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Cgil, Landini chiede al governo di ritirare la riforma fiscale: “Pesa su dipendenti e pensionati”

Al congresso della Cgil, il segretario Maurizio Landini ha criticato duramente la riforma fiscale su cui il governo Meloni sta lavorando. Dalle tre aliquote Irpef alla flat tax per i dipendenti, i sindacati non sono stati consultati e ora intendono mobilitarsi, ha detto Landini.
A cura di Luca Pons
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Per i sindacati la riforma fiscale è "la madre di tutte le battaglie, perché rappresenta il patto sociale e di cittadinanza alla base di qualunque comunità nazionale", e per questo "chiediamo che il governo ritiri la delega fiscale per avviare un confronto di merito con le organizzazioni sindacali sulle scelte", perché "non è più accettabile che le entrate fiscali si reggano di fatto sul lavoro dipendente e pensionati". Lo ha detto Maurizio Landini, segretario della Cgil intervenuto oggi a Rimini sul palco del diciannovesimo congresso del sindacato. Le stesse critiche fatte da Pierpaolo Bombardieri, segretario Uil, ai microfoni di Fanpage.it. La legge delega per la riforma fiscale arriverà domani al Consiglio dei ministri.

Cosa contestano i sindacati della riforma fiscale

Landini ha detto che la Cgil non è d'accordo "né sulla riduzione delle aliquote Irpef, perché va a favorire i redditi più alti, né sulla flat tax che è fuori dalla dimensione della progressività prevista dalla nostra Costituzione". In più, "questi interventi prefigurano una riduzione delle risorse destinate alla scuola e alla sanità" e non c'è il taglio del cuneo fiscale e contributivo "per una vera crescita dei salari".

Per quanto riguarda l'Irpef, "il mancato coinvolgimento del sindacato è ancora più grave: su circa 41 milioni di contribuenti, 22 milioni sono lavoratori dipendenti e 14,5 milioni sono pensionati, un totale di 36 milioni e mezzo di persone, quasi il 90%. A maggiore ragione sarebbe stato doveroso un confronto preventivo".

A proposito di salari, uno dei temi da affrontare per i sindacati è l'introduzione del salario minimo. Oggi la segretaria del Pd, Elly Schlein, proprio su questo punto ha criticato duramente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel primo faccia a faccia alla Camera. Per Landini, serve una legge sul salario minimo "perché sotto certe cifre non è lavoro ma è puro sfruttamento". Allo stesso tempo, bisogna far sì che gli aspetti economici dei contratti collettivi firmati dai sindacati più rappresentativi valgano per tutti.

Le critiche al governo Meloni

Landini ha rivendicato per la Cgil e per i sindacati "il diritto a un confronto preventivo e vero sulle riforme di cui questo Paese ha bisogno" con il governo. Questo, però, "non sta avvenendo, e lo vogliamo dire con chiarezza così non va bene e non intendiamo stare a guardare", ha detto. Perciò, il segretario ha invitato Cisl e Uil a lavorare "insieme", lanciando "già nei prossimi giorni una campagna straordinaria di assemblee nei luoghi di lavoro e sul territorio aperte a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, alle pensionate e ai pensionati, ai giovani, ai cittadini, alle associazioni per discutere e sostenere le nostre proposte".

Finora la maggioranza ha "detto che il sindacato è importante ascoltarlo ma rappresenta interessi di parte, mentre il governo rappresenta l’interesse generale", con una serie di "incontri finti". Queste critiche potranno essere rivolte anche alla stessa Giorgia Meloni, che parteciperà al congresso venerdì 17 marzo. Su questo punto Eliana Como, dirigente della Fiom (che rappresenta i metalmeccanici nella Cgil) ha annunciato l'intenzione di "lasciare la sala quando Meloni sarà annunciata". Landini ha detto però che la presidente del Consiglio è stata invitata "non per galateo istituzionale, ma perché è il momento delle risposte ai bisogni delle persone".

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