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C’è il Covid, ma l’Agenas non rinnova: ministero della Salute lascia senza lavoro 70 precari

L’Agenzia ha deciso di non prorogare i contratti in scadenza il 31 dicembre. Proprio mentre i compiti stanno aumentando, a causa della pandemia. E nonostante abbia assunto collaboratori negli ultimi mesi. I sindacati si mobilitano: presidio il 4 gennaio. Mentre Speranza non risponde a un’interrogazione.
A cura di Stefano Iannaccone
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di Stefano Iannaccone e Carmine Gazzanni

Un mancato rinnovo contrattuale, in piena pandemia, per una struttura collegata al Ministero della Salute. Un licenziamento mascherato che tradisce la promessa di stabilizzazione ventilata nei mesi scorsi. Senza nemmeno una proroga in questa fase. Una decisione che “regala” un inizio 2021 da incubo per decine di famiglie. E sorprende ancora di più, perché non è relativa a un’azienda privata in difficoltà, ma riguarda l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), particolarmente sotto i riflettori in questi mesi, proprio per le funzioni che svolge: è un ente pubblico, non economico, che opera sotto la vigilanza del Ministero guidato da Roberto Speranza. Quello che è stato più sotto pressione nel 2020, a causa della Covid-19.

L’Agenas, infatti, viene sempre citata come fonte per il computo totale dei posti letto e delle terapie intensive disponibili in Italia. I sindacati hanno così promosso una protesta: il 4 gennaio hanno convocato un presidio di fronte alla sede del Ministero, mentre il 22 gennaio è stato annunciato uno sciopero. “Un’azione estrema per evitare il disastro di un’emorragia di competenze e il dramma dei licenziamenti”, scrivono, in una nota congiunta, i segretari regionali Giancarlo Cenciarelli (Fp Cgil Roma), Roberto Chierchia (Cisl Fp Lazio) e Sandro Bernardini (Uil Fpl Roma e Lazio). Cenciarelli aggiunge a Fanpage.it: “Viene un dubbio che si voglia puntare, per alcune tipologie di lavoro, su una flessibilità ulteriore. Sarebbe una scelta pessima”.

Perché, come se non bastasse, l’Agenas negli ultimi mesi ha pubblicato avvisi per la selezione di vari profili e assegnato consulenze, a conferma che il lavoro non manca. Mai come in questo periodo, probabilmente. “L’aspetto più incredibile è che in una Legge di Bilancio, con tante risorse disperse in mille rivoli, non ci sia stato spazio per stabilizzare settanta lavoratori precari”, dice a Fanpage.it la senatrice di Forza Italia, Maria Rizzotti, che ha presentato un’interrogazione al Senato, rivolgendola a Speranza e alla ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, parte in causa visto che sono lavoratori del settore pubblico.

Parliamo – evidenzia la parlamentare azzurra – di professionisti che svolgono funzioni importanti nell’agenzia da almeno dieci anni. Quindi oltre all’esperienza hanno acquisito competenze preziose che andrebbero valorizzate, ancora di più in questo periodo”. E invece cosa succede? “Un ministro come Speranza, che dovrebbe tutelare i precari, non dice nulla sul mancato rinnovo contrattuale di settanta lavoratori. Ed è scandaloso che i vertici dell’Agenas non abbiano speso una parola in difesa di professionalità che da anni svolgono il loro lavoro in modo egregio”, chiosa Rizzotti. C'è da dire, peraltro, che nel complicato rapporto di lavoro con l’agenzia, i precari avevano ottenuto, nel 2019, un piccolo risultato: i loro contratti di collaborazione continuativa si erano tramutati in contratti a tempo determinato. E alla scadenza, nei mesi scorsi, hanno ottenuto una proroga fino al 31 dicembre. Solo che all’avvicinarsi di questa data non c’è stata la stabilizzazione: anzi è arrivato l’annuncio del mancato rinnovo.

I sindacati Fp Cgil Roma, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio hanno lanciato un affondo congiunto: “Non c’è logica organizzativa, né rispetto per le competenze e per il lavoro altamente qualificato che, anche a dispetto delle condizioni contrattuali, questi lavoratori stanno svolgendo all’interno di una agenzia pubblica strategica come l’Agenas”. “L’indifferenza del dg Domenico Mantoan, così come l’inerzia del Ministero della Salute, sono imbarazzanti e preoccupanti”, hanno dichiarato Cenciarelli, Chierchia e Bernardini, leader regionali delle tre sigle.

Anche perché nel frattempo i contratti di consulenza e collaborazione, come detto, non mancano: nel 2020 – secondo i dati riportati nella sezione "amministrazione trasparente" se ne contano ben 39 (si viaggia in media attorno alle 30/40mila euro di retribuzione), tutti firmati con "delibera del direttore", di cui 27 direttamente riguardanti la Direzione generale. Parliamo di incarichi certamente fondamentali dato che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno per oggetto questioni legate al Covid-19. Resta, però, la domanda: è mai possibile che nessuno dei precari avrebbe potuto assolvere al ruolo per cui è stato necessario prevedere un nuovo consulente? Dubbi leciti, rivolti direttamente all'Agenzia da Fanpage.it, ma senza che sia giunta alcuna risposta.

Ma quali sono i compiti dell’Agenas? L’Agenzia “si configura come organo tecnico-scientifico del Sistema sanitario nazionale (Ssn) e svolge attività di ricerca e di supporto nei confronti del Ministro della Salute, delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e Bolzano”, si legge sul sito ufficiale. L’Agenas è quindi il “punto di raccordo tra il livello centrale, regionale e aziendale”, in quanto “assicura il proprio supporto tecnico-operativo alle Regioni e alle singole aziende sanitarie in ambito organizzativo, gestionale, economico, finanziario e contabile, in tema di efficacia degli interventi sanitari, nonché di qualità, sicurezza e umanizzazione delle cure”.

La recente storia dell’agenzia è stata caratterizzata dallo spoil system, operato da Speranza: a dicembre 2019, è arrivata la rimozione del direttore generale Francesco Bevere, entrato in carica nel 2014, con il governo Renzi e quando al la ministra era Beatrice Lorenzin. Nell’agosto 2019 era stato riconfermato da Giulia Grillo, allora ministra dell’esecutivo gialloverde. La nascita del Conte 2 ha portato a un rovesciamento dei vertici: nel dicembre del 2019, sollevando perplessità delle Regioni. Il braccio di ferro è stato vinto da Speranza, che ha provveduto prima al commissariamento dell’Agenas e poi alla nomina del nuovo dg, Domenico Mantoan, ex presidente dell’Aifa, che ha costruito la sua carriera come dg dell’Area Sanità sociale. Un passaggio connesso alla volontà di avere maggiore controllo, da parte di Speranza, sull’agenzia, in favore di un maggiore accentramento rispetto al passato.

Il problema del precariato, comunque, non nasce certo oggi. Una buona parte del personale Agenas è da anni precario. In alcuni casi si va anche di rapporti più che decennali. Si è trattato, per la maggior parte, di contratti di collaborazioni: solo nell’ultimo anno, e in seguito al superamento di una prova a evidenza pubblica, bandita nel novembre 2019, sono stati sottoscritti dei contratti a tempo determinato. “In merito – si legge nell’interrogazione depositata al Senato – occorre aggiungere che, nonostante il rapporto di lavoro formalmente autonomo, le lavoratrici e i lavoratori hanno tuttavia sopperito, seppur in condizioni di massima precarietà, e sempre garantendo dedizione e professionalità nella prestazione, a un fabbisogno organico di natura strutturale e non di certo congiunturale”. Insomma, il loro apporto non era dettato da contingenze, ma da una carenza di personale di fondo. E ora si abbatte anche la mannaia dei tagli.

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