Centri per migranti in Albania, governo non dice quando apriranno e dà la colpa dei ritardi al caldo
Il ministro dell'Interno Piantedosi ha risposto a un'interrogazione del Pd sull'apertura dei centri per migranti in Albania, che secondo il cronoprogramma, già rivisto più volte in precedenza, avrebbero dovuto essere operativi dal 1 agosto, come annunciato dalla stessa premier Meloni.
I parlamentari dem Bonafè, Cuperlo, Fornaro, Mauri, Amendola, Orfini, Boldrini, Ghio, Ferrari, Casu chiedono ora al ministro quando le strutture per i migranti in Albania, che costeranno più di 800 milioni di euro, previste dal Protocollo tra il Governo italiano e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania, che dovevano aprire "non oltre il 20 maggio", saranno completamente attivo e quali sono le ragioni di questi ritardi, "che hanno peraltro distolto le forze di Polizia, mandate a sorvegliare il sito del porto non attivo, dall'ordinario servizio in Italia". Per il Pd l'accordo Italia-Albania viola i diritti umani e determina un enorme spreco di denaro pubblico.
Il ministro ha risposto così: "I dati degli arrivi sui migranti via mare, -63% rispetto al 2023, e -20% rispetto al 2022 dimostrano i risultati del governo. In questo contesto il Protocollo sottoscritto con l'Albania risponde perfettamente alle esigenze di prevenzione e contrasto dei flussi migratori irregolari e al contestuale rafforzamento del sistema di sicurezza del territorio nazionale. L'obiettivo che si intende perseguire con il Protocollo – ha ricordato il titolare del Viminale – è quello di gestire un cospicuo numero di procedure accelerate di frontiera che, a partire dal gennaio del 2026 costituiranno un obbligo per gli Stati membri in virtù del Nuovo Patto sull'immigrazione e l'asilo. L'attenzione riservata pubblicamente al progetto da 15 Paesi europei e dalla stessa Unione europea è la maggiore riprova del valore, sperimentale e innovativo, di una iniziativa che si prefigge di contrastare l'immigrazione illegale senza incidere sulle garanzie dei diritti fondamentali delle persone".
"Il costo complessivo del progetto è riferito all'arco dei 5 anni, parliamo di 160 milioni di euro all'anno. L'investimento consentirà di abbattere le spese della gestione sull'accoglienza che ad oggi sono pari a circa 1 miliardo e 700 milioni di euro all'anno, che il governo ha ereditato da epoche precedenti caratterizzate da arrivi massicci e incontrollati di migranti. L'attuazione del progetto ha subito ritardi di alcune settimane per problemi tecnici legati alle condizioni geologiche del terreno che hanno richiesto un'attività di verifica e consolidamento, e all'ondata prolungata di caldo che ha determinato necessari rallentamenti dei lavori a tutela della salute dei lavoratori impegnati sul posto".
La replica del Pd
"Il Pd interroga il ministro Piantedosi per conoscere i tempi per l'apertura dei centri per i migranti in Albania e lui non risponde. Persino la Presidente Meloni e il sottosegretario Mantovano hanno ammesso i continui slittamenti dei tempi per l'apertura, che era prevista per il 20 maggio. Oggi invece il ministro sembra sia stato colpito da un'amnesia fulminante", ha detto il deputato del Pd Matteo Mauri intervenendo in Aula alla Camera in replica al question time sui ritardi nella realizzazione dei Centri per i migranti in Albania.
"Il ministro Piantedosi poi ha provato a dire che le spese per l'Albania abbatterebbero le spese di gestione dell'accoglienza. Una vera assurdità, una vera e presa in giro perché è evidente a tutti che quei soldi vengono buttati via per fare una cosa inutile, oltre che censurabile per il rispetto dei diritti umani. Cioè vengono sprecati per un'operazione di pura propaganda!", ha proseguito Mauri.
"Una notizia nuova, però, il Ministro Piantedosi involontariamente l'ha data: i costi sono lievitati a 160 milioni l'anno, cioè 800 milioni totali. Ben 150 milioni in più di quelli preventivati. Una cosa veramente assurda. Invece di investire in Albania il Governo dovrebbe usare quelle risorse per le forze dell'ordine e per il sistema di accoglienza, di integrazione e inclusione", ha detto la vicepresidente del gruppo Pd alla Camera Simona Bonafè, che ha illustrato l'interrogazione a Piantedosi.