Caso Paragon

Caso Paragon, il M5s contro le minacce di querela del governo Meloni: “Non ci facciamo intimidire”

Il governo Meloni era stato chiamato in Aula per rispondere ai parlamentari sul caso Paragon. Invece, dopo la domanda del Movimento 5 stelle, ha deciso di minacciare querele verso chi lo accusa di essere responsabile dello spionaggio. Francesco Silvestri (M5s) ha risposto: “In nessun modo un ministro può intimidire né me né il mio gruppo”.
A cura di Luca Pons
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Se dal governo Meloni ci si aspettava una risposta chiara e una linea netta sul caso Paragon – in cui sono stati spiati attivisti e giornalisti, tra cui il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato – le aspettative sono state deluse nel question time di oggi. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, chiamato a rispondere alle domande dei deputati, si è limitato a negare qualunque coinvolgimento dell'esecutivo. Poi ha minacciato querele nei confronti di chiunque accusi il governo di aver spiato dei giornalisti. Una mossa a cui il Movimento 5 stelle ha replicato in Aula: "Non ci facciamo intimidire".

Ciriani aveva inizialmente risposto alla domanda del Partito democratico sul caso. Il Pd chiedeva di sapere chi fosse responsabile dello spionaggio, ma il ministro ha evitato la questione. Ha confermato di fatto che l'Italia utilizza i software prodotti dall'azienda Paragon, e ha negato che i contratti in essere siano stati cancellati negli scorsi giorni.

Se non è stato il governo tramite i servizi di intelligence, potrebbe essere stato un corpo delle forze dell'ordine italiane, oppure un altro Paese: tutti i soggetti che hanno a disposizione i programmi di Paragon. Ma su questo – sulla effettiva responsabilità dello spionaggio – il ministro non ha detto nulla.

Quando il Movimento 5 stelle, in particolare con il deputato Francesco Silvestri, ha posto nuovamente una domanda su Paragon, Ciriani si è richiamato alla risposta precedente. Ha deciso di aggiungere solamente una cosa: una minaccia. "Il governo intende adire a vie legali contro chiunque in questi giorni lo ha direttamente accusato di aver spiato i giornalisti".

Questa frase è arrivata subito dopo che Silvestri aveva chiesto: "Quale parte del governo e chi di voi ha permesso questo spionaggio di Stato, e perché?". Lo stesso Silvestri aveva sottolineato che le persone spiate erano il direttore di una testata che ha svolto numerose inchieste su Fratelli d'Italia e gli attivisti di una Ong attiva nel soccorso di persone migranti, entrambi soggetti ‘scomodi' per il governo.

Per questo, più tardi il deputato del M5s ha nuovamente preso la parola per rispondere: "Oggi è successa una cosa piuttosto grave in Aula", ha detto. Il ministro Ciriani "ha usato quest'Aula, il tempo a sua disposizione per rispondere a me, dicendo che da lì in poi il governo avrebbe denunciato tutte le persone che in qualche modo possono fare illazioni sulla riconducibilità del governo a quello che è successo".

Silvestri si è rivolto al presidente della Camera (in quel momento c'era il vicepresidente Fabio Rampelli, di FdI): "Quello che chiedo alla presidenza è se siamo ancora un Paese libero di esprimersi. Io dentro un'aula parlamentare dico quello che voglio, e se voglio fare un'allusione politica rispetto a un target di persone che sono state spiate e che sono, tutte, riconducibili a un danneggiamento dell'immagine della maggioranza, io posso dirlo. Perché sto facendo un question time".

"In nessun modo", ha concluso il deputato, "un ministro, soprattutto per i Rapporti con il Parlamento, può intimidire né me né  il mio gruppo. Certamente non ci facciamo intimidire da voi".

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