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Omicidio Giulio Regeni

Caso Regeni, Conte in commissione: “Saremo inflessibili fino a che non otterremo la verità”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, interviene in audizione in commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni: “Sono convinto che questa postura che questo governo sta portando avanti ci dia la speranza di giungere a verità ed è un obiettivo questo verso il quale rimarremo sempre concentrati e inflessibili, fino a quando non lo otterremo”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riferisce in commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, dopo la convocazione arrivata in seguito alle ultime notizie riguardanti la vendita di due navi militari all’Egitto. Nell’audizione, che si tiene a Palazzo San Macuto, Conte parla subito dei rapporti con l'Egitto: "A poco più di 4 anni dalla tragica scomparsa, dalla barbara uccisione di Giulio Regeni, l’Italia tutta continua ad attribuire incessante priorità alla ricerca della verità sulla sua morte. Le autorità politiche e diplomatiche, e nessuno deve dubitarne, non hanno mai smesso di sollecitare con forza progressi tangibili per l’individuazione dei responsabili. Il governo da me presieduto non ha lesinato sforzi in tal senso. Io ho sempre posto la vicenda Regeni in testa alla mia agenda nei colloqui con Al Sisi. Vorrei ricordare che quando mi sono insediato, per la prima volta, ho chiesto subito l’incontro con i genitori di Giulio Regeni. Ho sempre dedicato attenzione al caso Regeni nel corso di ogni colloquio. Posso assicurare che non c’è stato mai un colloquio con Al Sisi che non ha avuto al centro la questione Regeni e altrettanto ha fatto il ministro Di Maio e anche numerosi altri esponenti politici italiani, anche gli ambasciatori. Non sono mancate le sollecitazioni alle istituzioni europee, per avere identici messaggi".

Conte: aspettiamo dimostrazione collaborazione Egitto

Conte parla dei suoi rapporti con il governo egiziano:

Osservo che ogni mia interlocuzione con Al Sisi è partita da un semplice quanto inevitabile assunto: i nostri rapporti bilaterali non potranno sviluppare a pieno il loro potenziale fino a che non verrà fatta piena luce sul barbaro omicidio di Giulio. E ho sempre ribadito con forza la necessità, come primo passo, di ristabilire una importante cooperazione giudiziaria, che ha dato segni di una certa ripresa dopo la nomina del nuovo procuratore egiziano. Il governo ha lavorato in vista di questa riattivazione. Mi sono confrontato con il presidente egiziano anche nella telefonata del 7 giugno, esprimendo la forte aspettativa per progressi rapidi e concreti per le indagini. In questa occasione ho sollecitato il mio interlocutore ad assicurare una collaborazione più intensa. Il presidente Al Sisi ha sempre manifestato, nei suoi colloqui, piena comprensione per le richieste italiane e la disponibilità sua e delle autorità a collaborare per questo obiettivo riconosciuto essenziale per le nostre relazioni. Attendiamo ancora una dimostrazione tangibile di tale volontà e l’ho ribadito con fermezza anche il 7 giugno.

Dobbiamo avere una maggiore interlocuzione e non un’interruzione del dialogo. Sviluppare un dialogo non rappresenta una sottovalutazione della gravità del crimine né una subordinazione. Mantenere una interlocuzione diretta e costante consente di insistere su tali principi, di esigere rispetto. Confrontarsi non significa giustificare o dimenticare, quanto cercare di influire. Da grande Paese democratico quale siamo. Le alternative percorse in passato non sono risultate decisive. I nostri rapporti con l’Egitto richiedono una visione di insieme. L’Egitto costituisce senza dubbio uno degli interlocutori chiave nel quadrante Mediterraneo. Ha un ruolo non marginale in dossier come il conflitto in Libia, un ruolo centrale per il contrasto al terrorismo, così anche nella gestione dei flussi migratori, nella cooperazione in campo energetico, che corrispondono a vitali interessi nazionali che vanno al di là della mera cooperazione economica.

Regeni, per Conte priorità è ricerca verità

L'intervento del presidente del Consiglio si conclude con una sintesi: "Posso riassumere che la questione della barbara uccisione di Regeni è rimasta e rimarrà sempre al centro dell’attenzione del governo fino a che io lo presidierò e posso assicurare che tutte le componenti sono votate verso questo obiettivo. Sono convinto che questa postura che questo governo sta portando avanti ci dia la speranza di giungere a verità ed è un obiettivo questo verso il quale rimarremo sempre concentrati e inflessibili, fino a quando non lo otterremo". Rispondendo poi alle domande dei membri della commissione, Conte ribadisce: "La vicenda Regeni per l’Italia è un vulnus, una ferita che non può essere rimarginata e che richiede quantomeno la verità giudiziaria perché tutta la comunità non può mai far finta che non sia successo nulla”. Per poi tornare a parlare dei rapporti con l'Egitto: "Non sarà mai possibile una visita di Stato in Egitto fino a quando non riusciremo a compiere significativi passi avanti in questa direzione. Un pieno dispiegamento dei rapporti in tutta la loro funzionalità non ci sarà, ho sempre rappresentato una qualche remora".

Altra domanda a cui risponde Conte è quella sull'ipotetica pista inglese, su cui però non fornisce elementi nuovi: "Sulla pista inglese dico che non ho elementi da portare alla commissione, né come presidente del Consiglio né come autorità che presiede il comparto intelligence. Però posso riservarmi su questo, con il comparto intelligence, per avere qualche elemento sul punto, ma in questo momento non sono a mia conoscenza degli specifici elementi su una pista che è rimasta una pista mai approfondita, mai accertata". Su quanto gli ha riferito il presidente egiziano Al Sisi, invece, Conte preferisce non rispondere prima che venga secretata la commissione, spiegando che non troverebbe corretto riportare pubblicamente quanto detto da un'altra persona in un colloquio privato, anche per una questione di credibilità che avrebbe in qualsiasi altra interlocuzione con altri capi di governo e di stato.

La vendita delle fregate militari all’Egitto

La convocazione di Conte è stata chiesta dopo la notizia della vendita di due fregate militari di Finmeccanica all’Egitto: due navi che sarebbero state destinati alla Marina militare italiana, ma che invece sono state cedute al Cairo. L’accordo con il governo egiziano sembra chiuso, con ogni decisione presa, nonostante il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, abbia detto che manca ancora una scelta finale politica. In realtà, in effetti, l’ultima parola spetta a Uama, ovvero l’autorità competente in materia che fa capo alla Farnesina.

Gli sviluppi sul caso della morte di Giulio Regeni

Dopo un periodo di stallo, sembra riprendere la collaborazione tra le procure italiane e quelle egiziane. Il primo luglio, infatti, si terrà un incontro, probabilmente in videoconferenza, tra i magistrati della procura di Roma e la procura generale del Cairo. Intanto Di Maio ha scritto al ministro degli Esteri egiziano, Sameh Hassan Shoukry, per chiedere sviluppi sulla morte di Regeni: “I rapporti bilaterali tra i nostri Paesi non possono prescindere dal fare giustizia su questa tragica vicenda”. Tanto che Di Maio attacca esplicitamente Il Cairo: “La mancanza di risposte da parte delle autorità giudiziarie egiziane alle richieste della procura italiana rappresenta un grave impedimento al raggiungimento della verità sulla morte di Giulio Regeni”.

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