Caso Paragon, troppe contraddizioni dal governo: ora il Copasir vuole convocare Mantovano
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Il caso dello spyware di Paragon Solutions, utilizzato anche per spiare il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, insieme ad altri 6 italiani, tra cui gli attivisti di Mediterranea Luca Casarini e Beppe Caccia, potrebbe tornare ancora una volta al Copasir. Troppe le contraddizioni fino a qui emerse sulla vicenda, su cui ora indaga la procura di Palermo e quella di Napoli.
Lo svelano due retroscena del Fatto Quotidiano e della Stampa, secondo cui il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sta valutando di convocare il sottosegretario alla Presidenza Mantovano, dopo aver già ascoltato il direttore di Aise Giovanni Caravelli e il direttore di Aisi Bruno Valensise. I due hanno ammesso che i servizi hanno utilizzato lo spyware, ma non contro giornalisti e attivisti. Caravelli ha dichiarato nel dettaglio che i 7 italiani spiati non erano un target dei servizi.
Dopo l'audizione di Caravelli, Mantovano aveva nettamente smentito quanto riportato dal Guardian e da Haaretz: "Il dato obiettivo, che credo smentisca tutte le ricostruzioni dei giorni passati, è che Paragon non ha mai sospeso il servizio e non ha rescisso nessun contratto. Quello che posso aggiungere, è che garantisco a nome del governo il rigoroso rispetto della legge 124, in assoluto e in modo particolare nei confronti dei soggetti che meritano tutela specifica, a cominciare dai giornalisti". Poi le sue dichiarazioni negli ultimi giorni sono state smentite.
Cosa è accaduto nell'ultima settimana: le ultime novità sul caso Paragon
Nell'ultima settimana ci sono state alcune novità sul caso dello spionaggio con Graphite, che hanno aggravato lo scenario e la posizione dell'esecutivo. Dopo che il governo aveva dichiarato in Parlamento, tramite il ministro Ciriani, che il contratto con Paragon Solutions non era stato stracciato, due giorno dopo, siamo a venerdì 14 febbraio, in pieno Sanremo, ha ammesso che lo stesso contratto è stato sospeso, in attesa che si faccia luce sui responsabili dello spionaggio ai danni di attivisti e del direttore di Fanpage.it, per dare tempo all'Agenzia nazionale sulla cybersicurezza e al Copasir di ricostruire quanto accaduto.
Dopo che sia Aise che Aisi hanno chiarito di aver sì utilizzato lo spyware, ma di averlo sempre fatto nel rispetto delle regole, e dopo che anche Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri hanno chiarito di non avere a disposizione questo strumento, le opposizioni hanno presentato delle interrogazioni parlamentari al ministro Nordio, per capire se Graphite possa essere utilizzato dalla Polizia penitenziaria o dalle Procure. Il governo in un primo momento si è rifiutato di rispondere, alimentando in questo modo il sospetto che lo strumento fosse stato effettivamente utilizzato in modo illecito proprio dalla Polizia Penitenziaria, e ha posto il segreto sulla vicenda.
In realtà si trattava solo di un passaggio informale, visto che nessun atto relativo a Paragon è stato mai classificato o secretato (per farlo serve un provvedimento del Consiglio dei ministri). È emerso quindi la classificazione che Mantovano ha chiamato in causa, nella lettera che ha inviato al presidente della Camera per comunicare che il governo non avrebbe fornito ulteriori delucidazioni sulla vicenda, non era altro che un modo per rinviare la questione al Copasir, visto che il tema riguarda i servizi e non può essere affrontato in Parlamento. Il giorno dopo l'invio di questa lettera alle opposizioni, dopo le proteste delle forze di minoranza, il ministro Nordio ha invece risposto alle interrogazioni, nel frattempo riformulate, sconfessando quanto detto da Mantovano il giorno prima, per dire che la Polizia Penitenziaria e le Procure non hanno mai intercettato nessuno illecitamente e non possiedono lo spyware Graphite.
"Posso assicurare che nessun contratto è mai stato stipulato dal Dap o dalle dipendenti direzioni generali di Gruppo operativo mobile e Nucleo investigativo centrale con nessuna società privata. Le intercettazioni si fanno solo su autorizzazione dell'autorità giudiziaria. Mai è stato stipulato nessun contratto con qualsivoglia società di qualsiasi tipo. Nessuna persona è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024 e nessuna mai intercettata dalla penitenziaria", ha scandito Nordio in Aula.
Ora la questione però potrebbe ritornare di nuovo al Copasir, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha la delega alla Cybersecurity e alla sicurezza della Repubblica, potrebbe essere chiamato a chiarire alcuni punti.
Italia viva attacca ancora il governo: "Mantovano ha mentito?
Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, in un suo intervento sull'Unità, ha continuato a incalzare l'esecutivo, perché se "come dice Carlo Nordio, nessun ministero è responsabile dell'acquisto del Trojan israeliano, non restano che i servizi ad avere questo strumento. Dunque, il sottosegretariato Alfredo Mantovano avrebbe mentito spudoratamente. Allora forse è per questo che Mantovano non voleva che Nordio rispondesse in Parlamento e per questo ha invocato l'articolo 131 del regolamento della Camera per impedirgli di rispondere. Ma Carlo Nordio non voleva più stare col cerino in mano e aveva tanta voglia di parlare, così in Aula, da noi sollecitato ha spiattellato tutto".