Caso Tarantini, il Gip ribadisce il No ai Pm napoletani: la competenza è di Roma
Sembra irrevocabile la scelta fatta dal Gip Amelia Primavera, nei giorni scorsi, di spostare tutta l’inchiesta sui presunti ricatti a Berlusconi da Napoli a Roma. Il Giudice per le indagini preliminari anche oggi ha detto No alle richieste avanzate dai Pm napoletani, che avevano presentato un’istanza di revoca della decisione precedente per evitare di trasferire l’intera indagine alla procura di Roma.
Il Gip Primavera questa volta non ha dato nessuna ulteriore chiarificazione, se non quella già espressa nella prima ordinanza, quando nel giudicare un’istanza di scarcerazione degli avvocati di Gianpaolo Tarantini, si era detta non competente per territorialità. Per la Primavera, infatti, dalle carte dell’inchiesta si può appurare chiaramente che il luogo del presunto reato è Roma e non Napoli, come hanno confermato anche la presunta vittima, Silvio Berlusconi, e la sua segretaria.
A nulla sono valse le contromosse dei giudici napoletani che non volevano essere estromessi dalle indagini sia perché, secondo loro, non è ancora chiaro il luogo del reato sia perché avendo iscritto per primi il reato ritenevano di avere precedenza su Roma. Per i Pm napoletani la memoria presentata da Silvio Berlusconi è inattendibile e lacunosa anche perché il Presidente del Consiglio ha cercato più volte di sottrarsi all’interrogatorio chiesto dai giudici. I Pm vedono nella descrizione precisa dei luoghi rispetto ad altri aspetti un tentativo celato di far spostare le indagini.
Comunque sia con questa ulteriore decisione ora il fascicolo sui presunti ricatti ai danni del Premier da parte di Tarantini e Lavitola è già nell’ufficio del procuratore romano Giovanni Ferrara che dovrà esaminarlo per continuare le indagini. Il Procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore, però, non si dà ancora per vinto e aspetta fiducioso la decisione definitiva del Tribunale del Riesame, che si riunirà domani per decidere nuovamente sull'istanza di scarcerazione presentata dai legali di Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola. Dalla decisione del Tribunale verrà fuori un nuovo giudizio in merito alla questione territoriale e la parola fine alla diatriba tra Procure.
Sempre restando sul caso Tarantini e le lotte tra procure, ascoltato oggi davanti al Csm il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, per i presunti favoritismi agli indagati sul caso escort. Laudati, chiamato in causa da alcune intercettazioni nell’inchiesta napoletana, è indagato, parallelamente al Csm, dalla Procura di Lecce per aver ostacolato le indagini, soprattutto per impedire che le intercettazioni scabrose che riguardavano il Premier fossero rese pubbliche. Laudati continua a proclamarsi innocente e conferma che per il momento non ha nessuna intenzione di dimettersi dal suo incarico.