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Cedolare secca, in aumento le adesioni: ora è possibile anche quando l’inquilino è un’impresa

Nel 2023 il trend sulla cedolare secca torna a crescere. Considerando solo l’Irpef il vantaggio fiscale è di circa 2,5 miliardi di euro. Intanto la Corte costituzionale apre le porte anche agli inquilini “in regime di impresa e società”. E l’Agenzia delle entrate chiarisce la “nuova” cedolare secca per gli affitti brevi: sarà al 26%, ma solo a partire dalla seconda abitazione.
A cura di Luca Capponi
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La cedolare secca sugli affitti torna ad avere un trend in crescita dopo due anni di rallentamenti. Vale sia per l'aumento delle adesioni che per il maggior risparmio fiscale. È quanto emerge dalle ultime statistiche sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2023. Ma la crescita potrebbe aumentare ancora in virtù di una sentenza della Corte costituzionale, che martedì scorso ha dato il via libera alla cedolare secca anche quando l'inquilino è un'impresa o una società. Non si conoscono ancora, invece, gli effetti della nuova aliquota al 26% (e non più al 21%) sugli affitti brevi, che è scattata lo scorso 1° gennaio.

La cedolare secca è un'opzione concessa a chi percepisce redditi dalla locazione di immobili di pagare un'imposta unica, che sostituisce l'Irpef e le imposte addizionali locali (comunali e regionali). Permette inoltre di non pagare l’imposta di registro e l’imposta di bollo, che sono normalmente dovute per registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione. Le dichiarazioni dei redditi presentate nel 2023 riportano innanzitutto un aumento del numero dei locatori che applicano la cedolare secca. Il totale adesso è di 2,8 milioni, il 3% in più rispetto allo scorso anno. La cedolare secca prevede un'aliquota del 21% in regime di libero mercato per gli affitti stipulati con contratto 4+4 (quattro anni, più altrettanti di rinnovo) e invece un regime calmierato con aliquota del 10% per gli affitti 3+2. Entrambe queste voci registrano una crescita: nel primo caso il totale dei canoni è salito a 12,8 miliardi (+7,19% annuo), nel secondo siamo a 6,8 miliardi (+9,8%).

In entrambi i casi si parla ovviamente di affitti lunghi, visto che – come recentemente chiarito dall'Agenzia delle entrateper quelli brevi l'aliquota è del 26%. Quest'ultima aliquota è attiva dal 1° gennaio di quest'anno, quando la legge di bilancio ha sancito che per gli affitti inferiori ai 30 giorni si applicasse una tassazione più elevata, appunto del 26%. Tale quota si applica però solo a partire dalla seconda locazione e fino alla quarta. Per cui chi affitta solo un'abitazione godrà ancora dell'aliquota al 21%. A partire dalla quinta abitazione, invece, c'è l'obbligo di aprire partita Iva.

È in crescita anche il risparmio fiscale per i locatori, visto che – solo considerando l'Irpef – si calcola un vantaggio fiscale di circa 2,5 miliardi di euro. E bisogna considerare che il totale sarà sicuramente più alto, considerando che la cedolare secca esonera anche dal pagamento delle addizionali e delle imposte di registro e di bollo. Tutti questi numeri sono destinati a crescere visto che martedì scorso la Corte costituzionale ha allargato la platea dei beneficiari, aprendo le porte anche ai locatari (cioè gli inquilini) "in regime di impresa". La Corte ha infatti stabilito che l’esclusione dalla cedolare secca deve essere riferita, esclusivamente, "alle locazioni di unità immobiliari effettuate dal locatore nell’esercizio della sua attività di impresa o della sua arte/professione". È invece irrilevante "la qualità del conduttore", così come il fatto che i locali dati ad uso abitativo siano poi usati anche per l'attività lavorativa del conduttore.

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