Cassa integrazione, orari flessibili e smart working: il mondo del lavoro alle prese con il caldo
Questa ondata di calore, lo sappiamo, non è un evento anomalo. È l'effetto concreto del clima che cambia e, se non agiamo per contrastare questo cambiamento, le cose non andranno meglio in futuro. Ecco perché tanti dei protocolli che si stanno attivando in queste settimane sul lavoro, potrebbero diventare presto la normalità. Non c'è solo la cassa integrazione, che l'Inps ha ricordato può essere richiesta sopra i 35 gradifanpag per tutti quei lavori che sono impossibili da svolgere se non sotto il Sole. Confidustria ha anche proposto di attivare lo smart working come fatto durante la pandemia di Covid.
"Stiamo vivendo una situazione di emergenza? Sì. C'è un aumento di morti su lavoro? Purtroppo, sì. E non sono io a dirlo, ma l'Istat che certifica un incremento del 15% dei decessi. Allora bisogna trovare subito le soluzioni. Adesso, non a settembre, quando il problema sarà superato. La prima risposta per me è interrompere il lavoro quando si supera la soglia dei 33 gradi", ha detto il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, in un'intervista a Repubblica.
In alcune Regioni del Mezzogiorno il lavoro nei campi è già stato sospeso. In alcuni casi solo nelle ore più calde, dove possibile c'è stato lo stop totale e il ricorso alla cassa integrazione. Ma non è solo l'agricoltura a correre ai ripari: anche nelle fabbriche si sta pensando di cambiare l'organizzazione del lavoro, per fermarsi più a lungo nelle ore più calde e riprendere l'attività quando le temperature si abbassano. E in alcuni cantieri (il comparto dell'edilizia è tra quelli che si trovano più in difficoltà a causa dell'ondata di calore) si lavora solo di notte.
Ma anche negli uffici la situazione non è sempre semplice. Specialmente in quelli della Pubblica amministrazione, dove i tagli alle spese degli ultimi anni spesso hanno costretto il personale a rimanere con condizionatori vecchi e malfunzionanti. Così ora si pensa di ricorrere allo smart working, nel caso in cui il disagio sia troppo elevato.
"Bisogna considerare quali sono le categorie più esposte. Penso agli agricoli, ai riders, ai camionisti e gli autisti, oltre a chi lavora nei cantieri edili. Penso a chi è esposto al sole. Se si superano i 33 gradi l'attività si ferma. Poi si può decidere se applicare la cassa integrazione oppure rimodulare gli orari, recuperando quello che si è perso in un altro momento. Il principio è semplice: chi presta la propria attività in alcuni comparti si deve fermare nelle ore più calde", ha ribadito Bombardieri. I sindacati incontreranno martedì prossimo la ministra del Lavoro, Marina Calderone. Con la quale cercheranno delle soluzioni che possano tutelare tutti i lavoratori colpiti da Caronte.