Cassazione: “L’immigrato irregolare che ha gravi problemi di salute non va espulso”
Se un immigrato che si trova in Italia senza permesso di soggiorno soffre di seri problemi di salute non si può procedere all'espulsione. Il principio è stato stabilito dalla sesta sezione civile della corte di Cassazione, secondo cui "la garanzia del diritto fondamentale alla salute del cittadino straniero, che comunque si trovi nel territorio nazionale, impedisce l'espulsione nei confronti di colui che dall'immediata esecuzione del provvedimento potrebbe subire un irreparabile pregiudizio". La sentenza, la 13252 che è stata depositata oggi, prevede che la garanzia del diritto alla salute comprenda "non solo le prestazioni di pronto soccorso e di medicina d'urgenza, ma anche tutte le altre prestazioni essenziali per la vita".
Il caso oggetto della pronuncia della Suprema corte riguardava una cittadina peruviana. La donna aveva presentato ricorso al giudice di pace di Roma contro il decreto di espulsione emesso nei suoi confronti dal prefetto. Ricorso che, però, era stato respinto. La signora peruviana era da poco stata sottoposta ad un intervento chirurgico di asportazione di ovaie, tuba, utero a causa di un tumore. Un'operazione che prevedeva un decorso post operatorio piuttosto rigido e complesso, che sicuramente poneva diversi ostacoli alla procedura d'espulsione. Il giudice di pace di Roma, però, si era limitato a stabilire che la ricorrente non aveva chiesto "alcun permesso in merito". Per questo motivo la donna si è quindi rivolta alla corte di Cassazione. I giudici di legittimità hanno dichiarato fondato il ricorso e annullato la sentenza con rinvio, stabilendo il principio della preminenza del diritto alla salute sui procedimenti di espulsione. Principio di cui adesso il giudice di pace dovrà tener conto nel riesaminare il caso.