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Caso Boccia-Sangiuliano

Caso Sangiuliano, perché anche Maria Rosaria Boccia potrebbe essere indagata per peculato

Valerio de Gioia, consigliere della Corte d’Appello di Roma, ha spiegato a Fanpage.it cosa rischia il ministro Gennaro Sangiuliano dopo il caso che lo ha travolto negli ultimi giorni e perché anche Maria Rosaria Boccia potrebbe essere indagata per peculato.
Intervista a Valerio de Gioia
consigliere della Corte d’Appello di Roma
A cura di Giulia Casula
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Dal profilo Instagram di Maria Rosaria Boccia
Dal profilo Instagram di Maria Rosaria Boccia
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Da giorni il caso Boccia-Sangiuliano agita gli ambienti di Palazzo Chigi. La vicenda, al netto degli aspetti privati legati alla relazione sentimentale tra il ministro e l'imprenditrice, ha assunto una rilevanza politica a causa delle dichiarazioni della donna e delle successive smentite da parte dello staff del ministero della Cultura.

Sangiuliano sostiene che la nomina della donna a Consigliera per i grandi eventi non sia mai avvenuta e che Maria Rosaria Boccia non sarebbe venuta in possesso di documenti secretati. Allo stesso modo, nega che viaggi e soggiorni in compagnia della donna siano stati pagati in alcun modo con i soldi pubblici. Dal canto suo, l'imprenditrice 41enne fornisce una versione esattamente opposta. "Il MiC rimborsava tutte le spese", "Accompagnavo il ministro in qualità di consigliera" e le informazioni ricevute nella mail sul G7 Cultura "erano certamente riservate".

Alla luce di queste affermazioni, il deputato di Avs Angelo Bonelli ha depositato un esposto presso la Procura di Roma e il caso potrebbe finire in Tribunale. Il titolare della Cultura potrebbe essere chiamato a rispondere di reato di peculato, ma anche la donna potrebbe essere indagata. Ne abbiamo parlato con Valerio de Gioia, giudice e consigliere della Corte d'Appello di Roma.

Innanzitutto, può spiegarci in che cosa consiste il reato di peculato e in quali circostanze si configura?

Sì, questo è un reato che è sopravvissuto, per così dire, rispetto ad altri come l'abuso d'ufficio. In sostanza, si tratta di un'appropriazione indebita posta in essere da un soggetto che ha una qualifica soggettiva particolare, cioè un funzionario pubblico. Un pubblico ufficiale, incaricato del pubblico servizio, possiede in genere una serie di beni – denaro incluso – che può utilizzare e dei quali puoi disporre. Se questi ne fa un uso che non è conforme alle ragioni per le quei beni gli sono stati dati, risponde del delitto di peculato.

Può farci un esempio? 

Se io ad esempio, in quanto magistrato, ho un telefono che mi viene dato dal Ministero della Giustizia per le telefonate d'ufficio, non posso utilizzarlo per fare telefonate personali, né posso darlo a componenti della mia famiglia. Analogamente, se un ministro ha un auto blu non può utilizzarla per andare a prendere sua figlia a scuola perché in quel caso si configura il peculato d'uso.

Qual è la differenza tra peculato e peculato d'uso?

Il peculato è una sottrazione definitiva di beni della pubblica amministrazione, come può essere ad esempio il telefono ricevuto in dotazione e poi regalato a un amico o familiare. Questo reato è più grave perché la pena va da 4  a 10 anni e sei mesi.Invece il peculato d'uso si configura quando un pubblico ufficiale fa un uso momentaneo di un bene della pubblica amministrazione e poi lo restituisce, come ad esempio, l'auto blu utilizzata per finalità private. In questo caso la pena è molto più contenuto perché  va da 6 mesi a tre anni. Ad ogni modo, va detto, se il ministro avesse dato un passaggio alla donna mentre anche lui andava in stazione, non avrebbe rilevanza penale perché non vi sarebbe un'offesa al bene pubblico utilizzato. Si porrebbe piuttosto, una questione di opportunità legata al portare una persona estranea alle istituzioni con sé a bordo.

Tornando al caso concreto, il deputato di Avs Angelo Bonelli ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma. Cosa succede ora?

In realtà, l'esposto non era necessario perché il delitto di peculato è procedibile d'ufficio. Quindi il pubblico ministero può, in ipotesi, iscrivere nel registro degli indagati e procedere autonomamente. Per i reati ministeriali, però, esiste un tribunale apposito, il tribunale dei ministri, una sezione specializzata della Corte d'Appello. Per avviare un procedimento quindi, serve l'autorizzazione di una delle due Camere. Senza l'ok di Camera o Senato, il procedimento non parte.

Se arrivasse l'autorizzazione a procedere, Sangiuliano cosa rischierebbe?

Finora il ministro sembra aver giustificato le spese, facendo vedere la serie di bonifici fatti con la sua carta di credito personale. Per quello che abbiamo visto parrebbe che i viaggi che ha fatto insieme a questa donna li abbia pagati lui. In questo caso lui si sottrae all'ipotesi di reato. Se invece dovesse risultare che il Ministero della cultura ha pagato soggiorni, pranzi, alberghi anche a lei, saremmo in presenza del peculato e la pena sarebbe molto alta.

In questo caso, sarebbe responsabile solo il ministro? 

Questo è un aspetto interessante perché non tutti sanno che sarebbe responsabile non solo il ministro ma anche la donna, anche se non è un pubblico ufficiale. Infatti, se una persona ha la consapevolezza che questi beni le vengono dati con soldi dello Stato e che in qualche modo è una forma di abusa, allora in quel caso risponde anche lei di peculato. Si parla in questo caso di concorso dell'extraneus, cioè un soggetto che non ha la qualifica soggettiva.

Eppure in più di un'occasione Boccia ha ripetuto che sapeva che delle spese se ne occupasse il Mic.

È una dichiarazione improvvida la sua perché se il pubblico ministero potrebbe decidere di indagarla. Astrattamente, se una persona ha la consapevolezza di ricevere dei benefici da parte dello Stato pur non essendo legittimata ad averli, può risponde di concorso del delitto di peculato.

In caso di concorso, la pena qual è? 

Per il concorrente in delitto di peculato la può essere ridotta fino al massimo a un terzo.

Nell'esposto depositato da Bonelli, viene contestato a Sangiuliano sia il reato di peculato che la rivelazione e l'utilizzazione di segreti d'ufficio. 

Si tratta di un'altra ipotesi di reato, prevista dall'articolo 326 del codice penale, anche quella sanzionata in maniera importante. In questo caso però Boccia non ne risponderebbe perché se un pubblico ufficiale rivela a una privata cittadina delle informazioni riservata su cui esiste l'obbligo di segretezza, la destinataria non ne risponde penalmente se non nel caso in cui a sua volta andasse a dirlo ad altri. In altre parole, il fatto di apprendere eventuali segreti d'ufficio non è reato,  è il rivelarsi che integra un reato. Tuttavia, io non penso che quelle riunioni avessero ad oggetto dati secretati. Certamente sarebbe stato meglio evitare mettere in conoscenza da un indirizzo mail istituzionale una persona che non aveva titolo per partecipare a quegli eventi. Nulla esclude però che quelle informazioni, poiché si tratta del G7 e poiché potrebbero essere finalizzate anche a tutelare soggetti che vi partecipano, non fossero eventualmente coperte da segreto d'ufficio.

Quali saranno allora i prossimi passaggi?

Bonelli, in realtà, avrebbe potuto anche non qualificare giuridicamente quelle condotte e semplicemente affermare che potessero avere una rilevanza penale. Spetterà alla Procura attivarsi dal momento l'esercizio dell'azione penale è obbligatoria. La Procura ora ha acquisito una notizia di reato. Se dovesse ritenere questa denuncia attendibile, la Procura dovrà chiedere l'autorizzazione della Camera o del Senato per iniziare l'attività d'indagine, ma solitamente il via libera viene dato. Ci sono stati altri casi in passato e spesso si sono conclusi con le archiviazioni.

Sul profilo Instagram di Boccia si possono vedere delle riprese girate nelle stanze di Montecitorio e di Via del Collegio romano con degli occhiali dotati di telecamera e microfono. Che conseguenze potrebbero esserci per la donna?

Oggettivamente è vietato filmare. Chiunque deve essere autorizzato. Anche all'Ufficio stampa, quando ci sono le presentazioni di libri o di altro, non è possibile neppure fare delle foto, perché sono contesti e ambienti nei quali si svolge un'attività istituzionale e non possono esservi intrusi. Non penso che Boccia risponderà penalmente, ma probabilmente le verrà interdetto l'accesso agli Uffici della camera.

Lei ha anche dichiarato di essere in possesso di chat scambiate con il ministro e ci sarebbero altri audio privati registrati.  

Questo è un altro profilo interessante. Registrare una telefonata tra due soggetti che partecipano alla chiamata, non ha nulla di illegale o di illecito, purché chi registra sia partecipe. Diverso è il caso in cui si decida di divulgare una conversazione privata con contenuti che potrebbero creare un danno all'altra persona. Chi è responsabile della diffusione potrebbe rispondere di diffamazione, a meno che quelle conversazioni non vengano divulgate per finalità giornalistiche o difensive. Finora, mi pare che Boccia si sia attenuta a questa linea. Se lei dovesse diffondere tali chat ‘intime' allora si esporrebbe a una responsabilità penale, salvo che non lo faccia per difendersi da un'accusa in sede giudiziaria.

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