Che cosa pensano i politici della nota del Vaticano contro il ddl Zan
Nessun accordo ancora sulla calendarizzazione del disegno di legge Zan in Senato. Ieri sera la capigruppo si è riunita cercando di fare un punto sulla richiesta di Partito democratico, Movimento Cinque Stelle e Liberi e Uguali di portare il ddl in Aula nella settimana del 13 luglio, ma la situazione rimane in una fase di stallo: dall'altro lato, infatti, Lega e Fratelli d'Italia, dopo la nota del Vaticano, chiedono lo sospendere l'iter. E ancora non è chiarissima la posizione di Italia Viva: sebbene Matteo Renzi attacchi l'ingerenza della Santa Sede, pare che il suo partito ieri abbia tentennato sull'accordo con le ex forze della maggioranza giallorossa. Tutto è stato rimandato al 6 luglio, quando l'Assemblea voterà la calendarizzazione per la settimana successiva. Facciamo quindi un po' di ordine su quanto sta accadendo.
Dopo la nota verbale del Vaticano depositata presso l'ambasciata italiana, in cui si chiede di rivedere il ddl contro l'omotransfobia appellandosi al Concordato, sono esplose le polemiche. E la discussione è arrivata in Parlamento. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha tagliato corto: "Il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale, quindi il Parlamento è libero di discutere, di legiferare". Draghi ha precisato di non voler entrare oltre nel merito di una discussione parlamentare, ma ha sottolineato che l'altro giorno "l'Italia ha anche sottoscritto un documento con altri 16 paesi europei per esprimere preoccupazione su una legge in Ungheria che discrimina in base all'orientamento sessuale".
Ad esprimersi in questo senso sull'indipendenza del processo legislativo e dell'iniziativa parlamentare era stato, prima di Draghi, il presidente della Camera Roberto Fico. Che aveva detto: "Non accettiamo ingerenze, il Parlamento è sovrano e tale rimane". Sulla stessa linea anche lo stesso Alessandro Zan: "Il Parlamento è sovrano, deve essere libero di discutere, non può subire alcuna ingerenza da uno Stato estero".
Renzi: "Le leggi le scrivono i parlamentari, non i cardinali"
Una posizione che di fatto è stata assunta anche da Matteo Renzi, che in un'intervista con Repubblica ha sottolineato che "le leggi le scrivono i parlamentari, non i cardinali", precisando che comunque il ddl Zan "non viola il Concordato e la nota verbale del Vaticano è un errore". E ancora: "Da politico dico che è un autogol, perché riapre uno scontro Stato-Chiesa di cui non si vedeva il bisogno. Come credente sono dispiaciuto per lo scontro tra i pezzi di Vaticano e i pezzi di Cei, come politico difendo la laicità delle istituzioni". Il leader di Italia Viva ha anche affermato che spetterà al Parlamento se cambiare il ddl Zan, specificando che il suo partito ha già votato alla Camera e farà lo stesso in Senato. "Ma suggerisco prudenza: se con il voto segreto va sotto su un emendamento, la legge rischia di essere affossata. Una legge va approvata velocemente: i promotori devono decidere se accettare alcune modifiche con una maggioranza ampia o rischiare a scrutinio segreto su questo testo", ha aggiunto l'ex presidente del Consiglio affermando anche che se fosse lui uno dei promotori "cercherei un consenso largo e mi preoccuperei delle critiche fatte da una parte del Pd su scuola e femminismo".
Salvini: "La libertà vale per tutti, parola della Chiesa su questo tema è fondamentale"
Non tutti sono però d'accordo sulla nota verbale inviata dalla Santa Sede. Il leader della Lega, Matteo Salvini, prima ha ringraziato il Vaticano per il buonsenso, per poi rilasciare un'intervista ad Avvenire in cui ha affermato: "Per me la Libertà, con la L maiuscola, vale sempre e per tutti, non a giorni alterni. La parola della Chiesa per me è fondamentale, su questo e altri temi, come nel caso della libertà educativa e della giusta richiesta di considerazione per le scuole paritarie e cattoliche, per i loro insegnanti e studenti. Purtroppo mi pare che a sinistra, invece, preferiscano censura e bavaglio"