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Centri in Albania, il governo ci riprova: partita la nave Libra con 40 migranti a bordo

È partita da Brindisi la nave della Marina militare Libra con a bordo 40 migranti, diretti a Gjader in Albania, dopo l’approvazione del decreto che ha consentito il trasferimento non solo dei richiedenti asilo intercettati in mare, ma anche degli irregolari destinatari di un provvedimento di espulsione, trasformando i centri albanesi (finora vuoti) in cpr.
A cura di Giulia Casula
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È partita da Brindisi la nave della Marina militare Libra con a bordo 40 persone e diretta al porto di Shengjin, in Albania. Lì i migranti verranno trasferiti a Gjader, nel centro di permanenza e rimpatriato allestito dal governo italiano. Si tratterebbe di cittadini di diversa nazionalità che nei giorni scorsi erano stati portati nel Cpr di Brindisi, a Restinco, e per i quali il governo ha disposto il trasferimento nella struttura in Albania.

Quella di oggi è la quarta partenza nell'ambito del protocollo Roma-Tirana, dopo che i tre precedenti tentativi erano andati a vuoto a causa della mancata convalida del trattenimento da parte dei giudici italiani. Il governo Meloni non vuole rimanere fermo, in attesa del pronunciamento della Corte di giustizia europea (che dovrà risolvere l'impasse sulla lista dei Paesi sicuri) e ha deciso di attivarsi per non lasciare le strutture albanesi inutilizzate.

Questa decisione è stata resa possibile dopo l'approvazione del decreto dello scorso 28 marzo che ha consentito il trasferimento in territorio albanese non più solo dei richiedenti asilo intercettati in mare, ma anche dei migranti destinatari di un decreto di espulsione, per i quali è stata disposta la permanenza in un Cpr. Un tentativo, da parte del governo, di mettere in funzione i centri albanesi finora mai davvero partiti e ancora vuoti.

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, nella conferenza stampa a margine del Consiglio dei ministri, ha spiegato come il decreto Albania consentirà "di dare immediata riattivazione al centro di Gjader che non perde le sue funzioni", ma verrà trasformato in un cpr pronto per accogliere anche i migranti in attesa di rimpatrio provenienti dall'Italia.

Il segretario di Più Europa Riccardo Magi ha bocciato l'operazione Albania come "il più grande flop di Giorgia Meloni pagato interamente dai contribuenti italiani per una propaganda elettorale permanente sadica, crudele e inutile. Non basterà cambiare la destinazione d'uso in Cpr dei centri albanesi per nascondere il fallimento di questa operazione. Restano tutte le criticità legate alla detenzione di queste persone, che non potranno avere tutela legale adeguata e assistenza medica necessaria", ha aggounto. Tutto questo farà ripartire la spola tra Italia e Albania: Meloni prenda atto del fallimento e metta fine a questa esperienza. I centri in Albania non hanno funzionato, non funzionano e non funzioneranno".

L'avvocato della Corte Ue: "Gli Stati possono scegliere Paesi sicuri, ma giudici valutano"

Nel frattempo ieri, è arrivato il parere non vincolante che l'avvocato Richard de la Tour ha presentato davanti alla CGUE in merito all'applicazione dell'accordo Italia-Albania. Uno Stato membro dell'Ue "può designare un Paese terzo come Paese d'origine sicuro tramite un atto legislativo ma deve rendere accessibili le fonti su cui tale designazione si basa, affinché sia possibile un controllo giurisdizionale effettivo", ha stabilito il legale.

Allo stesso tempo, i giudici possono valutare la scelta. Questi, chiamati a esaminare un ricorso contro il rifiuto di una domanda di protezione internazionale devono avere accesso alle "fonti d'informazione" su cui si basa la decisione di considerare un Paese terzo come sicuro. Il semplice fatto che "un Paese terzo sia designato come Paese d'origine sicuro" tramite decreto "non può avere la conseguenza di sottrarlo ad un controllo di legittimità", ha scritto la Tour.

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