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Crisi di Governo 2022

Centrodestra non vuole governare con il M5s e Draghi non va avanti senza: come si risolve la crisi

A poche ore dalla resa dei conti in Parlamento e dal voto di fiducia al Senato la crisi non è scongiurata. La via per evitare la fine del governo Draghi è strettissima. Da una parte Lega e Forza Italia non vogliono governare con il M5s, ma il presidente del Consiglio ha già detto che per lui non c’è un governo senza i 5 Stelle. Draghi potrebbe ritirare le dimissioni solo a patto che ci sia una maggioranza solida.
A cura di Annalisa Cangemi
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C'è suspense e grande apprensione per le sorti dell'esecutivo. Le intenzioni del presidente del Consiglio Mario Draghi sono ancora sconosciute ai più. Niente più di voci o pronostici. Per il resto nulla trapela da Palazzo Chigi e nulla è trapelato dall'ennesimo colloquio che Draghi ha avuto oggi con il Presidente Sergio Mattarella al Quirinale. Chi vorrà scoprire come si risolverà il rebus della crisi dovrà aspettare domani mattina, quando il premier terrà le sue comunicazioni in Senato, alle 9.30. Questa è l'unica certezza, l'orario di inizio della verifica parlamentare che durerà due giorni, con il voto di fiducia alla Camera previsto per giovedì. I reali piani di Draghi sono ancora top secret, e la sensazione è che diversi scenari siano ancora aperti. 

Cosa ha chiesto il centrodestra a Draghi

Il faccia a faccia che Draghi ha avuto con il segretario del Pd Enrico Letta ha fatto storcere il naso al centrodestra di governo, al punto che il premier è stato costretto ad aprire la porta anche agli altri leader della sua maggioranza. E così, dopo una telefonata tra Draghi e Silvio Berlusconi, poco prima delle 20, a Palazzo Chigi sono stati ricevuti il segretario della Lega Matteo Salvini, il vicepresidente di Fi Antonio Tajani, il segretario Udc Lorenzo Cesa e il leader di Nci Maurizio Lupi. Un'ora di colloquio, prima di rientrare a Villa Grande e continuare a ragionare sul da farsi con Silvio Berlusconi. Forza Italia e Lega, anche se tentati dalle elezioni anticipate invocate da Giorgia Meloni, potrebbero rinnovare la fiducia a Mario Draghi, permettendo all'esecutivo di andare avanti, con dei paletti. A patto naturalmente che il M5s sia fuori dalla maggioranza. Salvini e Berlusconi lo stanno ripetendo in tutte le salse, e lo avrebbero anche fatto presente questa sera a Draghi: impossibile rimanere in maggioranza con i pentastellati di Conte. Lega e Forza Italia però avrebbero chiesto esplicitamente alcune modifiche all'agenda di governo, con l'inserimento di alcuni punti programmatici, che vanno dalla pace fiscale alla revisione del reddito di cittadinanza.

Draghi senza i Cinque Stelle non ci sta

Il presidente del Consiglio Draghi, poco prima del voto di fiducia sul decreto Aiuti che ha fatto bruscamente interrompere la sua navigazione – in particolare per la norma sull'inceneritore di Roma malvisto dai pentastellati – aveva avvisato le forze politiche: "Per me non c'è un governo senza 5 Stelle". Era il 12 luglio, appena una settimana fa, e nessuno poteva già allora ignorare i sinistri scricchiolii dell'esecutivo Draghi. Ora però il M5s è restio a scoprire le carte, e dopo un'assemblea congiunta rovente, in cui si è consumato lo scontro tra chi si aspetta a questo punto lo strappo definitivo e chi pensa che un M5s all'opposizione si autorelegherebbe automaticamente in una posizione di marginalità politica e irrilevanza, Conte si è chiuso in un silenzio di riflessione. La linea ufficiale è: "Adesso la decisione spetta a Draghi". Tradotto: ascoltiamo quello che ha da dire il premier, poi si vedrà.

E allora? Con Draghi che, per motivazioni condivisibili, non vuole stare al governo con una maggioranza diversa da quella che lo ha sostenuto fino ad ora, e Lega e Forza Italia che dichiarano di non essere disposte a governare con il M5s e di essere proiettate verso il voto anticipato, la ricomposizione sembra tutt'altro che semplice.

Come si evita la crisi

L'unica via per evitare la crisi pare possa essere offerta a questo punto da una nuova scissione del Movimento Cinque Stelle, una nuova emorragia di ‘fuggiaschi', sicuramente più contenuta rispetto a quella che si è verificata con la rottura di Luigi Di Maio, e che ha portato alla creazione di Insieme per il Futuro. Del resto il M5s, secondo alcuni restroscena e ricostruzioni di figure vicine a Giuseppe Conte, sembrerebbe molto tentato dall'uscita dal governo. E il nuovo divorzio sarebbe già nell'aria, come confermano a Fanpage.it alcune fonti parlamentari, soprattutto alla Camera, dove sarebbero una ventina i parlamentari desiderosi di proseguire l'esperienza del governo guidato da Mario Draghi, determinati a dire addio al M5s, nel caso in cui questo non votasse la fiducia all'esecutivo. Al Senato i pentastellati intenzionati a rompere con il Movimento sarebbero di meno, 5 o 6.

Proprio questa nuova frattura potrebbe andare in soccorso a Draghi: se rimanessero fuori dal governo solo i grillini fedeli a Conte il presidente del Consiglio potrebbe incassare la fiducia delle altre forze politiche, e potrebbe a quel punto andare avanti con un rimpasto, ancora per un po' o fino alla fine della legislatura (questo dipenderebbe anche da Salvini e dalla partita interna al Carroccio). Conclusa la verifica parlamentare Draghi potrebbe quindi contare su una fiducia pienamente rinnovata nei due rami del Parlamento, una maggioranza finalmente solida, senza il M5s ma con il sostegno dei pentastellati ‘governisti', che potrebbero anche raggiungere gli ex colleghi nel gruppo del ministro Di Maio. In questo modo il presidente del Consiglio potrebbe anche affermare di avere ancora dalla sua la maggior parte del M5s, seppur con un'altra casacca.

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Giornalista professionista dal 2014, a Fanpage.it mi occupo soprattutto di politica e dintorni. Sicula doc, ho lasciato Palermo per studiare a Roma. Poi la Capitale mi ha fagocitata. Dopo una laurea in Lettere Moderne e in Editoria e giornalismo ho frequentato il master in giornalismo dell'Università Lumsa. I primi articoli li ho scritti per la rivista della casa editrice 'il Palindromo'. Ho fatto stage a Repubblica.it e alla cronaca nazionale del TG3. Ho vinto il primo premio al concorso giornalistico nazionale 'Ilaria Rambaldi' con l'inchiesta 'Viaggio nell'isola dei petrolchimici', un lavoro sugli impianti industriali siciliani situati in zone ad alto rischio sismico, pubblicato da RE Le Inchieste di Repubblica.it. Come videomaker ho lavorato a La7, nel programma televisivo Tagadà.
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