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Catalfo a Fanpage: “Tutelare tutti i lavoratori, non solo una parte. Serve salario minimo dignitoso”

“Le leggi si fanno in Parlamento, ma chi sta in Parlamento deve rappresentare i cittadini. Sentiamo quindi cosa pensano i lavoratori italiani, è giusto ascoltare la loro voce”, lo dice l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, parlando in un’intervista con Fanpage.it della raccolta firme sul salario minimo.
A cura di Annalisa Girardi
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L'obiettivo è quello di raccogliere un milione di firme a favore del salario minimo. E a giudicare dai numeri ottenuti in soli due giorni, non sembra una meta così irraggiungibile: a sottoscrivere l'iniziativa delle opposizioni, che chiedono da mesi un salario minimo legale a nove euro l'ora, sono già oltre duecentomila persone. "Ascoltare cittadini e lavoratori è fondamentale", afferma l'ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo in un'intervista con Fanpage.it.

L'esponente del Movimento Cinque Stelle, sottolinea come ci siano oltre tre milioni e mezzo di lavoratori che attualmente, pur essendo coperti da un contratto collettivo nazionale, guadagnano meno di nove euro l'ora. E ribadisce che una soglia minima, nonostante ciò che dice la maggioranza, non rischierà di abbassare lo stipendio a chi oggi guadagna di più.

Dopo l'incontro a Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio ha continuato a insistere sulla contrapposizione tra salario minimo e contrattazione collettiva. Le opposizioni dicono invece che non c'è alcun contrasto, come stanno le cose?

Giorgia Meloni sbaglia. L'articolo 2 del nostro disegno di legge rafforza la contrattazione. Per definire una retribuzione proporzionata e sufficiente ai sensi dell'articolo 36 della Costituzione, c'è scritto nel testo della proposta di legge, si deve guardare ai contratti collettivi nazionali stipulati dai sindacati e dai datori di lavoro comparativamente più rappresentativi a livello nazionale. Sentendo la premier parlare ho avuto il dubbio che proprio non avesse chiaro l'obiettivo della nostra proposta, in quanto quella soglia minima che noi individuiamo entra in gioco solo nel caso in cui il suddetto contratto collettivo abbia un trattamento minimo inferiore ai nove euro l'ora. Insomma, è una soglia dignitosa.

La maggioranza dice che introducendo una soglia minima c'è comunque il rischio che molti contratti, già oltre quella cifra, si abbassino…

Non è così, è l'esatto contrario. Noi diciamo che il trattamento economico complessivo e il trattamento economico minimo dei contratti collettivi nazionali sono il punto di riferimento, sono cioè le cifre che bisogna applicare per tutti i lavoratori. La soglia dei nove euro si attiva solo se quei contratti hanno un trattamento economico minimo troppo basso: ad esempio, per quello dei servizi fiduciari della vigilanza, che non garantisce una retribuzione dignitosa, si attiva la soglia. Ma se c'è un contratto che ha un trattamento minimo di 10 euro l'ora, per quello non cambia nulla. Quel contratto non si tocca e rimane ciò a cui fare riferimento,  nel senso che non si potranno fare nuovi contratti inferiori ai 10 euro l'ora. I contratti collettivi troppo bassi ci sono, soprattuto nel settore dei servizi e del turismo, ma anche nel commercio. Sono circa 3,6 milioni di lavoratori che stanno al di sotto della soglia dei nove euro. Bisogna intervenire su questi.

Nunzia Catalfo e Giuseppe Conte arrivano all'incontro sul salario minimo a Palazzo Chigi.
Nunzia Catalfo e Giuseppe Conte arrivano all'incontro sul salario minimo a Palazzo Chigi.

Cosa pensa della proposta di Meloni di coinvolgere il Cnel?

A me ha stupito molto, perché quell'incontro era l'occasione per entrare nel merito della questione. Così non è stato. Ci sono già stati diversi mesi di discussione in commissione alla Camera e tante audizioni, fra cui anche quella dei rappresentanti del Cnel. Il fatto che si rimandi ancora la discussione dimostra plasticamente che il governo non ha un'idea precisa su come affrontare il problema del lavoro povero. Il Cnel ha le sue funzioni, è un organo costituzionale che viene ascoltato dalle Camere e i suoi pareri vengono tenuti in considerazione, ma poi è il Parlamento a dover decidere. La nostra proposta è sul tavolo, quella di Meloni & Co. qual è?

Da questo percorso con il Cnel vi aspettate che possa arrivare una soluzione?

È una domanda a cui potremo rispondere solo quando vedremo le carte, ma i presupposti non sono dei migliori: lo stesso presidente Brunetta si è detto apertamente contrario a questa misura. Una cosa deve essere chiara: non siamo disponibili ad ulteriori perdite di tempo e a compromessi al ribasso. In Italia i salari sono schiacciati dall’inflazione e, come confermato dai dati dell'Ocse, negli ultimi trent'anni sono diminuiti del 2,9% mentre in tutti gli altri Paesi sono aumentati. Si tratta di attuare l'art. 36 della Costituzione e tutelare tutti – e sottolineo tutti – i lavoratori, non solo una parte come ho sentito vorrebbe fare la maggioranza.

Qual è l'obiettivo della raccolta firme che avete lanciato con le altre opposizioni?

L'obiettivo è raccogliere quante più firme possibili. Ascoltare e coinvolgere i cittadini e i lavoratori è un dovere per chi siede in Parlamento. A giudicare dalla risposta di questi primi giorni, in cui è stato tagliato il traguardo delle 200mila firme, mi sembra che quello del salario minimo sia un tema molto sentito da tutti. Soprattutto, ci tengo a dirlo, da alcune fasce della popolazione: i giovani, che spesso hanno a lungo salari bassi, e le donne che durante il Covid sono state colpite di più, lavorando nei settori più a rischio come quello dei servizi. È per tutti loro che dobbiamo intervenire: spero che Meloni e la sua maggioranza non restino sordi.

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