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Caso Boccia-Sangiuliano

Caso Sangiuliano: non c’è in ballo solo il G7, ma anche Pompei Capitale della Cultura 2027

Pompei è centrale nella vicenda che riguarda il ministro del governo Meloni e la influencer. Il motivo è nei progetti che riguardano la città degli Scavi.
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Gennaro Sangiuliano, attuale ministro della Cultura del governo Meloni
Gennaro Sangiuliano, attuale ministro della Cultura del governo Meloni
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Nella vicenda che coinvolge (e rischia di travolgere) l’attuale ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la influencer Maria Rosaria Boccia, legati da un rapporto sentimentale, ammesso tra le lacrime dall’esponente del governo Meloni, in prima serata tv, al Tg1 Rai, la città di Pompei ricorre in maniera frequente e per tante ragioni.

C’è un non detto, un rumore di fondo che vale la pena isolare e tentare di decifrare. Pompei è uno dei siti archeologici più visitati al mondo ed è l’ovvia ossessione d’ogni ministro della Cultura (o dei Beni Culturali, come si definiva prima il dicastero).

A Pompei arrivano fiumi di denaro per la manutenzione del sito, per la realizzazione di altri scavi archeologici, per le infrastrutture. E c’è anche la Basilica mariana che muove turismo religioso e indotto economico. Insomma, a Pompei turismo e cultura hanno un legame indissolubile.

Ora: la città vesuviana è indicata come tappa del G7 Cultura (tecnicamente «riunione interministeriale Cultura») in programma dal 19 al 21 settembre in Campania. Tuttavia, lo scambio di documenti avvenuto nei giorni scorsi sul programma del G7, documenti finiti anche nelle mani di Boccia, dovrebbe con tutta probabilità far saltare l’evento pompeiano. Il motivo è il rischio di una «falla» nella sicurezza dell’evento internazionale, come è stato spiegato nei giorni scorsi.

Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, oggi al termine di un vertice sicurezza (su altri temi) ha commentato in maniera cauta: «Sicurezza a rischio per G7 Pompei? Che io sappia no, perché non si sono affrontate le questioni relative alla sicurezza». Il sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio, escludendo che Maria Rosaria Boccia abbia mai partecipato a riunioni strategiche («non a quelle con il prefetto») dice un po’ scocciato: «Io spero che questa visita si faccia. E se non si farà dovrò condividere con amarezza le decisioni di chi svolge il ruolo per la sicurezza».

Concentriamoci sul sindaco. Dov’era, proprio stamattina? Alla presentazione dell’appoggio di 80 Comuni campani della candidatura di Pompei a Capitale della Cultura 2027.  Quello è il vero tema che sta agitando giornate e nottate della politica vesuviana. Ed è presto spiegato il motivo.

Il pasticciaccio brutto derivante dalla vicenda Boccia-Sangiuliano rischia di far saltare non tanto la tappa settembrina del G7 ma il ben più rilevante e sotterraneo lavoro di tessitura della candidatura di Pompei a Capitale della Cultura 2027. Un affare da milioni di euro, con un interesse politicamente trasversale. «Basti pensare quello che è stato mosso per una piccola isola come Procida, nel 2022. Per Pompei sarebbe dieci volte tanto» spiega a Fanpage una fonte che opera del settore.

Gli Scavi di Pompei (Giorgio Cosulich/Getty Images)
Gli Scavi di Pompei (Giorgio Cosulich/Getty Images)

Nel luglio scorso al MiC sono arrivate 20 manifestazioni di interesse per Capitale Cultura 2027. Ma Pompei è sicuramente quella più importante: è l’unica ad avere il potere di un'area archeologica tra le più note del pianeta. Ora è in predisposizione il dossier col cronoprogramma di eventi per 12 mesi da consegnare entro il 26 settembre. Le finaliste verranno valutare da una giuria composta da esperti indipendenti che faranno una sintesi e raccomanderanno un nome. Sarà su proposta del ministro della Cultura che il titolo verrà assegnato dal Consiglio dei Ministri.

I sogni di gloria di Sangiuliano sarebbero stati – questo è il commento di una fonte di area centrodestra ma politicamente non vicina al ministro – di presentarsi con la “dote” della Capitale della Cultura come candidato presidente alle Elezioni Regionali 2025. Ma come colui che nel conclave entrò papa e ne uscì cardinale, il giornalista-politico non aveva fatto i conti con la variabile impazzita che attraverso le storie del suo profilo Instagram tiene da una settimana in apprensione Palazzo Chigi.

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