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Le consultazioni per il nuovo governo

Che cos’è lo spread e perché è così importante

Da qualche settimana, lo spread è tornato il protagonista delle cronache politiche ed economiche del Belpaese. Ma che cos’è questo spread e per quale motivo il suo andamento risulta essere così importante da condizionare le sorti della politica italiana e la formazione del nuovo governo? Cerchiamo di spiegare la questione in maniera semplice.
A cura di Charlotte Matteini
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Le consultazioni per il nuovo governo

A distanza di sette anni dal tragico 2011, lo spread torna a essere il protagonista delle cronache politiche ed economiche del Belpaese. Durante il periodo delle trattative per la nascita del governo M5S-Lega, lo spread ha ricominciato a crescere finendo per sfondare quota 323 punti ieri mattina, uno scenario preoccupante e già visto nell'estate del 2011. Le misure inserite nel contratto di governo alla tedesca formulato da Lega e Movimento 5 Stelle hanno prodotto un'agitazione dei mercati, preoccupati per la stabilità dei conti pubblici italiani che avrebbe potuto venire a mancare ma soprattutto preoccupati per una paventata e ipotetica uscita dell'Italia dall'Euro. Nonostante il presidente Mattarella, per arginare la folle corsa dello spread, abbia immediatamente convocato il professor Carlo Cottarelli al Quirinale per affidargli l'incarico di governo dopo la rinuncia al mandato del presidente del Consiglio giallo-blu Giuseppe Conte, lo spread ha continuato ad aumentare incessantemente.

A questo punto, una domanda sorge d'obbligo: ma che cos'è questo spread e per quale motivo è così importante e preoccupa così tanto le istituzioni italiane ed europee? Definizione stringata: lo spread è il differenziale tra il tasso di rendimento dei Btp italiani rispetto ai Bund tedeschi. In altre parole, quel numero espresso in punti base è, nel nostro specifico caso Italia, è una sorta di "prezzo" che i mercati danno al rischio di default del Belpaese in rapporto al Paese considerato più sicuro (la Germania, ndr) e quando si alza significa che gli investitori che hanno in mano le quote del nostro debito pubblico iniziano a vendere sulla base di una previsione, ovvero che l'Italia non riuscirà a saldare i creditori e che diverrà insolvente. In altre parole, lo spread potrebbe essere considerato un indicatore di fiducia dei mercati in un determinato Paese. Con la paventata uscita del Belpaese dall'Eurozona, gli investitori hanno iniziato a vendere i titoli di stato del nostro debito pubblico e lo spread si è alzato.

Che effetti produce l'innalzamento dello spread, in sostanza? Quando le obbligazioni di un Paese vengono vendute sul mercato secondario, il prezzo cala e il tasso di rendimento si alza perché gli investitori considerano quel Btp più rischioso di altri. Per emettere nuove obbligazioni, l'Italia deve adeguarsi al nuovo tasso di rendimento più alto e dunque già solo questo produce effetti sul bilancio dello stato perché gli interessi da pagare a scadenza a chi detiene i nostri Btp aumentano e si parla di variazioni da decine di miliardi di euro (ovviamente in caso di tassi molto alti come nel 2011). Quando però lo spread raggiunge livelli troppo elevati, il Paese è in sostanza considerato "spazzatura" dai mercati e il prezzo delle obbligazioni è così svalutato che nessun investitore le compra più e questo porta lo Stato a non avere più risorse per finanziarsi, andando così in default.

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