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Caso Penati: Spunta la lista dei nomi in codice dei beneficiari delle (presunte) tangenti

Di Caterina, tra gli accusatori di Penati, consegna ai pm la lista dei versamenti (che variano da 2500 a 7000 euro, fino a 25 milioni del vecchio conio). Ma compaiono solo le sigle dei beneficiari: “DG”, “Antonella”, “Big Bruno” e “Presidente”.
A cura di Biagio Chiariello
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Giorno per giorno l'inchiesta sul sistema Sesto, che vede indagato Filippo Penati, accusato di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti, si arricchisce di nuovi particolari. Ora la Guardia di Finanza sta esaminando una lunga lista di versamenti e ricevute, che permetterebbero di ricostruire un giro di tangenti andato avanti fino al 2007, pagate all'amministrazione di centro-sinistra – retta da Penati, sindaco di Sesto San Giovanni, tra il 1997 e il 2000 – per operazioni sulle ex aree Falck e Marelli e per l'interessata gestione del Sitam, il Sistema integrato tariffario area milanese.

Al vaglio degli inquirenti vi è la contabilità che l’imprenditore Piero Di Caterina, titolare della società di trasporti Caronte, ex amico e oggi accusatore dell'ormai ex vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia (oltre che politico del Pd), ha consegnato ai Pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia: tra gli estratti conto, le stampe di calcolatrice e gli appunti scritti a mano da Di Caterina emergono oltre 30 ricevute che vanno dai 2.500 ai 7.500 euro a favore di ignoti beneficiari indicati con nomi in codice o sigle: «DiCaterina»,«DG»,«Giulia per DG», un foglio in cui accanto alla dicitura «presidente» vengono indicati versamenti da 5 mila euro alla volta per un totale di 45 mila euro tra il 17 febbraio 2005 e il 18 gennaio 2006. Prima del 2001, invece, buste da 10 a 25 milioni di lire a favore di un certo «Big Bruno» (o semplicemente «Bruno»), «Antonella», «V/P» e «VP36».

La documentazione andrà ore “decriptata” per appurare quale fosse esattamente l’ammontare delle mazzette di cui si ipotizza il versamento a Penati, ai suoi più stetti collaboratori, agli amministratori locali e a «qualche politico più in alto», per dirla con le parole di Giuseppe Pasini, l’altro costruttore che ha denunciato il sistema Sesto e che avrebbe pagato fino a 5 miliardi di lire di tangenti per sbloccare la riqualificazione delle aree della ex Falck.

«Si tratta di ricostruzioni parziali, contraddittorie e unilaterali – si difende Penati – indotte da persone coinvolte nella stessa vicenda giudiziaria che con una montagna di calunnie mi stanno accusando per coprire i loro guai giudiziari».
«Se Penati ha sbagliato, pagherà. Sarà un giudice a dire se è colpevole, anche se ora va sottolineato che lui viene accusato da un suo avversario politico», commenta il vice capogruppo del Pd al Senato, LuigiZanda.

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