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Omicidio Giulio Regeni

Caso Regeni, i genitori di Giulio: “Ennesimo schiaffo. Italia richiami l’ambasciatore dall’Egitto”

La procura di Roma, pronta a chiudere le indagini su cinque 007 egiziani per il caso Regeni, ha comunicato in una nota: “Il procuratore generale d’Egitto nel prendere atto della conclusione delle indagini preliminari italiane, avanza riserve sulla solidità del quadro probatorio”. I genitori di Giulio hanno replicato: “Crediamo che il nostro governo debba prendere atto di questo ennesimo schiaffo in faccia e richiamare immediatamente l’ambasciatore”.
A cura di Annalisa Girardi
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"Oggi i procuratori egiziani hanno avuto la sfrontatezza di "avanzare riserve" sull'operato dei nostri magistrati ed investigatori e di considerare insufficienti le prove raccolte. Crediamo che il nostro governo debba prendere atto di questo ennesimo schiaffo in faccia e richiamare immediatamente l'ambasciatore": così in una note Paola e Claudio Regeni, insieme all'avvocato della famiglia, Alessandra Ballerini. E ancora: "Una assoluta mancanza di rispetto nei confronti non solo della nostra magistratura ma anche della nostra intelligenza. Non solo non rispondono alle rogatorie e non sono in grado di fornire cinque indirizzi ma persino si permettono di giudicare il quadro probatorio delineato dalla nostra procura, insistendo nel rifilarci il vecchio sanguinario depistaggio dei 5 rapinatori che costò la vita a degli innocenti fatti spacciare per gli assassini di Giulio".

I genitori del ricercatore rapito, torturato e ucciso a Il Cairo a gennaio del 2016 hanno quindi detto che "serve un segnale di dignità perché nessun Paese possa infliggere tutto il male del mondo ad un cittadino e restare non solo impunito ma pure amico. Lo dobbiamo a Giulio e a tutti i Giuli e le Giulie in attesa ancora di verità e giustizia".

Oggi la Procura di Roma ha affermato di essere pronta a chiudere le indagini sul caso Regeni a carico di cinque uomini dei servizi segreti egiziani che erano stati accusati del sequestro. Lo ha comunicato il procuratore capo Michele Prestipino al procuratore Generale d'Egitto. Sul quale ha riferito: "Il procuratore generale d'Egitto nel prendere atto della conclusione delle indagini preliminari italiane, avanza riserve sulla solidità del quadro probatorio che ritiene costituito da prove insufficienti per sostenere l'accusa in giudizio. In ogni caso la procura generale d'Egitto rispetta le decisioni che verranno assunte, nella sua autonomia, dalla procura della Repubblica di Roma".

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