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Centrodestra diviso sulla tassa sugli extraprofitti delle banche, come potrebbe cambiare la legge

La tassa sugli extraprofitti delle banche divide il governo: Lega e Fratelli d’Italia spingono per l’approvazione, mentre Forza Italia vuole ridurre la portata della misura.
A cura di Andrea Miniutti
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Domani sarà il termine ultimo per presentare in Senato gli emendamenti al decreto Asset (o Omnibus), che – oltre ad intervenire su caro voli, taxi e granchio blu – riguarderà pure la tassa sugli extraprofitti delle banche. Si tratta di una misura che era stata annunciata un mese fa dal ministro Matteo Salvini: un'aliquota al 40% per intervenire sui guadagni che gli istituti di credito hanno ottenuto in seguito al rialzo dei tassi di interesse. La misura porterebbe nelle casse dello Stato circa 3 miliardi di euro, soldi che secondo il vicepremier verrebbero trasformati in "aiuto per i mutui per la prima casa e taglio delle tasse" come provvedimenti all'interno della manovra finanziaria.

Inoltre, la tassa sugli extraprofitti delle banche potrebbe essere accompagnata da un'aliquota minima per le multinazionali (minimum tax), un intervento già approvato dal Consiglio Europeo che prevede una tassa del 15% applicata alle grandi società con introiti superiori a 750 milioni di euro all'anno.

Tuttavia, la tassa sugli extraprofitti delle banche non è stata gradita da tutta la maggioranza. Se Fratelli d'Italia e Lega si son fatti promotori del provvedimento, a tirare il freno c'è stata Forza Italia, che ha chiesto delle modifiche. Il segretario azzurro Antonio Tajani vuole intervenire sul target della misura: "Innanzitutto chiediamo di escludere dalla tassazione quelle banche che non sono sotto il controllo della Bce. Sono i piccoli istituti. Sono le banche di prossimità. Quelle che raccolgono soprattutto al Centro-Sud i risparmi degli italiani e che sono più vicine alle esigenze di famiglie e imprese". Poi, per il ministro degli Esteri sono necessari altri tre interventi: l'esclusione dall'imponibile dei titoli di Stato detenuti dalle banche, l'introduzione della deducibilità della tassa (forse al 50%) e la garanzia che sia una misura una tantum.

I malumori per la tassazione degli extraprofitti sono arrivati anche dai territori in mano alla maggioranza. Ad esempio, Giovanni Toti, governatore della Liguria e leader di Italia al Centro, ha criticato la misura: "La manovra sugli extraprofitti delle banche tassati per il 40% in modo retroattivo non mi convince. Non è cosa da liberali, ma da marxisti. Il passo successivo è la patrimoniale".

Anche l'opposizione dell'ex Terzo Polo si è fatta sentire. Carlo Calenda, leader di Azione, ha parlato di "un pericoloso precedente" e ha espresso dubbi sul fatto che "questa norma possa essere compatibile con il diritto europeo". Invece, il senatore Davide Faraone (Italia Viva) l'ha definita "un’idea da pianificazione sovietica", una situazione che – nonostante l'evidente guadagno delle banche a discapito delle famiglie italiane – "non può giustificare in alcun modo questo colpo a freddo del governo".

A sostegno della misura si è invece schierato Giuseppe Conte. Tuttavia, il leader pentastellato ha comunque rimproverato il governo: "Da marzo il M5s chiede un intervento sugli extraprofitti accumulati dalle banche per prendere da lì le risorse per sostenere i cittadini alle prese con rincari e caro-mutui. Sono passati cinque mesi e il Consiglio dei ministri si accorge dell'emergenza, quando le famiglie sono già in ginocchio da troppo tempo". Ha poi invitato l'esecutivo a estendere la misura anche al settore delle assicurazioni e alle aziende farmaceutiche e belliche. Tramite una nota anche Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, si è espresso rimarcando la stessa linea del Movimento:

Le società energetiche, farmaceutiche e bancarie hanno ammassato enormi ricchezze a spese dei cittadini italiani. È cruciale che queste aziende restituiscano equamente alla società in cui operano, mediante una tassa appropriata sugli extraprofitti. Non si tratta solo di equità fiscale, ma anche di garantire una distribuzione delle risorse finanziarie che favorisca tutti i cittadini.

Invece, il Partito Democratico è stato molto più timido a riguardo. Andrea Orlando, uno degli esponenti dem più a sinistra, ha commentato così: "Il governo accoglie la nostra proposta di un contributo di solidarietà a carico delle banche, tassando gli extraprofitti accumulati in seguito all'aumento dei tassi Bce, a favore di famiglie e imprese alle prese con la stangata sui mutui". Mentre dagli altri esponenti si è sentito ben poco.

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