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Caso Sibilla Barbieri, si autodenunciano anche Magi e Scalfarotto: “L’abbiamo aiutata a morire”

I parlamentari Riccardo Magi e Ivan Scalfarotto, insieme all’ex senatore Luigi Manconi, si sono autodenunciati per aver aiutato Sibilla Barbieri ad andare in Svizzera e ottenere il suicidio assistito. Il fatto che la scelta sulla propria morte non sia libera è “una ferita per la democrazia”, ha detto Magi.
A cura di Luca Pons
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Nel caso di Sibilla Barbieri, l'attrice e regista romana di 58 anni che è morta in Svizzera tramite suicidio assistito, si sono denunciati il deputato Riccardo Magi (segretario di +Europa), il senatore Ivan Scalfarotto (Italia viva) e l'ex senatore Luigi Manconi. I tre, in una conferenza stampa alla Camera, hanno dichiarato di aver assistito sia a livello pratico che economico l'azione di Barbieri, che avrebbe voluto morire in Italia ma non l'ha potuto fare perché non ha ottenuto il permesso dall'Asl. Pochi giorni dopo la sua morte si erano già autodenunciati Marco Cappato, il figlio 25enne di Barbieri e l'ex senatore radicale Marco Perduca.

Marco Cappato era presente, e ha spiegato il suo coinvolgimento come legale rappresentante dell'Associazione soccorso civile. Dell'associazione sono entrati a far parte anche Magi, Scalfarotto e Manconi: "Invieremo a tutti i parlamentari la richiesta esplicita di entrare a far parte della nostra associazione, potenzialmente un'associazione a delinquere, ma per noi associazione per il rispetto di diritti e libertà fondamentali", ha detto Cappato.

"Da quattro anni la Corte costituzionale ha stabilito i criteri per accedere legalmente a quello che viene chiamato aiuto al suicidio. Uno dei criteri è l'essere tenuti in vita da macchinari medici: se applicato rigidamente, può creare una discriminazione. Ad esempio, i malati terminali di cancro non sono quasi mai attaccati a una macchina salvavita". Barbieri aveva era malata oncologica da dieci anni, e a luglio i medici le avevano detto che non c'era più niente da fare e avevano iniziato le cure palliative.

Cappato ha anche risposto al ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha detto che il governo ha "le sue idee" sul tema e lavorerà a una legge: "Di leggi che arrivino per cercare di chiudere i ristretti spazi aperti dalla Corte costituzionale, non c'è bisogno. Sibilla Barbieri aveva diritto di fare ciò che ha fatto in Italia, e ne aveva diritto in base alla legge italiana".

Riccardo Magi ha definito "una ferita per la democrazia" il fatto che in molti casi "non ci sia la possibilità di scegliere liberamente e veder attuate le proprie scelte. In questo caso, è particolarmente grave la responsabilità della Regione Lazio: le due commissioni chiamate a giudicare nel caso di Sibilla si sono rimbalzate la questione". Poi ha sottolineato: "Spesso in Parlamento ci troviamo di fronte a norme che sono platealmente in contrasto con principi costituzionali o del diritto internazionale: e invece non si riesce a varare una norma che realizzi l'articolo 32 della Costituzione".

Scalfarotto ha aggiunto: "Lo Stato ancora ti dice chi puoi sposare e chi no, se puoi fare figli oppure no. E lo Stato decide anche se puoi morire oppure no. A Sibilla qualcuno ha detto che la sua volontà non contava, contava quella di tre estranei [medici della commissione dell'Asl che doveva dare l'autorizzazione, ndr] che hanno stabilito se stesse soffrendo e quanto". Il senatore di Italia viva ha criticato anche il governo Meloni: "Trovo insopportabile che il governo si riunisca per quattro minuti per dare la cittadinanza a una bambina inglese che non ha nessuna possibilità di essere guarita, e dopo quattro anni i miei colleghi e io non siamo riusciti a fare una legge sul fine vita. L'interrogativo che avevo nel caso di Sibilla era: è tollerabile tutto questo? La risposta era no, e quindi ho agito. Ma non per questo con il cuore meno pesante".

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