Che cosa vuole davvero Raffaele Fitto? Se lo chiedono in tanti, e non solo all’interno di Forza Italia. Se lo chiede Matteo Renzi, se lo chiede Massimo D’Alema. Già, perché il leader della minoranza (?) interna al partito di Silvio Berlusconi ha lanciato, nelle ultime 48 ore, una serie di pesantissimi attacchi diretti contro l’ex premier. Lunedì scorso, dopo il tracollo elettorale, ha chiesto l’azzeramento di tutti gli incarichi. E oggi è tornato alla carica: “Se le primarie – ha detto a Radio 24 – valgono anche per Berlusconi? Le primarie valgono per tutti all'interno del partito. Il percorso unitario lo si deve fare rispettando e contenendo le posizioni di tutti e valutando anche, e soprattutto, che non sia un ragionamento autoreferenziale tra di noi, ma che ci sono milioni di elettori che non ci votano più e che forse ci sosterrebbero ancora per poco”.
Fitto vuole la metà dei coordinatori regionali – E così, al di là delle risposte da “pompiere” di Silvio Berlusconi, l’europarlamentare pugliese torna alla carica e i suoi fedelissimi lo spalleggiano compatti. Ma a cosa punta, Raffaele? Semplice: stando a chi ogni giorno tesse dietro le quinte la tela dei “fittiani”, dalla saldatura con la minoranza del Pd nella opposizione al Patto del Nazareno alla lotta comune per le preferenze, Fitto per sotterrare l’ascia di guerra chiede l’azzeramento di tutte le cariche all’interno di Forza Italia. Nazionali e locali. Tutto deve essere ridiscusso insieme, l’organigramma deve tenere conto del peso della “minoranza”. Altrimenti? Altrimenti i parlamentari fittiani continueranno a fare di testa loro, disseminando mine pericolosissime sulla strada della legge elettorale e delle riforme costituzionali.
L’obiettivo è scardinare l’asse Berlusconi-Verdini – Dunque Fitto chiede la nomina di coordinatori regionali che non rispondano solo al “cerchio magico” e anche un nuovo organigramma nazionale, per poter contare quando si sceglieranno i “capilista” da blindare alle prossime elezioni. Ad esempio, si chiedono i fittiani: che fine ha fatto il ruolo di coordinatore nazionale che Berlusconi voleva affidare a Giovanni Toti, poi ridimensionato nella funzione di “consigliere politico di Silvio Berlusconi” e spedito all’europarlamento? La sostanza è che questo ruolo continua ad essere svolto, pur senza incarichi ufficiali, da Denis Verdini, nel mirino di Fitto dopo l’alleanza dello scorso anno. Ma c’è un altro fonte aperto. Perchè il ruolo di "centravanti" dovrebbe essere affidato a Matteo Salvini, leader di un altro partito, e non allo stesso Fitto?
Stanchi di essere “spesi” al tavolo del Nazareno – La verità, stando sempre a quanto trapela da fonti autorevolissime, è che Fitto e i fittiani sono stanchi di essere “spesi” da Silvio Berlusconi come fiches da puntare su quel tavolo verde permanente che è diventato il “Patto del Nazareno”. In sostanza Fitto ragionerebbe così con i suoi parlamentari: “I voti sono i nostri, la maggior parte dei deputati e dei senatori sono con noi, perché Berlusconi dovrebbe farsi forte dei nostri consensi nella trattativa con Matteo Renzi? A questo punto, il Pd tratti con noi”.
Ma i soldi, chi ce li mette? Silvio! – Ma Berlusconi continua ad andare avanti per la sua strada e a non curarsi più di tanto del dissenso interno. Il motivo, stando a quanto trapela da ambienti parlamentari, è che Silvio sa benissimo che nessun altro è in grado di sostenere le spese di Forza Italia. Nel solo 2013 il passivo di esercizio del bilancio del partito è stato di 15 milioni di euro, e dunque il disavanzo patrimoniale complessivo ha superato gli 80 milioni. Lo scorso febbraio, Berlusconi ha rimpinguato le casse del partito con un maxi contributo personale di 15 milioni di euro. “Vogliono il partito? E come lo manterrebbero?” sogghignano gli avversari di Fitto. Una domanda che resta ancora senza risposta…