Che cos’è successo con Vannacci e perché Bersani va a processo
Sull'affaire Vannacci, Pierluigi Bersani non intende fare passi indietro. "Voglio andare al processo", ha assicurato. L'indagine sull'ex segretario del Pd, scattata dopo la denuncia per diffamazione sporta dal generale, si è conclusa con la richiesta della Procura di Ravenna di un decreto penale di condanna per il politico. Che cos'è successo? E perché Bersani potrebbe andare a processo?
Tutto ha inizio lo scorso anno, quando alla festa dell'Unità di Ravenna, il politico aveva commentato così le opinioni espresse da Roberto Vannacci nel suo libro, Il Mondo al Contrario. "Quando leggi quelle robe lì pensi: sciogliamo l'Esercito, sciogliamo le istituzioni, facciamo un grandissimo bar, il bar Italia. Mi resta una domanda: se in quel bar lì è possibile dare dell'anormale a un omosessuale, è possibile dare del coglione a un generale?", aveva domandato Bersani.
L'insulto indiretto non era andato giù al generale, che tramite il suo legale aveva fatto sapere di aver depositato una querela nei confronti del dem. Quelle pronunciate da Bersani sono state "aggressioni verbali palesemente diffamatorie" secondo l'avvocato dell'europarlamentare leghista.
Il linguaggio usato sul palco di Ravenna "non rientra nei limiti della continenza richiesta, scadendo in una volgare offesa gratuita e personale", aveva proseguito il legale, sostenendo fosse espressione di "una presa di posizione gravissima ragionando per mero ‘sentito dire', senza conoscere effettivamente il pensiero del querelante".
A quasi un anno dall'inizio dell'indagine, il pubblico ministero ha chiesto per Bersani un decreto penale di condanna. Si tratta, in sostanza, di una multa comminata all'imputato, che può accettare di pagarla per chiudere velocemente la questione ed evitare così di andare a processo. L'ex leader del Pd però, ha spiegato di voler andare ‘fino in fondo', facendo capire di non essere d'accordo con la richiesta dei pm.
"La mia domanda, ancorché in forma scherzosa ed evidentemente non diretta a offendere Vannacci ma a criticare le opinioni che esprime, era e resta vera e sostanziale: se cioè qualcuno, per di più con le stellette, possa definire anormali degli esseri umani, racchiusi in una categoria, senza che questo venga considerato quantomeno un insulto e non una constatazione", ha scritto sui social. "Se nell'anno di grazia 2024 si decidesse che è possibile ci sarebbe davvero di che preoccuparsi'.
La vicenda dunque, sembra destinata ad arrivare nelle aule del Tribunale. Per ‘impugnare' il decreto penale, Bersani hadue settimane di tempo in cui potrà richiedere il giudizio abbreviato oppure quello immediato. In quest'ultimo non si terrebbe l'udienza preliminare, ma si andrebbe direttamente a processo.
Nelle ultime ore, si sono moltiplicati i messaggi di solidarietà di esponenti del centrosinistra nei confronti di Bersani. "Ha ragione da vendere. Io sto con lui", ha scritto su X l'ex ministro della Salute Roberto Speranza.
Anche secondo la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella, "ha fatto bene Pierluigi Bersani a chiedere di essere processato. Non si comprende come le sue parole su Vannacci debbano essere sanzionate, non si può esprimere un dubbio sulla qualità intellettuale di un politico, quale è Vannacci, che dice sciocchezze a non finire su donne, gay e neri?", ha dichiarato.
Dello stesso avviso l'ex presidente della Camera Laura Boldrini. "Solidarietà a Bersani che dovrà affrontare un processo per diffamazione per avere risposto ad un generale che ha scritto un intero libro e costruito un'intera carriera politica offendendo migliaia di persone", ha affermato. "Vannacci non ha avuto remore a deridere le femministe chiamandole “fattucchiere”, a definire le persone LGBTQIA+ “non normali” e a riservare stigma verso chiunque non coincida con i suoi surreali canoni ma poi non ha esitato a denunciare chi gli ha risposto per le rime. Una ‘libertà di pensiero' bizzarra, a senso unico e che non prevede repliche".