Caso Trentini, Marco Cappato e Mina Welby sono stati assolti
Marco Cappato e Mina Welby sono stati assolti dalla corte di assise di Massa per la morte di Davide Trentini. Oggi il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 3 anni e 4 mesi di carcere. Cappato e Welby erano accusato di istigazione e aiuto al suicidio per aver aiutato Trentini, 53enne malato di Sla, a raggiungere una clinica in Svizzera, dove è morto lo scorso 13 aprile 2017. "Attendiamo la sentenza con rispetto, qualunque sia l'esito. Ma rifarei esattamente quello che ho fatto per aiutare Davide a morire senza soffrire", ha scritto oggi Cappato prima della sentenza.
Il pm Marco Mansi aveva affermato di richiedere la condanna con tutte le attenuanti generiche e ai minimi di legge. "Il reato di aiuto al suicidio sussiste, ma credo ai loro nobili intenti. È stato compiuto un atto nell'interesse di Davide Trentini, a cui mancano i presupposti che lo rendano lecito. Colpevoli sì ma meritevoli di alcune attenuanti che in coscienza non mi sento di negare", aveva spiegato.
"Ora spetta al Parlamento fare una legge"
In un video pubblicato sulla sua pagina Facebook dopo il pronunciamento della sentenza, Cappato ha affermato come ora spetti al Parlamento intervenire sulla questione del fine vita, facendo una legge che garantisca a tutti il diritto di scegliere e di essere liberi fino alla fine: "È un precedente importante che apre gli spazi di libertà di scelta nel fine vita nel nostro Paese. Ora però spetta al Paramento, finalmente, fare una legge per garantire a tutti il diritto a determinate condizioni di poter scegliere e di poter essere liberi fino alla fine della propria vita".
Il caso Trentini
Davide Trentini era malato dal 1993: alcuni anni fa riuscì a ricorrere al suicidio assistito proprio grazie all'aiuto di Mina Welby e Marco Cappato. La prima lo accompagnò in Svizzera, mentre Cappato gli fornì sostegno economico grazie all'Associazione Luca Coscioni, di cui è tesoriere, che raccolse i soldi che mancavano. Il giorno dopo la morte di Trentini, Welby e Cappato si presentarono presso la stazione dei carabinieri di Massa per autodenunciarsi.
Prima di morire Trentini aveva scritto una lettera in cui raccontava la sua sofferenza, divenuta insopportabile. "Sono diventato uno sgorbio, gobbo fino quasi in terra, ma soprattutto dolori lancinanti e veramente insopportabili h24. Ormai passo tutti i giorni, ma proprio tutti, o in bagno sul water, o sul letto in qualche maniera, con la pasticca a base di oppio per cercare di calmare i dolori. Non ce la faccio proprio più, senza nessuna prospettiva, ogni giorno sto sicuramente peggio del giorno prima, e dopo una lunghissima riflessione ho deciso di andare in Svizzera per il suicidio assistito. Devo ringraziare enormemente l’Associazione Luca Coscioni, che ha fatto una raccolta fondi per aiutarmi nella spesa, e soprattutto Marco Cappato, sempre pronto ad aiutarmi anche dal punto di vista umano", raccontava.
La sentenza
Ora la corte d'assise di Massa ha assolto Cappato e Welby. Questa mattina diversi manifestanti si sono riuniti davanti al Tribunale di Massima, aspettando la sentenza. C'erano sia i rappresentati dell'associazione Luca Coscioni, sia quelli del Popolo della Famiglia. "Sono serena, ieri notte ho pensato alla mamma di Davide Trentini, la mia battaglia è per lei. Se verrò condannata voglio andare in carcere. Ma temo, siccome ho 80 anni, che mi diano i domiciliari. Allora protesterò perché se sono pericolosa voglio essere messa in condizione di non nuocere. Tornerei in Svizzera anche domani", ha dichiarato Mina Welby entrando nel palazzo di Giustizia poco prima dell'inizio dell'udienza. "Il nostro interlocutore, prima e dopo questa sentenza resterà sempre unicamente il Parlamento, grande assente politico sul tema dell'eutanasia", ha invece affermato Cappato.