioni, secondo cui le primule non rappresentano una soluzione utile per velocizzare la vaccinazione. L'idea dei padiglioni futuristici progettati dall'architetto Stefano Boeri verrà abbandonata, rimarrà invece il progetto: il logo della primula verrà utilizzato per identificare i centri di vaccinazione, che però saranno predisposti in strutture già esistenti. Caserme, hangar, ma anche asl e parcheggi con spazi ampi. Dovunque si possa alzare un tendone e somministrare il vaccino ai cittadini: meno costi, più rapidità.

Le primule non vedranno mai la luce: troppo costose e poco pratiche

Fin da subito i pareri sul progetto di Arcuri erano stati discordanti. Il primo fattore è il costo: ogni primula costerebbe circa 400mila euro, e considerando che ne sarebbero costruite un numero variabile tra 21 e 1.200, il costo finale si aggirerebbe tra gli 8,4 e i 480 milioni di euro. Se fossero prodotte tutte quelle previste nello scenario migliore, vorrebbe dire investire mezzo miliardo di euro in padiglioni per la vaccinazione. Il bando prevedeva la consegna in 30 giorni, poi prolungata a 45. Meno di due mesi per produrre almeno ventuno strutture rimovibili da 315 mq l'una, trasportarle in tutta Italia, arredarle, testarle e consegnarle. Visto che la vaccinazione procede già a rilento, pensare di correre il rischio di impantanarsi con dei tempi difficilmente rispettabili sembra un'ipotesi decisamente irrealistica. Anche perché, nonostante il bando chiuso da giorni, delle primule di Arcuri non si hanno più notizie. E non è un caso.

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